Usa tutta la sua accortezza per scegliere le parole. E nega che stia provando a fare il paciere tra il presidente della Regione Rosario Crocetta e l’assessore regionale all’Economia Alessandro Baccei. Ma l’incontro che sta organizzando, per metà gennaio, ha tutto il sapore di un ring dove i contendenti proveranno a cercare una sintesi. Fausto Raciti, segretario regionale del Pd, lo annuncia all’Adnkronos: «Stiamo convocando un seminario alla presenza del sottosegretario Graziano Delrio, del presidente Crocetta, degli assessori Pd e dei gruppi all’Ars, serve un confronto politico».
Con MeridioNews, Raciti è diplomatico: «No, non voglio fare da paciere, non credo ci sia un contenzioso. Credo che tutti sappiano che è necessaria un’ampia convergenza per risolvere i problemi della Sicilia e per sapere in quale direzione stiamo andando. Certamente ci serve il sostegno del governo nazionale e anche a Baccei, certamente, serve quello del governo regionale». Gli chiediamo se si riferisca, ad esempio, al principio della territorialità delle imposte ribadito da una recente sentenza della Corte Costituzionale e che la Capitale continua a ignorare (si parla di circa otto miliardi di euro di tributi che spetterebbero alla Sicilia) o alla restituzione dei Fondi Pac scippati alla Sicilia: «Certamente, questi sono temi all’ordine del giorno. Credo che le riforme vadano fatte, ma che ci debba essere un impegno autentico del governo nazionale sul futuro della Sicilia».
Insomma, il segretario regionale del Pd non si sbilancia più di tanto, almeno ufficialmente. Né con Baccei, né contro Baccei, in attesa di questo annunciato incontro che prevede il faccia a faccia tra lo stesso assessore all’Economia, il suo mandante Delrio e Crocetta. La linea, dunque, sembra essere quella dell’acqua sul fuoco. Ma le fiamme della polemica sembrano tutt’altro che spente: «Il rigore tout court senza investimenti per la produttività e lo sviluppo non porta a niente» manda a dire Crocetta a Baccei. Il presidente della Regione, che nelle ultime settimane sembra essere stato spodestato dall’emissario inviato da Roma, prova anche a riappropriarsi del suo ruolo: «Non esiste una bozza di riforma Baccei. Le indicazioni sulle riforme arrivano dal presidente della Regione. La riforma di Baccei è la riforma del presidente Crocetta. Alcuni articoli della riforma erano già stati incardinati in precedenti leggi finanziarie – continua – ma erano state respinte dall’Ars perché giudicate troppo radicali. La riforma è una bozza, non c’è ancora niente di ufficiale, stiamo lavorando, altrimenti non ci sarebbe stato motivo di fare un bilancio provvisorio».
Una colpo al cerchio uno alla botte. Il governatore, infatti, tenta di ridimensionare la portata di uno scontro che ha fatto fin troppo rumore: «Io e Baccei lavoriamo in perfetta sintonia». Poi di nuovo il distinguo: «Le riforme le voglio io, devono essere radicali ma non devono massacrare la gente. Non sono solo un fatto della Ragioneria generale, altrimenti per governare basterebbe un ragioniere». E invece Crocetta torna a mostrare i muscoli. Chi lo conosce non esclude una mossa a sorpresa. Non sembra un caso, infatti, che i gruppi del Megafono, il movimento che fa capo a Crocetta, in queste ultime ore sui social network abbiano ritrovato una vitalità che sembrava persa.
Si parla, ad esempio, di una terza via per il Megafono molta lontana dalla via del rigore del Governo nazionale e di Baccei: «Avevamo visto giusto, il Megafono era ed è il tentativo di avvicinare i bisogni della gente comune al governo dell’isola, cioè di rivoluzionare quei processi di delega in bianco verso gli eletti che hanno provocato i disastri di cui oggi vediamo dispiegare tutte la tragiche conseguenze – si legge sulle pagine dei coordinatori provinciali di Palermo -. La domanda che ci dobbiamo porre è se possiamo accettare la palude oppure dobbiamo chiedere con forza un cambio reale di passo ai siciliani ed uno ulteriore al presidente Crocetta. Legalità e sviluppo; Autonomia e Sviluppo; Mezzogiorno e Sviluppo. Bisogna proporre una terza via per la crescita democratica dell’Europa che coniughi rappresentanza reale dei territori con le politiche di sviluppo».
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