Crisi Acciaierie, i clienti non mancano ma troppi costi «Con il termovalorizzatore risolveremmo il problema»

«In un contesto come quello in cui ci troviamo, il termovalorizzatore per l’azienda sarebbe davvero un’opportunità. Non solo per noi, anche per i lavoratori». La voce al telefono è quella dell’ingegnere Vincenzo Guadagnuolo, uno dei consiglieri delegati di Acciaierie di Sicilia, stabilimento catanese un tempo conosciuto come Acciaierie Megara che da mezzo secolo è tra le realtà industriali più importanti dell’isola. La società, oggi di proprietà di Alfa Acciai, è da sempre legata alle famiglie Lonati e Stabiumi, magnati dell’acciaio originari di Brescia. Il tondo per cemento armato, pezzo forte della produzione, è un prodotto che con all’orizzonte le grandi opere legate al Pnrr avrà senz’altro mercato. Tuttavia pensare che il momento attuale sia tutto rose e fiori sarebbe sbagliato. Almeno stando ai vertici dell’azienda che, qualche settimana fa, hanno deciso di mettere in cassa integrazione buona parte dei lavoratori. «È stata una misura che abbiamo preso soltanto per due giorni, ma ammetto che non possiamo escludere che in futuro ricapiti», ammette Guadagnuolo.

All’origine di quello che potrebbe sembrare un paradosso c’è il problema che sta in cima all’agenda del governo: i costi dell’energia. «La nostra fa parte di quelle che vengono chiamate industrie energivore – spiega Guadagnuolo -. I nostri processi produttivi richiedono elevatissimi consumi. Se si considera che dai 60 euro a megawattora dell’anno scorso si è arrivati a oltre 400 euro allora si capisce perché abbiamo dovuto fare ricorso alla cassa integrazione. Può sembrare strano, ma in determinati momenti corriamo il rischio che la produzione costi più di quanto frutti. Questo perché – sottolinea l’ingegnere – è impensabile pensare di potere ribaltare questi costi sui nostri clienti». Tra le richieste di Acciaierie ce n’è una rivolta al governo centrale, «affinché si tornino ad avere condizioni che consentano per chi opera in Sicilia e Sardegna di comprare l’energia come nel resto d’Italia». 

La crisi energetica, che in Sicilia si accompagna a quella più datata legata alla difficoltà di smaltire i rifiuti, offre lo spunto per rilanciare un argomento di cui MeridioNews ha dato per prima notizia a fine 2020: l’idea di costruire un inceneritore vicino all’Ikea di Catania. Ovvero vicino alle Acciaierie di Sicilia. In quest’ultimo caso non si tratta di una coincidenza: a presentare il progetto del termovalorizzatore – o termoutilizzatore, usando il lessico di Nello Musumeci – è stata la Si Energy. La società è di proprietà per metà di Siderurgica Investimenti e di Mmenergie, nelle cui compagini figurano componenti delle famiglie Stabiumi e Lonati. La Si Energy, dopo avere presentato un progetto giudicato in prima battuta sovradimensionato dalla commissione tecnica-specialistica della Regione, è tra le imprese che ha preso parte alla manifestazione d’interesse voluta dal governo Musumeci nella prospettiva di realizzare due termovalorizzatori in Sicilia. 

«Il termovalorizzatore consentirebbe di produrre dai rifiuti energia da immettere nei processi necessari alle attività di Acciaierie e di farlo a prezzi stabiliti. E ci garantirebbe – afferma Guadagnuolo – di ammortizzare i riflessi negativi legati alla variabilità dei costi per gli approvvigionamenti». L’ingegnere si sofferma anche sulle prospettive future di mercato: «Il Pnrr è senz’altro un’opportunità anche per noi: dalle autostrade alle ferrovie, sono tante le opere in cui ci sarà bisogno dei nostri prodotti ma, con l’innalzamento del prezzo delle materie prime, non mi sento di escludere la possibilità che i progetti da realizzare subiscano una sfoltita».

Dal canto loro, i magnati dell’acciaio sono impegnati a diversificare i propri business. Compreso lo stesso settore energetico. Al largo di Gela, infatti, potrebbe sorgere un parco eolico in mare. A presentare al ministero per la Transizione energetica il progetto, che prevede un nuovo di pale necessario a produrre 384 megawatt di energia all’anno, è stata la società Apollo Wind. La società è di proprietà di Mmenergie – la ditta che possiede metà delle quote di Si Energy – e rimanda direttamente a Margherita Stabiumi. Figlia di Amato Stabiumi, per la 49enne non sarebbe il primo impegno nel settore della produzione energetica: fino a marzo 2009, infatti, è stata consigliera di Nuove Energie, la società legata a Enel che ottenne le autorizzazioni ambientali per costruire un rigassificatore a Porto Empedocle. Lo stesso progetto che proprio in queste in settimane è stato rispolverato dal governo Draghi.


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