Visibilmente emozionato, il titolare della Damir ha espresso le sue sensazioni questa mattina al Barbera in occasione della presentazione della compagine societaria che ha rilevato il titolo sportivo del Palermo. Trasparenza e filo diretto con i tifosi saranno i tratti distintivi
Dario Mirri, benvenuto al presidente-tifoso «Per me è il coronamento di un sogno»
Si scrive ‘presidente’, si legge ‘tifoso’. E’ lo stesso Dario Mirri, nuovo presidente del Palermo, ad annullare le distanze tra le funzioni imposte dal suo ruolo e i sentimenti del popolo rosanero. L’imprenditore palermitano, animato da una passione viscerale per la squadra della sua città, si sente un tifoso a tutti gli effetti e non è un caso che nella prossima stagione continuerà a seguire le partite in qualità di abbonato dalla Tribuna Montepellegrino: «Aspettavo questo momento da cinquant’anni – ha ammesso un emozionato Mirri questa mattina al Barbera in occasione della presentazione della nuova proprietà – sto coronando il sogno di una vita». Il leitmotiv del nuovo corso è il termine trasparenza: «Mai più oscurità, sarà una società aperta. Mai più marchi che non si sa a chi appartengono e mai più procuratori di cui si sa poco in merito alle loro mansioni. Il Palermo è ora di Palermo e ci tengo a dire che io non sono il proprietario e sarò presidente come lo siete tutti voi – ha aggiunto rivolgendosi ai tifosi presenti in tribuna – renderemo pubblici i bilanci, anche se non saremmo obbligati dato che non è una società quotata in borsa, proprio perché vogliamo fare tutto con la massima trasparenza».
Il filo diretto con la tifoseria, che si tradurrà concretamente anche in una forma di azionariato popolare prevista peraltro nel bando indetto dall’amministrazione comunale, sarà uno dei tratti distintivi della nuova compagine societaria: «Negli ultimi anni la nostra società è stata massacrata. I veri tifosi del Palermo, a mio avviso, sono quelli che tifano solo per il Palermo. Al momento siamo pochi, lo zoccolo duro è composto da 5 mila persone, ma non dobbiamo porci limiti e sono convinto che presto i 5 mila potranno diventare 10 o 15 mila. Dobbiamo e possiamo dimostrare che non abbiamo bisogno di colonizzatori perché anche noi possiamo farcela da soli. Abbiamo inoltre una delle tifoserie più civili d’Italia e lo abbiamo dimostrato. Legame affettivo? Dopo la famiglia e il lavoro per me c’è il Palermo che è un pezzo importantissimo della mia vita. E non è un caso che oggi siamo qui al Barbera. Che per noi è il Presidente (con il quale Mirri ha un rapporto di parentela, ndr) perché ha dato tutto se stesso».
Il cinquantenne titolare della Damir, applaudito dalla gente alla fine di ogni suo intervento, ha focalizzato poi l’attenzione sulle questioni tecniche: «Ci hanno chiesto un piano triennale e noi lo abbiamo presentato. E’ un progetto che prevede una risalita dalla D alla B e speriamo anche la A. Se ce l’ha fatta il Parma non vedo perché non debba riuscirci il Palermo partendo dal presupposto, in ogni caso, che la D non sarà un campionato semplice e che non basta chiamarsi Palermo per vincere. Anche perché contro di noi faranno tutti la partita della vita. Il piano degli investimenti è stato delineato, non penso sia una cosa abituale avere un capitale sociale di 15 milioni. Vogliamo investire sui giovani e, a questo proposito, abbiamo in mente di realizzare tre-quattro campi in modo da creare una fabbrica per i nostri talenti e gettare le basi per le future generazioni. Basare le nostre competenze sui giovani è un dovere».
Mirri, che a febbraio ha investito 2,8 milioni in cambio della gestione della pubblicità all’interno dello stadio per consentire di pagare gli stipendi di novembre e dicembre ed evitare 4 punti di penalizzazione in classifica, sviluppa le sue idee assieme ai tifosi: «Mi piacerebbe vedere uno stadio pieno di bambini e di famiglie, si pagherà un euro fino ai 18 anni. Faremo anche la campagna abbonamenti, con una prelazione per i vecchi abbonati, e introdurremo la personalizzazione dei sediolini proprio per valorizzare il senso di appartenenza. A proposito della nuova squadra – prosegue – il mio sogno è quello di presentarla al pubblico facendo accompagnare al centro del campo ogni singolo giocatore, in base al ruolo, da vecchie glorie rosanero, ad esempio Grosso che prende per mano il terzino sinistro o Miccoli l’attaccante».
La macchina organizzativa è in moto anche in relazione alla definizione della maglia («Ci sarà un sondaggio e saranno i tifosi a contribuire alla realizzazione delle casacche») e alla ricerca degli sponsor: «Ho contattato Colella (uno dei competitors battuti dal gruppo Hera Hora nella gara culminata con la conquista del titolo sportivo, ndr) perché mi sembrava elegante farlo e perché vorrei che il marchio Alcott fosse il main sponsor del Palermo. Grana dipendenti? Sono vittime, protagonisti incolpevoli di una situazione incresciosa. Faremo in modo di tutelarli, rispettando l’impegno stabilito peraltro nell’avviso pubblico, ma è giusto guardare anche la realtà Palermo e ricordare che in B il club fatturava circa 22-23 milioni con 27 dipendenti. In D fattureremo 3-4 milioni, lascio a voi le considerazioni. A Bari, oltretutto, hanno riassorbito solo due persone appartenenti alla vecchia società».