Tra Castellammare del Golfo e San Vito Lo Capo, una successione di solitarie calette e spiagge cristalline di sabbia chiara accoccolate tra lembi di terra frastagliata, dalla vegetazione rigogliosa e baciata dal sole: è la riserva naturale dello Zingaro, uno dei gioielli naturalistici più famosi di tutta l’Italia. Si tratta di 1700 ettari a cavallo tra terra e mare inaccessibili per le auto e celebri per il paesaggio incontaminato, i forti contrasti di colore e gli specchi di mare pulitissimo.
Istituita nel 1981, la riserva è stata fortemente voluta dagli ambientalisti e dalla popolazione locale che si è opposta con tutte le sue forze alla costruzione dell’ennesima strada litoranea che avrebbe consegnato alle automobili questo piccolo tesoro di mare e di terra. A testimoniare quello che negli anni ’70 rimase, per fortuna, solo un progetto vi è un pezzo di strada asfaltata che, dal lato di San Vito Lo Capo, dà il benvenuto all’ingresso della Riserva per poi lasciare spazio a selvagge mulattiere che si inerpicano tra mandorli, carrubi, ulivi, frassini, ginestre, euforbie, limoni e boschetti di palme nane. Proprio la palma nana, che qui, a dispetto del nome, raggiunge anche i tre metri di altezza, è uno dei simboli della Riserva poiché le sue foglie in passato sono state largamente utilizzate per la costruzione di borse, cesti, cappelli, stuoie dalle comunità rurali che abitavano in zona. Lungo il percorso ci si imbatte, inoltre, in diversi musei che rivelano l’antico legame tra uomo e terra e testimoniano l’anima pastorale della riserva sottolineando l’importanza che l’attività agricola e marinara avevano per l’economia del luogo: il museo naturalistico della manna, il museo della attività marinare, il museo della civiltà contadina e il centro di educazione ambientale.
Altro tesoro custodito dalla riserva è l’orchidea che in primavera puntella i sentieri e che affascina i visitatori per i suoi colori vivaci. Tutte le numerose calette invitano a una sosta ma, se si vuole percorrere l’intero sentiero di 6,2 chilometri che da Scopello conduce fino a San Vito Lo Capo, bisogna prevedere almeno due ore e un quarto di escursione senza considerare le pause. Cala Capreria, la prima spiaggia che si incontra venendo da Scopello, è bellissima come tutte le altre ma in estate è una delle più frequentate. Segue Cala del Varo, raggiungibile solo in barca, e poi Cala della Disa, la più grande spiaggia della Riserva il cui nome deriva dalla vegetazione che la caratterizza costituita prevalentemente da ampelodesma, in siciliano, ddisa. Più avanti si trovano Cala Beretta e Cala Marinella, le due spiagge probabilmente meno frequentate di tutto il litorale data la loro posizione più lontana da entrambi i lati della Riserva. Proseguendo ancora si arriva alle splendide Cala Torre dell’Uzzo e Cala Tonnarella dell’Uzzo, le ultime due calette che si incontrano prima di arrivare all’altro ingresso della Riserva, dal lato del paese di San Vito Lo Capo. Inutile sottolineare che il periodo migliore per visitare lo Zingaro è la tarda primavera o l’inizio dell’autunno quando, oltre a fare meno caldo, si può godere di assoluta tranquillità sia nelle calette che lungo il sentiero. In ogni caso bisogna ricordarsi di munirsi di tanta acqua e scarpe comode per affrontare il percorso.
Ad appena due chilometri dall’ingresso meridionale della Riserva si trova il delizioso borgo marinaro di Scopello, un pittoresco paesino celebre per il suo baglio seicentesco, per l’antica tonnara e per i suoi meravigliosi Faraglioni. Proprio i Faraglioni, protagonisti di numerosissime fotografie, hanno dato il nome al paese che, dopo essere stato a lungo denominato Cetaria, per la numerosa abbondanza di tonni, fu poi battezzato Skopelos, cioè scoglio. Come non approfittare poi di un piatto di cous-cous di pesce nella vicina San Vito Lo Capo o di una passeggiata lungo il corso principale di uno dei paesini siciliani più vivaci e più conosciuti in tutto il mondo. La lunghissima spiaggia, inoltre, è stata annoverata nel 2016 tra le spiagge più belle d’Italia per il suo mare pulito, il paesaggio circostante e per i suoi numerosi servizi.
Un’altra tappa da non lasciarsi sfuggire è sicuramente una visita, ma soprattutto un bagno, in un altro prezioso gioiello del litorale trapanese: la baia di Cornino, ai piedi di Monte Cofano. La spiaggia stupisce il visitatore soprattutto per la sua tranquillità e per il meraviglioso panorama che si affaccia sullo splendido promontorio di Monte Cofano che, con i suoi ripidi sentieri e natura incontaminata, è un vero e proprio paradiso per gli amanti del trekking e della mountain-bike. Alle spalle di Monte Cofano si trova il piccolo borgo medievale di Custonaci, famoso oltre che per le cave di prezioso marmo esportato in tutto il mondo, anche per la rappresentazione del presepe vivente più importante di tutta la Sicilia. Ma Custonaci ha anche un centro storico tutto da scoprire fatto di strette viuzze e di piccole case abbracciate alla roccia dove il tempo sembra essersi fermato. Una visita in queste zone non può non includere la piccola cittadina di Erice. Munendosi di felpa, scarpe comode e senza farsi scoraggiare da un po’ di nebbia che sorprende molto spesso i visitatori anche in estate, l’antica città fenicia e greca mostra i suoi mille volti dall’alto dei suoi 751 metri di quota. Trascorrere un pomeriggio tra i suoi vicoli acciottolati – ad assaggiare nelle pasticcerie le prelibatezze del territorio, ammirando i prodotti artigianali e scattando foto dai numerosi punti panoramici – ha il sapore di una piccola fuga dalla realtà ed è un ottimo antidoto contro lo stress cittadino.
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