Crocetta: sul Muos gli stessi interessi che determinarono l’eliminazione di Mattei

Il quotidiano Live Sicilia pubblica un’intervista al presidente della Regione, Rosario Crocetta, che rivendica di aver firmato gli atti amministrativi che dovrebbero portare alla revoca delle autorizzazioni per la realizzazione del Muos di Niscemi. Il governatore dice di essere “seduto su una polveriera”. E la polveriera sarebbe rappresentata dalle antenne satellitari del militari Usa.

Il ragionamento di Crocetta si basa, anche, sulle dichiarazioni rese da Sergio De Gregorio, l’ex parlamentare di Italia ei Valori che, nel 2008, è passato con Berlusconi, contribuendo a far cadere il Governo Prodi. Di Gregorio, oggi sotto inchiesta, ha raccontato che il Governo Prodi, nel 2008, è caduto perché si sarebbe opposto alla realizzazione del Muos di Niscemi. 

In effetti, ad autorizzare la realizzazione del Muos, due anni dopo, è stato il Governo Berlusconi e, in particolare, l’allora Ministro della Difesa, Ignazio La Russa. A questo sarebbe poi seguito il “sì” del Governo regionale di Raffaele Lombardo (con l’avallo ‘tecnico’ dell’assessorato regionale al territorio e Ambiente).

Il tono dell’intervista di Crocetta a Live Sicilia è particolare. Il presidente della Regione sembra molto preoccupato perché, dice, “le revoche le ho firmate io”.
In realtà, a spingere Crocetta a firmare gli atti di revoca sono stati i 15 parlamentari dell’Ars del Movimento 5 Stelle che, insieme con il deputato del Pd, Fabrizio Ferrandelli, si sono battuti per ottenere la revoca delle autorizzazioni.

Il presidente, comunque, ha ragione quando dice che le revoche le ha firmate lui. Anche se l’atto politico, o meglio, la volontà politica in questa battaglia anti Muos Crocetta la divide solo con il Movimento 5 Stelle e con Fabrizio Ferrandelli. Mentre il resto della politica siciliana o tace o acconsente alla volontà americana.

Crocetta, nell’intervista, dice che gli interessi che stanno dietro al Muos, alla fine, sono gli stessi interessi che portarono, nei primi anni ’60, all’assassinio dell’allora presidente dell’Eni, Enrico Mattei.    


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