La perdita di una persona cara, il dolore per il silenzio che schiaccia una famiglia, l’omertà che regna sovrana in una città meridionale. Sono questi gli elementi di Il Sud è niente, pellicola del regista esordiente Fabio Mollo, che verrà presentato questa sera alle 20.45 al cinema King. Un’opera realizzata da un cast giovanissimo, «siamo tutti under 40», afferma la sceneggiatrice catanese Josella Porto. «Tutto parte da lontano, abbiamo iniziato a scrivere con Fabio cinque anni fa». A unirli, oltre alla passione per la settima arte e il percorso al Centro sperimentale di cinematografia di Roma, sono le comuni origini meridionali: «Siamo entrambi stati educati alla cultura del silenzio».
Il Sud è niente parte proprio da questo elemento: «Volevamo raccontare una storia che rompesse il silenzio» e per farlo hanno scelto di parlare di Grazia (interpretata dall’esordiente reggina Miriam Karlkvist), 17enne nata e cresciuta a Reggio Calabria, e delle sue domande al padre oppresso dal racket sulla sorte dell’amato fratello Pietro (il catanese Giorgio Musumeci), emigrato in Germania quando lei era piccola. Dopo un tuffo in acqua, la giovane – che ha sempre rispettato la mancanza di spiegazioni – crede di incontrare Pietro e da quel momento rompe uno schema fatto di regole non dette. «È un lutto mai affrontato», aggravato anche dall’impossibilità di darne una definizione. «Esiste una parola per indicare chi ha perso la moglie o il marito, vedova e vedovo, e una per chi non ha più i genitori, orfano – continua Porto – Ma non c’è un termine per chi non ha più un figlio, un fratello, una sorella».
Il silenzio che regna sovrano tra il padre e Grazia si riflette anche nella cultura mafiosa fondata sull’omertà in cui si trovano immersi, facendo coincidere entrambe le dimensioni che si incontrano in quello che gli autori chiamano «neorealismo magico». Una sorta di contraddizione in termini nella quale il racconto di una quotidianità difficile, in una città di confine come Reggio Calabria, vede «i morti interagire con i vivi». E, come ama raccontare il regista Mollo, «il Sud che raccontiamo non è geografico, ma emotivo».
Tematiche universali, dunque, ben comprese dalla giuria del Festival di Toronto al quale la pellicola è stata presentata in anteprima assoluta. Ma fin dall’inizio, ammette la professionista etnea, è stato difficile portare a termine l’ambizioso progetto. «La casa produttrice è francese, la B24, anche loro alla prima esperienza – racconta – Anche altre case europee erano interessate, ma quelle italiane erano spaventate dalla nostra idea: raccontare il silenzio». E, soprattutto, affidarne il compito ad un cast tecnico giovanissimo. Il secondo successo portato a termine dal gruppo è la partecipazione al Festival del cinema di Roma. «È stato il film che ha venduto più biglietti, oltre duemila, ed è stato visto da ragazzi di 12-13 anni», molto colpiti dalla storia di Grazia e Pietro. La «ciliegina sulla torta», come la chiama Josella Porto, è stata la vittoria del premio premio Camera dOro Tao 2 per il migliore produttore emergente.
Adesso la troupe è impegnata nella promozione nelle città di origine. Da Udine alla Calabria, passando per Roma, i giovani membri del progetto si sono separati in attesa di ritornare a lavorare sotto la direzione di Fabio Mollo. Il messaggio che vogliono lanciare è chiaro: «Se noi siamo riusciti ad arrivare a Toronto, c’è una concreta speranza che le cose possano cambiare». E poi, per Josella Porto e gli altri catanesi coinvolti – il debuttante Giorgio Musumeci e Alessandra Costanza – c’è l’orgoglio di presentare il film nella propria città. «Catania – conclude la sceneggiatrice – ha una curiosità intellettuale e cinematografica che non esiste altrove».
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