Crocetta e la scommessa dei Circoli: cambiare la politica siciliana dal basso

Se Beppe Grillo rappresenta la nuova frontiera della politica italiana – una politica fatta da persone normali, senza, è il caso di dirlo, ‘grilli’ per la testa – in Sicilia va prendendo piede e si struttura un nuovo fenomeno politico: i Circoli che si richiamano all’esperienza politica del presidente della Regione, Rosario Crocetta. Alla base c’è un modo di fare politica molto diverso rispetto agli schemi tradizionali. Poco appariscente, ma molto presente nel territorio. E, soprattutto, sulla rete internet: cosa, questa, che accomuna i Circoli di Crocetta ai grillini.

Del Movimento politico del presidente della Regione si sa poco o nulla. Sui giornali e in tv, in questi primi tre mesi di Governo, si è parlato più volte del Megafono. Che viene considerato una specie di ‘strapuntino’ del Pd.

Questo, almeno, è quello che Giuseppe Lumia e altri dirigenti del Partito democratico siciliano hanno fatto credere al segretario nazionale, Bersani. Il quale è convinto, ad esempio, che i voti presi dalla Lista Crocetta alle elezioni regionali (6-7 per cento circa) non sono altro che voti in ‘libera uscita’ del Pd. Con questo schema Lumia e compagni sono riusciti a convincere Bersani che il Pd siciliano, alle ultime elezioni regionali, non ha perso 200 mila voti, perché nel ‘mazzo’ andrebbero conteggiati i voti della lista Crocetta. (a sinistra, foto tratta da parcodeinebrodi.blogspot.com)

Ma le cose stanno proprio così? E’ questa la ‘vera’ lettura dei fatti? Per cercare di capire quello che sta succedendo – e quello che potrebbe succedere dopo le elezioni politiche – è necessario fare un passo indietro.

Certi fenomeni politici si spiegano con chiarezza se raffrontati ad altri fatti politici conosciuti, provando a coglierne le differenze. E’ interessate, sotto questo profilo, il paragone con l’esperienza di Raffaele Lombardo. Il quale, nel 2008, viene eletto presidente della Regione avendo alle spalle un Movimento politico – il Movimento per l’autonomia – già da quattro-cinque anni strutturato nel territorio siciliano e, anche se con piccole ‘cellule’, anche in altre regioni del Mezzogiorno.

Lombardo ‘capitalizza’ subito la sua probabile elezione a Palazzo d’Orleans (candidato del centrodestra, verrà eletto a furor di popolo sbaragliando la candidata del centrosinistra, Anna Fiocchiamo). E infatti, già alle elezioni, presenta tre liste. La sua lista vola al 15 per cento circa, mentre altre sue due liste d’appoggio si fermano qualche linea sotto il 5 per cento.

Nonostante l’errore di ‘sintassi’ elettorale commesso (due lista erano troppe anche per un Lombardo allora in forte ascesa, soprattutto con lo sbarramento del 5 per cento), il leader dell’Mpa sfiora, sommando i voti delle tre liste, il 25 per cento.

Lombardo è un democristiano che, nella Prima Repubblica, sarebbe rimasto in seconda fila. Da vecchio democristiano ‘capitalizza’ la propria esperienza in termini di potere. Sul territorio arriva con i deputati proprio quando i deputati, alla luce della crisi finanziaria che della Regione, non hanno più clientele da offrire (benefici, prebende e, soprattutto, precariato).

Lombardo è anche un pessimo amministratore della cosa pubblica. Ed è anche un politico poco lungimirante, se è vero che, da leader autonomista, autorizza sia il rigassificatore di Porto Empedocle, sia il Muos di Niscemi, distruggendo, di fatto, la propria credibilità (già bassa) di ‘autonomista’.

Oggi del 25 per cento del 2008 dell’Mpa rimane un 8-9 per cento alle recenti regionali. Consenso già incrinato dalle fughe di deputati e dirigenti dal suo Partito dei Siciliani (il nuovo soggetto che ha sostituito l’Mpa). In questo momento Lombardo insegue un seggio al Senato. Di un’esperienza politica costruita tutta sul potere (si pensi alle centinaia di nomine di sottogoverno) è rimasto poco o nulla.

Crocetta, sette-otto mesi fa, è partito da zero. Ha costruito la sua candidatura giocando di ‘sponda, con molta abilità, con l’Udc e con una parte del Pd. E, con molta probabilità, facendosi aiutare dallo stesso Lombardo che aveva il compito – che ha svolto egregiamente (quando c’è da sfasciare Lombardo rimane insuperabile) – di seminare discordia nelle file del centrodestra.

Una volta eletto presidente della Regione, Crocetta – e qui sta la differenza con Lombardo – non ha capitalizzato nulla in termini di potere. Al contrario di Lombardo, che quattro anni fa cominciò a lavorare sul territorio attraverso i parlamentari, il presidente Crocetta ha creato una rete di rapporti non con i parlamentari, ma con le persone.

La differenza non è di poco conto. Con l’elezione diretta da parte dell’elettorato, oggi il presidente della Regione è un ‘leader’. Mentre Lombardo ha fatto (male!) il leader tra i deputati, Crocetta la sua leadership la sta esercitando direttamente sul territorio, saltando i deputati. Operazione tutto sommato semplice, sia perché i parlamentari nazionali sono ‘nominati’ e non hanno contatti con il territorio, sia perché gli stessi parlamentari regionali, oggi, in molti casi, sono, sotto il profilo politico e territoriale, ‘costruiti sull’argilla’.

