Crisi idrica, Regione ha chiesto lo stato di calamità Amap: «Necessari tre dissalatori, Governo ci aiuti»

«Per scongiurare definitivamente l’emergenza idrica occorrono tre dissalatori. In attesa della loro realizzazione, potremmo utilizzare impianti portatili, ma i costi sono ingenti e non possiamo affrontarli da soli. Se il governo nazionale riconoscerà lo stato di calamità, è probabile che accetti di aiutarci in una situazione ormai drammatica e destinata a ripetersi nei prossimi anni». Non nasconde la gravità del momento la presidente dell’Amap Maria Prestigiacomo che oggi ha disdetto la conferenza stampa – prevista per domani per informare la cittadinanza della crisi causata dalla prolungata siccità che ha prosciugato gli invasi – dopo l’annuncio di oggi da parte della giunta della Regione siciliana che ha chiesto a Roma lo stato di calamità sull’emergenza idrica in città, su sollecitazione del Comune di Palermo e della municipalizzata acquedotti. L’azienda comunale aveva dichiarato ieri la «grave crisi idrica», con il «probabile avvio della turnazione». 

Secondo l’ultimo rilevamento, aggiornato a ieri e riportato sul sito dell’azienda idrica, i quattro invasi hanno riserve ridottissime. In quello di Piana degli Albanesi sono stoccati 2.941.000 metri cubi, l’11,1 per cento della portata complessiva; l’invaso Poma dispone di 9.586.000 metri cubi, 15,6 per cento; lo Scanzano 2.030.000 metri cubi, il 17,86 per cento; il Rosamarina 20.309.000 metri cubi 21 per cento. In attesa degli sviluppi dalla Capitale, l’Amap ha annullato la convocazione giudicandola «inopportuna» tenuto conto che il «Consiglio dei ministri tratterà l’argomento in data odierna, si ritiene corretto aspettare le risultanze per prendere qualsivoglia decisione». La dichiarazione dello stato di calamità porterebbe a una «accelerazione dell’iter per la realizzazione di nuove opere»: il riferimento è alla realizzazione di tre impianti di dissalazione che, nelle intenzioni dell’azienda, dovrebbero risolvere definitivamente il rischio di nuove turnazioni. 

«Le opere a cui mi riferisco sono i dissalatori – spiega a MeridioNews la presidente di Amap – al momento è una delle possibilità per evitare la turnazione. Il problema siccità è ormai ciclico, da anni ormai non piove a sufficienza. Ed esistono dei modelli portatili, che trattano fino a 50 litri al secondo e si potrebbero utilizzare nelle more di costruirne tre nuovi definitivi». I tre impianti a cui pensa l’Amap potrebbero essere realizzati nella zona di Molara, per filtrare l’acqua proveniente dalla sorgente di Presidiana, e altri due rispettivamente nella costa Sud e in quella Nord. «Superate le fasi burocratiche e le gare di appalto, possono essere realizzati in 5-6 mesi al massimo. Nel frattempo utilizziamo quelli portatili, ma non siamo in condizione di sostenere costi così pesanti». L’affitto di un solo impianto portatile, infatti, si aggira sui 100mila euro al mese. Costi più salati, inevitabilmente, per un impianto fisso: «Per esempio – sottolinea – il dissalatore realizzato sull’isola di Vulcano è costato circa 8 milioni di euro, per questo abbiamo bisogno di finanziamenti, da soli non potremmo mai farcela».

Intanto, i sindacati puntano il dito contro presunte inefficienze e sprechi dell’azienda che negli anni avrebbero aggravato la situazione, amplificando l’emergenza idrica. «Palermo torna al passato con il razionamento idrico, peccato che dal 2010 si continui a sversare in mare l’acqua delle sorgenti Scillato, a causa di una breccia nell’acquedotto che la porta in città» è l’accusa di Giovanni Musso, segretario generale Femca Cisl Palermo Trapani, e Lia Arcuri, segretario aziendale all’Amap per la Femca Cisl Palermo Trapani. Secondo la Femca Cisl nulla è stato fatto per risolvere definitivamente il problema, se non un intervento tampone nel 2017 che ha riportato in condotta solo una parte di quest’approvvigionamento idrico«In 8 anni sono stati buttati a mare 100 milioni di metri cubi d’acqua potabile – proseguono Musso e Arcuri – provenienti da una sorgente nota per le sue caratteristiche, tanto che recentemente il Comune di Scillato ha formalizzato le procedure di aggiudicazione per l’imbottigliamento per scopi commerciali». 

Accuse, tuttavia, che la Prestigiacomo respinge e rispedisce al mittente: «Tengo a precisare che il collettore si è rotto nel 2013, non nel 2010 e, ad ogni modo, l’anno scorso, con estrema urgenza, abbiamo riparato il guasto nel giro di due mesi. Il problema ormai è stato risolto e non accetto accuse simili che trovo fuori luogo. I sindacati – ha concluso – dovrebbero occuparsi del bene dei lavoratori e non di come è gestita dell’azienda». Ora si attende l’esito della riunione del Consiglio dei ministri per sapere se si potrà contare sui finanziamenti nazionali scongiurando così lo spauracchio del razionamento.


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