Delitto di Loris Stival, la mamma accusata di omicidio Ieri sera la Procura ha deciso di arrestare la donna

Veronica Panarello, la mamma di Loris Stival, il bambino di otto anni trovato morto nel pomeriggio di sabato 29 novembre, è accusata di omicidio. Per la precisione, omicidio volontario aggravato dal legame di parentela. La donna accusata anche di occultamento di cadavere.La notizia è arrivata ieri sera dopo sei ore di interrogatorio. I magistrati della Procura della Repubblica di Ragusa hanno emesso un provvedimento di fermo nei confronti della donna. La mamma di Loris si difende: «Non l’ho ucciso io, lui era il mio bambino». Ma, a quanto pare, i magistrati non credono alle sue parole. Sarebbe stata lei, secondo gli inquirenti, la mattina di sabato 29 novembre, a uccidere il figlioletto con una fascetta da elettricista stretta intorno al collo del bambino. E sarebbe stata sempre lei, senza alcun complice, a gettare il corpo del bambino nel canalone di contrada Mulino Vecchio, dalle parti di Scoglitti, a un paio di chilometri da Santa Croce Camerina. Dopo nove giorni di indagini questo è il risultato.

Veronica Panarello ha passato la notte in una cella della questura di Ragusa. Mentre il marito, Davide Stival, è stato accompagnato a casa. Stamattina la donna verrà interrogata di nuovo dagli inquirenti. Oggi il giudice per le indagini preliminari deciderà se convalidare il fermo e se emettere una misura di custodia cautelare. Non è difficile ipotizzare, vista la gravità dei reati contestati (l’omicidio volontario aggravato è punito con l’ergastolo), che il pubblico ministero chiedea la custodia cautelare in carcere.

In nove giorni di indagini agli inquirenti non sono mai sembrate credibili le ricostruzioni dei fatti fornite da Veronica Panarello. In particolare, i magistrati hanno trovato molto confuse le informazioni sui tragitti percorsi dalla donna quel sabato mattina con la Polo nera. La mamma di Loris ha sempre sostenuto di aver accompagnato il figlio a scuola. Ma il suo racconto viene smentito da quattro telecamere che l’hanno ripresa in auto sola con il bimbo più piccolo. Il bambino non è neppure salito sulla Polo nera che si è allontanata alle 8.33 con solo due persone a bordo. Alle 8.49 – lo hanno accertato polizia e carabinieri – la donna è tornata a casa da sola. È uscita 36 minuti dopo. Si doveva recare al castello di Donnafugata, che è sulle colline. Invece ha imboccato una strada che si dirige verso il mare, in tutt’altra direzione. Le telecamere riprendono la Polo nera a un centinaio di metri dall’imboccatura del viottolo che conduce al Vecchio Mulino, dove scorre il canalone e dove sette ore e mezzo dopo è stato rinvenuto il corpo della giovanissima vittima.

Basta tutto questo per accusare la mamma? Quale sarebbe il movente? L’avvocato Franco Villardita, legale di fiducia della famiglia Stival, spiega: «Io sono convinto della buona fede della signora, perché sono a contatto con lei e perché, al di là di sembrare persona sincera, mi pare che ci siano dei riscontri oggettivi al suo narrato». La strada vicina a quella che conduce in contrada Mulino Vecchio, secondo l’avvocato, sarebbe stata imboccata per errore e perché la donna doveva buttare l’immondizia. Quindi la conclusione: «La mia assistita è un’indagata, ma questo non significa che sia colpevole». 


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