Da Milano per ripulire il Palazzo di cemento «Aiutiamo il centro Talità Kum e Librino»

«Qui ci ricorda Quarto Oggiaro, a Milano. Spesso si pensa non ci sia più nulla da fare in questi posti, ma questa bellissima esperienza ci dice che non c’è nessun karma negativo, nessun destino segnato se si lavora sodo».

In posa, alcuni dei 40 ragazzi venuti da Milano per ripulire il Palazzo di cemento

Chiara e Marina, due ragazze milanesi di 20 e 24 anni, questa estate hanno fatto una vacanza un po’ particolare: sono venute a Librino per «dare una mano al centro Talità Kum a ripulire il Palazzo di cemento». Sono in totale quaranta i ragazzi venuti dal capoluogo lombardo, arrivati a Catania da pochi giorni grazie a un progetto del Pime (Pontificio istituto delle missioni estere) e insieme ai venti volontari del centro Caritas catanese lavoreranno sodo per una settimana. Tutti con zappe e rastrelli, a raccogliere rifiuti davanti e dentro a quell’edificio simbolo del degrado che – anche se disabitato da un anno dopo lo sgombero forzato degli abitanti – è ancora circondato da ogni tipo di rifiuto e incuria. O almeno lo era, fino a ieri.

«Dopo lo sgombero degli abitanti sono state lasciate tonnellate di rifiuti nel palazzo. Dovevamo fare qualcosa, andava ripulito. Anche per dare un segno, per far capire che qui non si aspettano le istituzioni, ma ci si dà da fare» spiega Giuliana Gianino che del centro Talità Kum è la fondatrice e direttrice.

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2 agosto: il Taità Kum di Librino pulisce il Palazzo di cemento

Guardando la quantità di spazzatura accumulata in poche ore, questa giornata, più che un segno, è un cambiamento concreto. Anche perché, insieme ai volontari, ci sono gli operai del Comune di Catania. «Chiamati per tempo – precisa Giuliana – Abbiamo organizzato tutto con le relative autorizzazioni». Ma le zappe, le vanghe, le carriole e i rastrelli sono tutti degli abitanti del condominio accanto, quello di viale Moncada 2 dove ha sede il Talità Kum.

«Dobbiamo ringraziare Giuliana e il centro perché, da quando sono qui, le cose sono cambiate», dicono in coro Salvatore e Gianluca. Entrambi abitano nello stesso edificio dove, poco meno di un anno fa, è stato arrestato Giovanni Arena, considerato il boss mafioso più influente del quartiere. E di certo qui la criminalità organizzata ha ancora il controllo della situazione a sentire le parole dei ragazzi in zona, che non hanno problemi a dire: «Certo che qui ancora si spaccia la sera». Ma il cambiamento di cui parlano i due uomini è qualcosa di diverso: un’aria nuova di «collaborazione tra vicini di casa».

Un operaio mostra orgoglioso i rifiuti raccolti

«Vorrei che qui ci fosse la pulizia sempre, ma sono sicuro che adesso nessuno butterà più un sacchetto» dice sicuro Gianluca, che di mestiere fa l’operatore ecologico ed è venuto a dare una mano dopo il suo turno di lavoro. «Già oggi sono stati portati via due interi camion ma credo che, con tutto quello che c’è da buttare, si finirà a settembre», continua, invitandoci a guardare «quanto è bello il murales che stanno facendo».

Opera di tre artisti, i cosiddetti writer, che sono venuti a Librino a dare un aiuto, a seguito di un semplice invito. Si chiamano Marco, Rossano e Toni, e stanno dipingendo un’opera «che richiama un’idea di libertà in modo semplice», spiega Toni. Due fasce, una inferiore verde e una superiore blu, «un prato e un cielo, dove metteremo degli elementi secondo il nostro solito stile» continua. Lui predilige «le forme geometriche» mentre Rossano è famoso per le sue scritte. Marco, conosciuto a Catania con il nome d’arte di Guè, ha già abbozzato il disegno di uno dei suoi personaggi e il punto di incontro tra il tutto è un grande arcobaleno, proprio all’incrocio con il viale Moncada.

I volontari andranno avanti fino a domenica con le pulizie e il murales dovrebbe essere pronto per quella data. Sotto al Palazzo di cemento si lavora, mentre a poche decine di metri dei ragazzi stanno fermi a guardare la scena: immobili per ore, come se fossero delle vere e proprie guardie di vedetta. Ma sono sull’altro lato della strada, in viale San Teodoro, e a due passi da loro c’è già un’altra piccola rivoluzione di questa estate a Librino: quel campo San Teodoro liberato che tra pochi giorni potrà essere utilizzato per giocare a rugby.


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Sono venuti in quaranta dal capoluogo lombardo, giovani e con un obiettivo: ripulire l'enorme edificio, sgomberato un anno fa, simbolo del degrado della periferia catanese. Ancora disseminato di ogni genere d'immondizia e piazza preferita per lo spaccio. «Lo puliamo per dimostrare che qui non si sta solo ad aspettare le istituzioni per fare qualcosa» spiega Giuliana Gianino, direttrice del centro Caritas che ha organizzato l'iniziativa. Guarda le foto

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