Chi ha studiato al liceo classico sicuramente ricorda questo nome. Dario Del Corno era infatti lautore di un diffusissimo manuale di letteratura greca, ma non solo. In questo articolo il regista Lamberto Puggelli, che ha collaborato spesso con lui, lo ricorda a pochi giorni dalla sua scomparsa
Dario Del Corno, teatrante ad honorem
Pochi giorni fa scrivevo, un articolo in cui parlavo di Pippo Perni e Dario Del Corno e cominciava così:
“Ho degli amici egregi”.
Ora uno di questi amici, Dario Del Corno, è morto. E si è aperto un buco nel mio cuore.
Ricordo il nostro primo incontro: era il 1982, dovevo presentare a Siracusa “Ifigenia in Tauride” di Euripide con Anna Maria Guarnieri, Massimo Foschi e uno stuolo di eccellenti attori, e in quegli anni le traduzioni erano affidate dall’INDA a una coppia: un grecista – Dario appunto in quel caso – e un letterato – Vincenzo Consolo.
Mi presentai a casa di Dario e, con la solita mancanza di tatto che viene scambiata spesso per prosopopea e villania, mi lanciai in una lezione per la buona traduzione teatrale, mettendo in discussione le scelte del traduttore sin dal primo verso, dove chiesi di mettere Olimpia al posto di Pisa (nome arcaico usato da Euripide). Dario consentì con molto garbo; ricordo ancora il suo sorriso ironico. Solo dopo molto tempo, e divenuti sinceramente amici, Dario disse: “Lamberto mi ha insegnato a tradurre il greco”. E io ancora mi meraviglio delle sue immancabili poetiche scelte.
Altri diranno della sua sapienza di illustre grecista testimoniata da immemori libri e saggi e traduzioni e da un’Antologia ancora adottata nei licei, testi che molte volte ho letto e riletto con passione.
Io dirò solo della sua sensibilità di “teatrante ad honorem” che si esplicava in traduzioni da Shakespeare e Goethe, oltre ai greci, e in saggi memorabili.
E del suo fine umorismo. Ricordo una tre giorni di studio alla Sapienza, seguita da un convegno a Siracusa. Eravamo poi a un delizioso ristorante all’aperto e ci mettemmo a dare voti, parecchi 15 o addirittura 3, alle relazioni e agli interventi. Anche quella volta, a distanza di tempo, Dario disse: “Parecchi colleghi già dicono che sono superbo – non lo era affatto e nella consapevolezza di sé e del proprio valore era anzi molto umile – ora mi detesteranno dopo i 3 che abbiamo distribuito.”
Ma mi preme soprattutto ricordare la calda amicizia che mi riservava e che mi ha dimostrato in momenti difficili della mia vita.
Accanto a lui c’era una creatura meravigliosa, Lia, magnifica di sensibilità, dedizione, intelligenza. Dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna.
E tre figli che gli hanno dato grandi gioie.
La sua è stata una vita serena di studi e affetti.
Sei sempre con noi Dario.