L'organo di Palazzo Madama chiamato a esaminare in prima istanza la richiesta proveniente dal tribunale dei ministri, per i fatti della scorsa estate nel porto di Catania, ha fatto sapere di propendere per il diniego. La palla passerà all'assemblea
Diciotti, per giunta Senato Salvini non va processato Gasparri: «Interesse di Stato». Grasso: «Pericoloso»
Una relazione di quindici pagine per motivare la posizione contraria alla concessione dell’autorizzazione a processare Matteo Salvini. A esitare il documento è stata esitata la giunta per le immunità del Senato, presieduta da Maurizio Gasparri. La proposta passerà al vaglio di Palazzo Madama per il voto di tutta l’assemblea in merito a quanto avvenuto in occasione dello sbarco della nave Diciotti l’estate scorsa, quando la nave della guardia costiera è rimasta bloccata quasi una settimana nel porto di Catania, per esplicita volontà del ministro degli Interni di non acconsentire alla discesa dei migranti. Un atto per il quale la procura di Catania ha chiesto l’archiviazione, mentre il tribunale dei ministri ha disposto l’invio al Senato delle carte in quanto ci sarebbero gli estremi per ravvisare il sequestro di persona.
In tal senso, il compito dei parlamentari di Palazzo Madama sarà quello di valutare se l’operato di Salvini abbia risposto a un interesse dello Stato o a un preminente interesse pubblico oppure se si sia trattato di una mossa discrezionale. Su questa seconda ipotesi si è orientata la giunta per le immunità. A renderlo noto questa mattina è stato proprio Gasparri. L’ex ministro ha dichiarato: «Alla luce delle argomentazioni fin qui evidenziate sottolinea l’opportunità che la giunta proponga all’assemblea il diniego della richiesta di autorizzazione a procedere».
L’organo parlamentare ha al contempo inviato una comunicazione alla presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati per chiedere che vengano inviati a Catania anche gli atti firmati dal premier Giuseppe Conte, dal vicepremier Luigi Di Maio e dal ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, allegati alla memoria difensiva depositata da Salvini. Critiche arrivano intanto dal senatore di Liberi e Uguali, Pietro Grasso, che definisce preoccupante il principio del preminente interesse pubblico. «Lascia perplessi che il fine di governo, ma che potrebbe essere anche definito politico tout court, non preveda nessuna valutazione sui mezzi per raggiungerlo. Questa deriva è pericolosa». Gli fa eco il collega Gregorio De Falco. «Un criterio molto elastico, soggettivo, lo esamineremo ma temo che in questo criterio ci si possa far rientrare tutto e il contrario di tutto», commenta il senatore ex cinquestelle. Sul punto è arrivato anche il commento di Mario Giarrusso: «Non verremo mai meno ai nostri ideali – dichiara l’esponente pentastellato -. C’è stata un’ampia e documentata relazione del presidente, che esamineremo insieme ai membri della giunta, con Luigi Di Maio e il Movimento e decideremo sul punto».