La pellicola, girata tra Ragusa e Chiaramonte Gulfi, valica i confini provinciali con le proiezioni a Palermo, Bologna e New Jersey. Portando temi caldi nell'isola: dal reinserimento sociale dei detenuti allo sfruttamento nei campi. È il secondo episodio della saga iniziata con Rolando Di Caprio
Cristiano Rolando, il film del ragusano Micieli negli Usa «Esportiamo il nostro territorio, sarà una grande festa»
Presentato il 29 dicembre a Comiso, alla presenza di oltre 600 persone, sta ora per valicare i confini provinciali, Cristiano Rolando, la pellicola prodotta da Axel Film e di cui Alessio Micieli firma regia e sceneggiatura, vestendo anche i panni del protagonista. Dalla prigione, dove ha passato gli ultimi tre anni, alla libertà, fatta di povertà e di un casolare perso nelle campagne ragusane.
Dopo le numerose proiezioni in provincia, i prossimi appuntamenti sono il 12 marzo a Palermo, alle ore 21.00 all’Ariston, a Bologna il 20 marzo e a Montclair, New Jersey, il 16 Aprile.
Girato nell’estate del 2017 in provincia di Ragusa, il film presenta un cast di tutto rispetto, con 13 attori professionisti, tra i quali il palermitano Vincenzo Ferrera nei panni di un integerrimo capitano dei Carabinieri. Il suo volto gli italiani hanno imparato a conoscerlo bene attraverso fiction come Un medico in famiglia, Distretto di Polizia, Il capo dei capi, Un posto al sole, Il Giovane Montalbano, Don Matteo e Squadra Antimafia, ma anche sul grande schermo con Nati stanchi, Gli angeli di Borsellino e L’ora legale, e per nel recente film per la tv La mossa del cavallo, nato dalla penna di Camilleri.
Cristiano Rolando fa luce sui fatti che hanno reso Rolando quello che abbiamo visto cinque anni fa al cinema nel primo capitolo della saga: Rolando Di Caprio. La pellicola è un condensato di tematiche estremamente attuali in Sicilia. C’è il problema del reinserimento sociale dei detenuti («Non c’è lavoro nemmeno per le persone normali, figuriamoci per quelli come voi»), il dramma della violenza sulle donne e quello dello sfruttamento sessuale delle straniere in mezzo alle serre, del caporalato (30 euro e una cassetta di pomodoro per un giorno di lavoro nei campi), dell’immigrazione e del razzismo, della tratta degli esseri umani, della mafia e del pizzo.
«L’idea di fare questo film con Alessio è partita da me – spiega Vincenzo Ferrera – L’ho chiamato e gli ho dato la mia disponibilità a partecipare al suo prossimo lavoro, qualunque fosse stato. Lo avevo conosciuto dieci anni fa e avevo notato subito le sue grandi capacità, che andavano oltre quelle di assistente alla regia, ruolo che all’epoca ricopriva per Agrodolce, la prima soap opera girata interamente in Sicilia per Rai Fiction. Pensai già allora – prosegue – che poteva essere un buon regista e un buon attore. Successivamente, vedendo i suoi video, mi sono convinto che volevo lavorare con lui. Le riprese tra Ragusa e Chiaramonte Gulfi, città che non conoscevo e che si è rivelata una piacevole sorpresa, si sono svolte in un clima estremamente amichevole. Sono stato accolto molto bene, Alessio e la sua famiglia sono gentilissimi, padre e figlio (ndr: Lucio Micieli, attore) hanno un rapporto straordinario, ed è esemplare il modo in cui collaborano nei film. La mamma, poi, è una cuoca doc!».
«Andare a Palermo – spiega Alessio Micieli – sarà come incontrare un amico di vecchia data con il quale ci si è persi di vista; andare a Bologna vorrà dire portare una ventata di sicilianità ai tanti studenti fuorisede e compaesani che, per scelta o per necessità, vivono al nord da diversi anni; volare negli Stati Uniti, infine, significherà esportare il nostro territorio, la nostra cultura e ovviamente questa realtà professionale. In New Jersey saremo accolti da una comunità di siciliani. C’è grande entusiasmo, e sarà sicuramente una grande festa siciliana a stelle e strisce».
Per Micieli «Palermo è la città di Vincenzo Ferrera, la guest del nostro film, un grande attore e un grande amico, conosciuto negli anni stupendi di Agrodolce, e quindi tra le varie città siciliane fuori provincia, abbiamo deciso di proiettare proprio nella capitale della cultura 2018 anche per questo. Sono passati cinque anni dal primo progetto, e la crescita tecnica e nei contenuti è sotto gli occhi di tutti. Non potevamo fermarci al primo step dopo quanto abbiamo investito in termini di sudore, fatica e speranza, e soprattutto dopo aver ridotto drasticamente il dialetto, rendendo il film comprensibile a tutti. A Palermo – conclude – avremo modo di confrontarci con tanti amici professionisti del cinema, e sarà davvero un bell’esame».