A Catania si producono 750 chilogrammi di spazzatura per abitante. Per smaltirli il Comune paga complessivamente 71 milioni di euro. Una cifra preoccupante, che nell'ultimo anno è cresciuta di due milioni. «I rifiuti sono la seconda voce, dopo le spese per il personale, che incidono nei bilanci», afferma Danilo Pulvirenti, presidente dell'associazione Rifiuti zero. Che spiega come in realtà i cittadini potrebbero guadagnarci
Cresce il costo del conferimento in discarica Aumenti milionari, «è un dato anomalo»
La produzione di rifiuti a Catania è di 750 chilogrammi per abitante, contro una media siciliana – già alta – di 550 chilogrammi. Un quantitativo di spazzatura confluita nella discarica della Sicula trasporti con un notevole esborso per il Comune etneo. Secondo i dati in possesso dell’associazione Rifiuti zero «il solo costo di conferimento in discarica è aumentato dal 2012 al 2013, passando da 16 milioni di euro a 18 milioni», spiega il presidente, Danilo Pulvirenti. Una cifra preoccupante, alla quale «bisogna aggiungere gli altri costi di gestione che fanno lievitate il costo a 71 milioni per il 2013 contro i 68,5 milioni del 2012». Anche la quota spettante alla società di raccolta Ipi-Oikos è cresciuta di circa un milione di euro rispetto al 2012. Un dato considerato dall’associazione «anomalo». «Nei Comuni nei quali siamo presenti stiamo cercando di fare un accesso agli atti per sapere come viene calcolato il costo del conferimento», anticipa Pulvirenti.
Catania, come moltissime altre città più o meno grandi, si trova in una situazione economica che potrebbe essere di gran lunga migliorata grazie alla raccolta differenziata. «Se si facesse seriamente il Comune risparmierebbe milioni di euro», sostiene il presidente dell’associazione. «Dei 18 milioni di euro il 30-40 per cento è costituito dall’umido, il 25 per cento circa da carta e cartone, il 15 per cento da plastiche, l8 per cento da vetro e il 3 per cento da alluminio», elenca Pulvirenti. Grazie a un accordo stipulato tra l’Associazione nazionale dei comuni italiani e il Conai (Consorzio nazionale imballaggi) «i sindaci possono riscuotere il contributo Conai a seguito della percentuale di raccolta differenziata. Quindi – prosegue – supponendo che si riuscissero a recuperare tutte le risorse contenute nella nostra miniera urbana, il Comune risparmierebbe ben nove milioni di euro per mancato conferimento in discarica e ne guadagnerebbe ben 12 milioni con un saldo netto di 21 milioni di euro».
«I rifiuti sono la seconda voce, dopo le spese per il personale, che incidono nei bilanci – spiega Pulvirenti – Non si tratta di essere ambientalisti, ma economisti». La situazione potrebbe migliorare, grazie al nuovo regolamento della Iuc, la tassa che mette insieme le imposte sugli immobili Imu e Tasi e quella sui rifiuti, la Tari. Approvato la scorsa settimana, prevede «una premialità per i cittadini che portano rifiuti differenziati nelle isole ecologiche e per coloro i quali, provvisti di giardino, utilizzino lo strumento del compostaggio», ha assicurato l’assessore al Bilancio Giuseppe Girlando. «Ma anche il compostaggio deve essere regolamentato», avverte Danilo Pulvirenti. Una misura che l’amministrazione potrebbe prendere immediatamente, senza dover rivedere il contratto che regola la gestione dei rifiuti in città.
Per l’associazione ambientalista adesso è fondamentale istituire – come previsto dalla legge regionale – un osservatorio sui rifiuti e aprire un tavolo tecnico che si occupi di analizzare e valutare il nuovo capitolato d’appalto per il servizio di raccolta. Il cavallo vincente sul quale puntare, ribadisce il presidente di Rifiuti zero, è la differenziata. «Le isole ecologiche sono un tassello fondamentale – riconosce – Ma è il porta a porta a garantire il maggiore risparmio». E respinge anche le critiche di quanti sostengono che abbia costi maggiori: «Costa di più se viene fatta male. Se si supera il 75 per cento si guadagna». E puntualizza: «La legge fissa il limite al 60 per cento». Le multe dell’Unione europea? Danno e beffa, «le paghiamo noi».