L'ex Presidente della Regione interviene nel dibattito con una lunga critica al primo cittadino appena riconfermato. E torna sul celebre filmato del 1991: «Non ho polemizzato nè tanto meno attaccai il giudice Giovanni Falcone»
Cuffaro difende Ferrandelli e attacca il sindaco «Orlando usa il mio nome per mascariare Fabrizio»
Totò Cuffaro riprende a parlare di elezioni amministrative. In una lunga nota inviata alla stampa, l’ex Presidente della Regione se la prende con il sindaco rieletto di Palermo: «Mi ero ripromesso di non polemizzare con Leoluca Orlando. Non l’ho fatto durante tutta la campagna elettorale nonostante le sue pesanti e cattive insinuazioni. Oggi però, finita la competizione elettorale, il sindaco continua con le sue mistificanti esternazioni nei miei confronti, dimostrando l’arroganza di chi non sa vincere, e mi vedo costretto a fare qualche precisazione», si legge nella nota, che successivamente si fa più aspra.
«Nel cuore di ogni uomo c’è il desiderio del rispetto da parte dei suoi simili ed è poprio questo desiderio che rende l’uomo solidale, sincero e leale. Nell’animo di tanti siciliani questo desiderio è ben presente e io mi auguro che di questo desiderio possa riempirsi l’animo di Leoluca Orlando. Constato oggi però, e mi dispiace, astio, ipocrisia e mistificazione». Cuffaro procede per stilettate: «Pensavo che Leoluca Orlando utilizzasse la bugia e la cultura del sospetto solo per scopi elettorali, per averne un vantaggio; non lo giustificavo, certo, ma mi sforzavo di capirlo. Adesso che la campagna elettorale è finita e che ha vinto, fatico a comprendere perché utilizzi ancora la bugia, gli insulti e le accuse infamanti». E ancora: « La virtù più grande di un leader è saper essere umile nella vittoria. Non è il caso di Orlando, leader nella mistificazione».
Poi Cuffaro prosegue con l’analisi dei fatti stiorici e non tralascia il suo storico intervento un suo storico intervento in tv: «Nel 1991, partecipando alla famosa trasmissione su Libero Grassi nel corso della quale – lo ammetto – fui oltremodo focoso, difesi il mio partito e la mia storia di democristiano ma certamente non ho polemizzato nè tanto meno attaccai il giudice Giovanni Falcone che invece fu proprio Orlando ad accusare come è ormai notorio. Ma lui e i suoi fidi compagni del tempo mistificarono, facendo credere che fossi stato io ad attaccare Falcone. Ci sono volute alcune sentenze di tribunali, ai quali mi sono rivolto, per ristabilire la verità (Con una di queste è stato condannato per diffamazione l’onorevole Antonio Di Pietro)». Cuffaro si ricollega all’attualità: «Oggi, con la desecretazione dei verbali della Commissione Antimafia, sono le stesse dichiarazioni di Giovanni Falcone che fanno chiarezza su chi già sin da allora aveva portato dentro il Comune gli interessi politici, economici e mafiosi di Ciancimino e dei suoi amici. Con Orlando sindaco – prosegue – Ciancimino continuava a imperare nel sistema degli appalti. Però lui, Leoluca Orlando, ancora adesso, dopo venticinque anni continua a mistificare e a distorcere i fatti, strumentalizzando il mio nome e la mia storia per mascariare Fabrizio e i tanti giovani che con le sue liste, con quelle di Forza Italia e di Cantiere popolare lo hanno sostenuto. Ma non c’è nulla da fare – dice Cuffaro – ancora oggi Orlando urla e mistifica: ha forse qualche altra cosa da nascondere? Sono molto preoccupato della sua preoccupazione».
Proseguendo, Cuffaro si fa sapido nei confronti di Orlando: «Può un sindaco e politico così onnipotente preoccuparsi di un insignificante ex detenuto e dei suoi pochi amici rimasti, lui che ha tra le sue liste la stragrande maggioranza dei ‘Cuffariani’, molti dei quali in posti di potere? Non serve che io ne ricordi i nomi, Orlando li sa bene e li sanno anche i tanti cittadini di Palermo che li hanno votati. E’ falso che io in questa tornata elettorale sia stato un regista occulto e uno stratega: ho soltanto ritenuto Fabrizio Ferrandelli l’uomo giusto per amministrare e rappresentare Palermo».
Poi qualche domanda retorica al sindaco rieletto: «Di cosa sono reo secondo Orlando? – si chiede – Di cosa, esattamente? Forse di non essermi schierato politicamente con lui? Forse di aver dato fiato alla mia passione per la politica? La smetta di considerarsi il bene assoluto e di rilasciare patenti di moralità. Rispetti anche i palermitani che non la pensano come lui – prosegue ancora – a maggior ragione se si considera che è stato votato da una minoranza di cittadini».
Cuffaro, dunque, non nega il suo impegno durante la campagna elettorale: «Ebbene, la passione per la politica, quella feconda e non sterile, quella sincera e tra la gente, mi ha indotto in quest’ultima competizione elettorale a prendere posizione, a viso aperto come ho sempre fatto, e nel contempo a dare una mano di aiuto agli amici candidati impegnati nella competizione elettorale, con tutti i limiti che mi sono imposti. Non so se ho fatto bene o male, non so quanta gente mi vuol bene. So che voglio bene alle persone: molti di loro hanno scelto di votare per Orlando, e io rispetto questa loro scelta. I deludenti risultati elettorali – dice ancora Cuffaro – mi fanno capire che una cosa è essere voluto bene e un’altra è il consenso elettorale». Poi la chiosa: «Per quanto mi riguarda, mi dedico al mio nuovo e gratificante lavoro di agricoltore: sarò lieto di inviarle alcune bottiglie del mio vino. Buon lavoro Signor Sindaco – è l’augurio finale di Cuffaro – lei è anche il mio sindaco e la rispetto. Anche io sono un cittadino di Palermo. Rispetti anche me: ci provi, almeno. Gliene sarò grato».