Solo da qualche settimana la politica siciliana ‘officiale’ si è accorta della presenza dei Circoli di Crocetta. Se ne sono accorti i dirigenti del Pd di Bagheria, di Termini Imerese, di Cefalù e delle Madonie. Ma basta andare sulla rete (facebook) per scoprire che, in realtà, tutta la Sicilia, ormai, è piena di Circoli di Crocetta.

L’esperienza è nata a Palermo. Prima in città e poi in tutta la provincia. Oggi nella provincia del capoluogo siciliano si contano Circoli in circa 60 Comuni.

Da Palermo il fenomeno si è esteso a macchia d’olio nelle altre otto province. Trapani, Agrigento, Enna, Caltanissetta, Catania, Siracusa, Messina e Ragusa. La cosa che desta impressione è la velocità con la quale nascono i Circoli di Crocetta. Già sulla rete ce ne contano tanti. Ma ci sono anche quelli costituiti che non sono rintracciabili nella rete (con riferimento alla rete internet, facebook, per la precisione).

La differenza – fondamentale – tra la l’esperienza di Lombardo e Crocetta è che chi si avvicinava a Lombardo (tramite i parlamentari o comunque per fatti di Partito) lo faceva per questioni di potere (ricerca di benefici e posti in cambio di consenso, spesso presunto). Chi, invece, oggi si avvicina a Crocetta attraverso i Circoli o costituendo gli stessi Circoli lo fa per partecipare alla vita sociale e politica e non per andare a caccia di prebende e posti di sottogoverno.

La rete dei Circoli di Crocetta che oggi è rintracciabile solo in parte sulla rete internet (facebook) è oggi molto estesa. Ed è interessante notare che l’organizzazione della rete di Circoli è distinta da quella del Megafono. Tant’è vero che ci sono i coordinatori provinciali del Megafono e i coordinatori provinciali dei Circoli.

Con questa organizzazione il presidente è direttamente collegato con il territorio. Questo, con molta probabilità, gli avrà fatto capire che forse, sugli Ato rifiuti la proroga fatta approvare dall’Ars è stato un errore. Tant’è vero che oggi l’assessore, Nicolò Marino, ha ‘scoperto’ (insieme ad altri, in verità) che il percolato della discarica di Bellolampo sta inquinando la città (già l’anno scorso era noto che il percolato di Bellolampo inquina il porto turistico dell’Acquasanta, ed è solo un esempio: se l’assessore Marino si recherà ad Agrigento scoprirà cose ‘turche’: ovvero una gestione dei rifiuti dove trionfa un’illegalità diffusa che ha provocato l’indebitamento stratosferico di tanti Comuni di questa provincia).

La rete dei Circoli di Crocetta comincia a preoccupare il Pd, un Partito che, invece, conserva con il territorio siciliano un legame, ormai fragile, che gli deriva dall’eredità del vecchio Pci (la Cgil, la Cna e altre organizzazioni più piccole).

Incapace ormai di andare sul territorio, sia per mancanza di persone fisiche, sia per la linea politica perdente (il Pd, al di là delle chiacchiere a Sala d’Ercole – per citare solo due esempi – non ha mosso un dito nei territori nella battaglia sociale contro il Muos di Niscemi e contro l’elettrodotto di Terna nella Valle del Mela per un motivo semplice: perché il Pd è d’accordo sul Muos e sull’elettrodotto nella Valle del Mela), il Partito democratico sta provando a mettere sotto controllo il Governo Crocetta in Aula.

Se ci fate caso, salta gli occhi la differenza di comportamento tra un presidente che, nel territorio, si muove con i Circoli, mobilitando la base e che, invece, a Sala d’Ercole, va alla ricerca di deputati per puntellare una maggioranza che non ha.

La contraddizione è solo apparente perché, come abbiamo già scritto ieri, è il Pd che sta cercando la maggioranza in Aula al Governo Crocetta, acquisendo deputati mercenari a destra e a manca. In realtà, il Pd, con l’acquisizione di questi parlamentari conta di ‘controllare’ il Governo. Un Governo – lo ha insegnato per quattro anni Lombardo – che a Sala d’Ercole non ha bisogno di maggioranze, soprattutto nei primi due anni e mezzo, quando nessun deputato si dimetterebbe per mandare a casa il Governo Crocetta.

Resta un’ultima domanda, forse la più importante: perché Crocetta ha costituito questa rete di Circoli diffusi capillarmente in tutte le nove province siciliane? La riposta è semplice: perché, contrariamente a quello che Lumia e gli altri dirigenti del Pd hanno fatto credere a Bersani, Crocetta lavora per un proprio Movimento politico. Il Megafono non è una costola del Pd. La candidatura di Lumia nel Megafono al Senato è un fatto episodico che rafforza, comunque, il Movimento di Crocetta e non il Pd.

Crocetta e il suo gruppo stanno mettendo su un Movimento politico che, tra sei mesi, sarà in grado di reggere anche l’urto di un eventuale scioglimento anticipato dell’Ars. E questo sta avvenendo grazie a un’organizzazione capillare, fondata non sulle clientele di vertice, ma sulla partecipazione dal basso. Proprio come hanno fatto in questi anni i grillini. Non a caso Movimento 5 Stelle e Megafono ritrovano -in Aula e fuori – punti in comune. Proprio perché le loro scelte politiche non arrivano da Roma, ma dal basso, cioè dai territori.

 

 

 

Giulio Ambrosetti

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