Crocetta e Bianchi vorrebbero fare scomparire oltre 300 Comuni

FINO A UNA SETTIMANA FA, QUANDO IL ‘BUCO’ DEL BILANCIO REGIONALE 2014 ‘VIAGGIAVA’ TRA 50 E 700 MILIONI DI EURO –  GLI ENTI LOCALI DA ‘INCAPRETTARE’ ERANO 200. ORA SONO AUMENTATI, VISTO CHE IL VERO ‘BUCO’ DELLA REGIONE E’ PARI A CIRCA UN MILIARDO E MEZZO DI EURO. L’ACCORDO SOTTOBANCO TRA L’ESECUTIVO SICILIANO E I PRIMI CITTADINI DELLE PIU’ GRANDI CITTA’ DELL’ISOLA

Fino ad oggi abbiamo scritto che il Governo di Rosario Crocetta, per fronteggiare il ‘buco’ del Bilancio regionale 2014, avrebbe voluto far scomparire oltre 200 Comuni, ovvero quelli con un numero di abitanti inferiore a 5 mila. Questo lo scrivevamo quando il ‘buco’ di Bilancio sembrava attestarsi sui 500-700 milioni di euro. Da quando si è scoperto che il ‘buco’ è pari a un miliardo e mezzo, il numero di Comuni siciliani da ‘incaprettare’ è aumentato: a sparire dovrebbero essere 300 e forse più Comuni.
Dunque, stando a indiscrezioni – il Governo Crocetta si accingerebbe a presentare all’Ars – subito dopo l’approvazione della manovra economica (sempre che il Bilancio non venga impugnato dal Commissario dello Stato per mancata copertura finanziaria: cosa che in un Paese civile e normale dovrebbe avvenire, perché il Bilancio di una Regione non può essere approvato con un ‘buco’ da un miliardo e mezzo di euro!), un disegno di legge di ‘riforma’ per far scomparire oltre 300 Comuni, che verrebbero trasformati in ‘Municipalità’: in pratica, in gusci vuoti come le teste dei Sindaci che si sono messi d’accordo, sottobanco, con il Governo Crocetta.

Qui entriamo nel cuore delle indiscrezioni. Il Governo Crocetta che, al di là dei proclami, finora ha prodotto solo enormi guasti in tutti i settori della vita pubblica siciliana, starebbe trovando una fiera opposizione nell’ANCI siciliana, l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani della nostra Isola. A fronte di quest’opposizione, l’esecutivo avrebbe seminato discordia tra i Sindaci siciliani, per dividerli.
Con il Governo regionale – stando a indiscrezioni – si sarebbero schierati i Sindaci delle più grandi città dell’Isola. La manovra è semplicissima: facendo scomparire 300 o forse più Comuni siciliani, le risorse disponibili – compresa l’Irpef che verrebbe pagata dai cittadini dei Comuni che scomparirebbero – finirebbero ai Comuni più grandi, che risanerebbero, in parte, i propri bilanci.
I Comuni che scomparirebbero – come già ricordato – si trasformerebbero in ‘Municipalità’, formula linguistica che, in questo scenario, sa tanto di nulla mescolato col niente. Di fatto, a causa della crisi finanziaria in parte provocata dagli stessi Comuni (si pensi ai precari e agli Ato rifiuti) e in parte provocata dalla Regione (taglio dei trasferimento con l’abolizione del Fondo per le autonomie locali) e dallo Stato (riduzione dei trasferimenti e mancata applicazione, in Sicilia, della legge sul federalismo fiscale: leggere perequazione infrastrutturale e fiscale, frutto di una gestione truffaldine della Conferenza Stato-Regione da parte di Roma), centinaia di enti locali dell’Isola si trasformerebbero in squallide periferie.
Fino a una settimana fa questa sorte sembrava segnata per i Comuni con meno di 5 mila abitanti. Adesso verrebbe estesa anche a tanti Comuni che arrivano a 30, 40 mila abitanti (e, in qualche caso, forse di più: si parla, ad esempio, di far scomparire Bagheria che, com’è noto, sotto il profilo finanziario, non ‘naviga’ in acque tranquille: ovviamente, indiscrezione da confermare).
Radio tam tam racconta che, però, come già detto, l’ANCI siciliana si sarebbe messa di traverso. Cosicché, in queste ore, sarebbe in corso una sorta di pressing su un nutrito drappello di Sindaci siciliani che dovrebbero ‘immolare’ i Comuni che amministrano – e soprattutto dovrebbero ‘immolare’ i cittadini che indegnamente stanno rappresentando, ammesso, ovviamente che siano della partita – per facilitare la vita, cioè per salvare i Comuni più grandi, a cominciare da Palermo, Catania e Messina.
L’obiettivo dovrebbe essere quello di destituire l’attuale presidente dell’ANCI Sicilia, Paolo Amenta (Sindaco di Canicattini Bagni), che si oppone al disegno del Governo Crocetta. Al suo posto dovrebbero mettere un Sindaco ‘malleabile’ che dovrebbe agevolare l’incaprettamento di oltre 300 Comuni.
Però c’è un però. Perché fino ad ora Crocetta, l’assessore all’Economia, Luca Bianchi, e i Sindaci d’accordo con loro non avrebbero la maggioranza in seno all’ANCI. In pratica, contrariamente a quello che pensano Crocetta, Bianchi e i Sindaci delle grandi città dell’Isola, gli altri Sindaci non sarebbero così babbei. Tant’è vero che ancora non sono riusciti a convincere la maggioranza dei primi cittadini a ‘suicidarsi’.
Bianchi le starebbe provando tutte: l’assessore promette – non si capisce bene a che titolo – l’arrivo di fondi europei, che dovrebbero sostituirsi ai fondi ordinari. Questi fondi europei dovrebbero arrivare ai Comuni e alle future ‘Municipalità.
Promesse strane, perché i fondi europei dovrebbero essere aggiuntivi e non sostitutivi – lo ricordano sempre gli studiosi della Svimez – rispetto ai fondi ordinari. Ma considerando che l’Unione europea è ormai finita nelle mani di massoni e ‘banditi’, è probabile che l’assessore Bianchi possa avere ragione.
In ogni caso, la partita si giocherà il 28 gennaio, quando si riunirà il ‘Parlamento’ dei Sindaci siciliani, cioè l’ANCI dell’Isola. Se i Sindaci delle grandi città, in combutta con il Governo regionale, riusciranno a ‘sbarellare’ Amenta, allora il ‘disegno’ di far scomparire oltre 300 Comuni potrebbe riuscire. Ma se la maggioranza dei Sindaci confermerà l’attuale presidente dell’ANCI Sicilia, Crocetta, Bianchi e i Sindaci delle grandi città si attaccheranno al tram…


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