«La musica è una forma di attrito: può creare armonia o stridere. Prendiamo l’archetto del violino che si muove sulla corda. L’attrito può provocare un rumore stridente o una musica. Sta a noi, insomma, decidere da che parte stare». La metafora riesce bene a Brunori Sas, che infatti se ne compiace in maniera scherzosa. A Moltivolti, il ristorante coworking nel cuore di Ballarò che ha fatto dell’accoglienza il suo valore cardine, si presenta l’iniziativa Cultura contro la paura.
Il progetto, ideato da CoopCulture «per sostenere il rifiuto alla paura del diverso in favore della ricchezza che è invece propria delle convivenze tra diversità», ha attraversato il mercato storico di Ballarò con l’Orchestra Multietnica di Arezzo: composta da 35 musicisti provenienti da Albania, Romania, Libano, Gambia, Somalia, Nigeria, Argentina, Colombia, Bangladesh, Russia, Giappone, Svizzera e dalle più svariate regioni italiane, la musica dell’Orchestra ha percorso i vicoli del quartiere tra la curiosità e gli apprezzamenti di residenti e turisti. E questa sera farà tappa con un concerto al Teatro di Verdura.
E al cantautore calabrese, coinvolto insieme al chitarrista e cantautore Paolo Benvegnù, è toccato il compito di introdurre le ragioni del progetto che ieri ha fatto tappa ad Agrigento e alla Farm di Favara. «Quando sono invitato, come in questo caso, mi piace di più essere in ascolto e in osservazione – aggiunge Dario Brunori -. Quello che noi facciamo con l’Orchestra è un atto positivo che al di là delle chiacchiere mostra in carne e ossa il valore della mescolanza. Viene fuori una gioia, sul palco e ogni volta che suoniamo, che personalmente non mi appartiene. L’Orchestra è in grado di rendere allegre le mie canzoni, che come sapete sono deprimenti – scherza il cantante -. E sono capaci di farmi partecipare a situazioni dove incontro persone migliori di me. E per questo siamo grati per la possibilità, da una parte di vivere un’esperienza che rende concreto un principio teorico e che mette in discussione quello che tu puoi pensare di te stesso, dall’altro ti dà la possibilità di utilizzare le canzoni come una trappola, come un’esca che può portare la gente a percepire certi messaggi».
Insieme a lui, si diceva, c’è anche Paolo Benvegnù. «È bellissimo ogni volta questo rinnovarsi dell’integrazione – dice l’artista milanese – Da pochi giorni è stato scoperto che l’Homo Sapiens è il principale risultato del combinarsi tra l’Homo di Neanderthal e l’uomo di Denisona. Quello che siamo noi, cioè, è frutto di meticciamento. Non è una lezione non storica, ma protostorica che può servirci a guardarci al futuro. Ringraziamo tutti perchè è bello sentirsi parte di qualcosa, ed essere accolti in questo modo».
E l’iniziativa di Coopculture nel quartiere più multietnico della città, voluta dal comitato Sos Ballarò e dall’associazione mercato storico Ballarò, coincide con la ventunesima edizione di Anima Ballarò che prevede ogni anno attività nel quartiere per cementare l’idea di una comunità. Lo conferma Marco Sorrentino. «Da tre anni insieme ai residenti, ai commercianti e agli artigiani cerchiamo di rilanciare l’Albergheria – aggiunge -, attraverso momenti come questo di condivisione e convivialità». Mentre CoopCulture, che opera da tantissimi anni nel settore, a Palermo ha previsto e prevede iniziative simili al Museo Salinas, a Monreale, alla Zisa. «Uno dei nostri valore – afferma una delle socie – è fare del patrimonio culturale una leva per riconoscere le identità e dunque riconoscere le differenze. Sono gli stessi monumenti di Palermo a insegnarcelo, visto che ciascuno di essi è il frutto di diverse culture che si sono incrociate. Ed è terribile, per un certo verso, che l’anno del patrimonio culturale europeo coincida quest’anno con le terribili vicende a cui il governo ci sta facendo assistere».
E quando si parla di accoglienza a Palermo non può mancare colui che da anni definisce la città capitale dell’accoglienza. «Qui non ci sono migranti – ripete il sindaco Leoluca Orlando – perchè siamo tutti palermitani. L’unica razza che conta è quella umana. E dico di non aver paura di Salvini, che sta passando da prefascista a una fascista. È partito con l’intolleranza e ora sta attuando un progetto vero e proprio, come conferma l’incontro con Orban (primo ministro ungherese che ha chiuso le frontiere del proprio Paese … ndr). Ma ciò che porta avanti il ministro dell’Interno non è nella storia della Sicilia: basti pensare che qui non abbiamo neanche una pianta autoctona, noi siamo biodiversi per natura».
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