Il Mare monstrum siciliano: i danni ambientali dal cemento illegale alla pesca di frodo

Cemento illegale, inquinamento, maladepurazione e pesca di frodo. Il mare in Sicilia è anche questo. E a fare il punto della situazione è il dossier Mare Monstrum di Legambiente che analizza i principali fenomeni di aggressione al patrimonio naturale delle regioni costiere italiane. Dal ciclo illegale del cemento alle occupazioni di demanio marittimo, dalle cave illegali agli illeciti negli appalti per le opere pubbliche e dall’abusivismo edilizio fino alla cattiva gestione dello smaltimento dei rifiuti. Fenomeni, che rovinano le acque del mare e le aree costiere, per cui l’associazione ambientalista ha anche pensato a otto proposte da presentare al Governo per «tutelare in maniera più efficace lo straordinario patrimonio ambientale dei nostri mari e delle nostre coste». Un lavoro che Legambiente ha voluto dedicare ad Angelo Vassallo, il sindaco pescatore di Pollica (in provincia di Salerno, nel Cilento, in Campania) ucciso il 5 settembre di 13 anni fa con una scarica di nove colpi di pistola all’interno della sua auto. Dedichiamo questo report a Vassallo – spiegano dall’associazione ambientalista – da sempre impegnato contro illegalità e speculazioni». Questioni che vedono la Sicilia primeggiare con dati allarmanti specie sul ciclo illegale del cemento e sui reati collegati alla pesca da frodo che crea anche enormi danni ambientali.

Il ciclo illegale del cemento

Dalle violazioni in materia di urbanistica all’abusivismo edilizio, dalla gestione illecita delle cave ai reati ambientali negli appalti pubblici. Il 52,9 per cento dei reati accertati nelle regioni costiere è legato al mercato delle costruzioni. «La passione per gli stabilimenti balneari fuorilegge e per la villetta vista mare, anche se realizzata illegalmente – si legge nel rapporto Mare Monstrum – in molte regioni del nostro Paese non accenna a diminuire». Una di queste è proprio la Sicilia dove, di recente, è stata anche ripescata la carta del condono con un emendamento di Fratelli d’Italia per le case abusive a 150 metri dal mare. Nella classifica regionale, l’Isola si colloca al terzo posto (dopo la Campania e la Puglia) con 1047 reati contestati, 1015 persone denunciate o arrestate e 140 sequestri effettuati. Nel report viene sottolineato anche come il 47,7 per cento dei reati «si concentra nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia) con quasi la metà del numero totale di persone arrestate o denunciate. Numeri che confermano la forte incidenza della filiera del cemento illegale in territori fortemente condizionati dalla presenza dei clan».

Il mare inquinato

Quasi due infrazioni per ogni chilometro di costa in tutta la penisola. Una media che viene fuori dai calcoli sulle 13mila violazioni registrate nel corso del 2022. Per reati che riguardano la gestione dei rifiuti, gli scarichi in mare e la maladepurazione la Sicilia si attesta al quinto posto nella classifica nazionale con 336 reati contestati (il 7,1 per cento sul totale in Italia), 439 tra denunce e arresti e 145 sequestri effettuati.

La pesca di frodo

Ancora una maglia nera per l’Isola per questo riguarda la pesca di frodo. Delle circa 400 tonnellate di prodotti ittici sequestrati nel corso dello scorso anno, oltre 129 sono quelle sequestrate in Sicilia. Analizzando tutti gli illeciti, sia penali che amministrativi, l’Isola guida la classifica con 2306 infrazioni, seguita da Puglia, Liguria e Toscana. «Nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa – viene sottolineato nel report – è stato accertato il 45,3 per cento degli illeciti complessivi». In Sicilia sono 660 i reati contestati nel 2022 con altrettante persone finite denunciate o arrestate per pesca di frodo (17,2 per del totale nazionale) con undici sequestri effettuati. Intanto, a giugno, dall’Europa è arrivato lo stop alla pesca a strascico (entro il 2030). «Studi scientifici – sottolineano da Legambiente – dimostrano la sua azione distruttiva per fondali, habitat naturali e specie in via di estinzione. La pesca illegale e soprattutto quella “irresponsabilmente legalizzata” – denunciano dall’associazione – continuano spesso a farla franca».

Danni ambientali

Imbarcazioni che violano le norme di tutela delle aree marine protette per un ancorarsi di fronte alle spiagge più belle, diportisti che mettono in pericolo zone di pregio naturalistico e creano danni ambientali. Nel report di Legambiente, un’altra filiera del mare violato è quella che riguarda le infrazioni del Codice della navigazione. «Dal punto di vista dei numeri – spiegano dall’associazione – si tratta di illeciti pari soltanto al 3,2 per cento del totale ma che possono rappresentare una seria minaccia per gli habitat naturalistici di maggior pregio». In questo, la Sicilia è al secondo posto (solo dopo il Lazio) con 141 reati contestati, (22,6 per cento del totale nazionale), 129 persone denunciate o arrestate e 15 sequestri effettuati.

Le proposte di Legambiente

Per «tutelare in maniera più efficace lo straordinario patrimonio ambientale», Legambiente ha sintetizzato otto proposte pratiche e concrete da presentare al governo di Giorgia Meloni. Il primo punto punta ad affidare ai prefetti il compito di demolire le costruzioni abusive oggetto di ordinanze di abbattimento che sono state emesse ma non eseguite dai Comuni. Per l’associazione ambientalista sarebbe necessario poi rafforzare l’attività di contrasto delle occupazioni abusive del demanio marittimo per garantirne la fruizione pubblica. Altri aspetti fondamentali sono rilanciare la costruzione, l’adeguamento o la messa in regola dei sistemi fognari e di depurazione; efficientare la depurazione delle acque reflue, valorizzandole come risorsa e riutilizzandole in agricoltura. Punto importante è poi regolamentare in maniera stringente lo scarico in mare dei rifiuti liquidi: per Legambiente si dovrebbero istituire delle zone speciali di divieto di qualsiasi tipo di scarico, anche oltre le 12 miglia dalla costa. Non meno essenziale è promuovere politiche attive per la prevenzione nella produzione di rifiuti e per la migliore tutela del mare e della costa e adottare adeguati interventi normativi contro la pesca illegale per assicurare l’effettiva tutela delle specie pescate e dell’ecosistema marino.


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