Delitto Acireale, morte di Vito Cunsolo dieci anni dopo Peppe Una vittima di Piano d’Api era fratello del giovane rugbista

Un cartello in legno con impresse le foto di un ragazzino che gioca a rugby e una scritta per non dimenticarlo. Peppe Cunsolo, 13 anni, morì il giorno di San Valentino del 2012. Due settimane prima, il pomeriggio del 28 gennaio, il suo corpo agonizzante venne trovato abbandonato in strada, lungo viale Castagnola, nel quartiere Librino. La prima ipotesi fu quella di un incidente stradale ma dietro la vicenda c’erano troppi lati oscuri con la procura, allora retta da Giovanni Salvi, che aprì un’inchiesta. Peppe sarebbe morto travolto da una macchina a cui si era agganciato per trainare un motorino senza benzina.

A Peppe Cunsolo la sua squadra, i Briganti Rugby, ha dedicato anche la club house all’interno del campo San Teodoro. Luogo simbolo di riscatto in un quartiere dimenticato da Stato e istituzioni. Dieci anni dopo la famiglia Cunsolo si ritrova attorno al cadavere di Vito, fratello maggiore di Peppe. Il giovane, classe 1991, insieme al cugino Virgilio Cristian è stato ucciso a colpi di pistola in un fondo agricolo a Piano d’Api, frazione di Acireale. Per il delitto è stato fermato il 72enne Giuseppe Battiato. L’uomo ha dichiarato di avere sparato perché già sotto minaccia da parte dei due, interessati a sottrargli il terreno, forse per coltivare marijuana.

Gli inquirenti, impegnati a ricostruire il movente, conoscevano bene Vito Cunsolo. Volto noto non solo nel quartiere periferico del capoluogo etneo, dove era stato ribattezzato con l’appellativo di Lupin, ma anche alle cronache giudiziarie per una serie di precedenti penali. Nel 2018 per quattro mesi di lui si persero le tracce, ufficialmente latitante dopo un’ordine di carcerazione a seguito di una sentenza definitiva di condanna per rapina e ricettazione. I poliziotti del commissariato di Librino lo scovarono a casa della nonna. Un periodo nella casa circondariale di piazza Lanza e poi il trasferimento in una comunità di recupero a Messina. Una permanenza indigesta conclusa con un’evasione a pochi giorni dal Capodanno del 2019. La fuga terminò con un incidente stradale lungo la Catania-Gela e il ricovero in ospedale. 

Quando il 13enne Peppe Cunsolo morì, dietro le sbarre del carcere Ucciardone di Palermo c’era invece il papà del ragazzo, Orazio Cunsolo. Anche lui pregiudicato per furto, recentemente aveva finito di scontare gli arresti domiciliari. Un momento che la famiglia aveva celebrato con un video pubblicato su Tik Tok. Nel 2019 Cunsolo, che ieri sera ha atteso l’uscita dei feretri all’esterno della proprietà di Battiato con decine di parenti e amici, venne bloccato a Librino, insieme a un complice, a bordo di una Fiat 500 rubata. Qualche settimana dopo, i carabinieri lo sorpresero in piazza Stesicoro mentre passeggiava dopo essere evaso dai domiciliari. Il figlio Vito, la cui salma è stata scoperta dagli stessi familiari nel terreno di via Roccamena, nei mesi scorsi si era sposato e la coppia aspetta un bambino. 


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