Non è orrore nuovo, non è orrore che sentiamo per la prima volta sulla pelle e nell’anima. È orrore che si manifesta a due passi da casa nostra, e forse per questo ferisce più crudamente. È orrore che si aggiunge a tanti altri: orrore che diventa sistema. Molti s’indignano. Molti, poi, forse dimenticheranno. È orrore che non per la prima volta investe Catania.
La cultura dell’illegalità che salda il familismo amorale e gli interessi del blocco di potere dominante. Le mani della mafia. E poi, tanta ipocrisia nelle istituzioni e negli organi d’informazione.
Penso all’ispettore ucciso, penso alla moglie e ai figli. Ma si sapeva delle società calcistiche che volenti o nolenti patteggiano, se non foraggiandoli, con i settori violenti dei cosiddetti tifosi e che, se a ciò non si adeguano, ne pagano le conseguenze; ma si sapeva di politicanti che, ingraziandoseli, se ne servono per fini elettorali; ma si sapeva dei loro covi e dei loro armamenti; ma si sapeva dei capi e dei capetti. Si sapeva e si sa.
Un fatto fuori da qualsiasi logica? Una tragedia incomprensibile? Ma finiamola! Si direbbe piuttosto la cronaca di una morte annunciata. Chi semina vento raccoglie tempesta, la tempesta di una violenza che s’insinua -come una nuova peste- in ogni dove.
Ad altra semina occorre dedicarsi.
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