Maestro d’arte e mestiere. Un riconoscimento consegnato a Gaspare Cusenza alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Originario di Valderice, in provincia di Trapani, è stato premiato per la lavorazione del marmo e della pietra. Nel suo laboratorio, che ironicamente chiama «casa e putìa», mostra alcune delle sue stupende creazioni: una fontana in marmo policromo di stile barocco, un’imponente busto della Medusa Rondanini – dal nome dell’omonima nobile famiglia che originariamente la custodiva – e uno stemma in marmo con finiture in oro destinato a un emiro dell’Oman.
Il riconoscimento è arrivato a coronamento di un lavoro iniziato quando era ragazzino. «Mi sono sempre piaciute le cose antiche – racconta –, passione che ho potuto coltivare grazie agli insegnamenti del maestro Alberto Craparotta, meglio conosciutto col nome di Beninj. Una persona austera, dura – ricorda Cusenza, mostrando una sua foto appesa a una parete – ricordo ancora le sue grida e i pugni che mi dava sulla spalla quando qualcosa non lo soddisfaceva. Nonostante il brutto carattere, a lui devo molto». Non a caso, diversi anni più tardi, Cusenza chiamerà il suo vecchio maestro a lavorare con lui nella azienda che ha fondato. Si tratta di un’attività artigiana avviata nel 1970, in pieno boom economico, che è riuscita a offrire al mercato prodotti nuovi e particolari.
Ma prima di raggiungere il successo, l’imprenditore ha vissuto anche momenti bui: «Nel ’74 il prezzo del marmo oscillava sensibilmente di giorno in giorno, non era agevole lavorare in questa situazione. Ma il colpo più grande l’ho subìto negli anni Ottanta, quando da Castelvetrano mi commissionarono un importante lavoro che poi non mi pagarono. La perdita fu di 70-78 milioni di lire, che successivamente, salirono a oltre 100. In seguito, per fortuna, decisero di ampliare il cimitero di Ragosia (frazione di Valderice dove è sepolto il giornalista Mauro Rostagno, ndr) e mi commissionarono la realizzazione di diverse cappelle. Seguirono anni migliori, comprai nuovi macchinari e realizzai svariati lavori, come quelli alla cattedrale di Trapani, chiamando con me proprio chi, tanti anni prima, mi aveva insegnato il mestiere».
La crisi del 2000 mette in seria difficoltà la sua azienda, che passa da cinque dipendenti a uno solo. Succede però qualcosa di decisivo e importante: Cusenza, fino a quel momento attivo solamente nel territorio provinciale, cerca nuovi canali e idee per far fronte ai crescenti problemi. «Quando sei con le spalle al muro devi reagire – dichiara –, succede che muori, se ti va male, oppure rinasci. Così ho deciso di guardare al mercato estero, collaborando con studi di architetti e altri professionisti, e scoprendo una piazza molto attiva. Sono nati così lavori importanti, ad esempio per la villa in Sardegna di un magnate russo o quelli per due emiri, uno in Qatar e l’altro in Oman; ho spedito opere in Israele e in Inghilterra, senza mai tralasciare l’Italia. Ad esempio, a Matera, capitale della cultura del 2019, ho preso parte ai lavori nella cattedrale, riaperta dopo tredici anni».
Il tema delle recessione economica obbliga a una riflessione sull’attuale situazione dell’artigianato e sull’occupazione: «In Sicilia siamo maestri dell’artigianato, esclusi quei casi in cui qualcuno decide di copiare un’idea piuttosto che pensare a dar vita a qualcosa di personale. Riusciamo a essere competenti in tutti gli ambiti di un determinato settore, a differenza di altre zone nelle quali capita che ognuno sia specializzato solamente in una mansione. Il problema è che, in tutto il Paese, dobbiamo competere con la Cina, che offre lavori finiti a prezzi bassissimi. Utilizzando un termine calcistico, non ci può essere partita. Non va dimenticato anche che le tecnologie aumentano sempre più, a scapito del lavoro artigianale. Io avevo una squadra di ragazzi e lavoravamo insieme in modo eccellente, ma con la crisi economica sono stato costretto a ridimensionare tutto. Come sono riuscito a vincere? – conclude Cusenza – Il segreto sta nella qualità. Nel lavoro, qualunque esso sia, alla gente che viene a bussare alla tua porta devi offrire qualità. Quella, prima o dopo, ti ripaga sempre di tutti i sacrifici fatti».
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