E' illogica e piena di buchi la ricostruzione dell'uccisione del superprefetto antimafia da parte di questo particolare esponente di cosa nostra
Craxi, Andreotti, Dalla Chiesa e le dichiarazioni un po’ strane del pentito di mafia Francesco Onorato
E’ ILLOGICA E PIENA DI BUCHI LA RICOSTRUZIONE DELL’UCCISIONE DEL SUPERPREFETTO ANTIMAFIA DA PARTE DI QUESTO PARTICOLARE ESPONENTE DI COSA NOSTRA
Una premessa: saranno altri – e ben più titolati di noi – a vagliare le dichiarazioni del pentito di mafia, Francesco Onorato. Noi, in questa fase, vogliamo commentare alcuni passaggi delle dichiarazioni rese da questo signore oggi, a Palermo, nel corso del processo sulla trattativa tra Stato e mafia.
Dice, questo signore, che il generale Carlo Alberto dalla Chiesa, ucciso a Palermo il 3 settembre del 1982, sarebbe stato massacrato (insieme alla moglie, Emanuela Setti Carraro e all’agente Domenico Russo in via Carini) per volere di Giulio Andreotti e Bettino Craxi.
Bene. Noi che c’eravamo – e che già allora leggevamo i giornali e scrivevamo anche qualche articolo – abbiamo il dovere della memoria. Per evitare che, nella confusione del nostro tempo, si perda il senso della storia.
Nel 1982 il capo del Governo del nostro Paese era Giovanni Spadolini, storico e giornalista (era stato direttore del Corriere della Sera), esponente di spicco del Pri, il Partito repubblicano italiano.
Nel 1982 i rapporti tra Andreotti e Craxi erano pessimi. Il leader del Partito socialista italiano predicava l’alternanza alla guida del Governo del nostro Paese. Mezza Dc nicchiava, l’altra metà era per il “no”.
Ebbene, se nella Dc c’erano due leader che si opponevano strenuamente a Craxi – anche per motivi diversi – questi erano Ciriaco De Mita e Giulio Andreotti.
Proprio in quegli anni Andreotti e Craxi si erano ‘pizzicati’ in modo feroce. Il leader del Psi – questa è storia – a proposito di Andreotti, che allora veniva considerato una “volpe” per la sua straordinaria furbizia, a un certo punto regalò ai giornali una battuta al vetriolo contro il suo avversario acerrimo: “Qualche volta le volpi finiscono in pellicceria…”.
Ora, dire che nel 1982 Andreotti e Craxi erano d’accordo per far ammazzare Dalla Chiesa, beh, a noi sembra una cosa enorme.
Di più. Nell’ultimo anno della sua vita sembra che Dalla Chiesa avesse invece iniziato a dialogare con Craxi. Si diceva, in quegli anni, che Dalla Chiesa sapesse molte cose sulla tragica fine di Aldo Moro, il leader della Democrazia cristiana rapito dalle Brigate Rosse e poi fatto trovare cadavere dopo una lunga prigionia a Roma, il 9 maggio del 1978.
Il riferimento a Moro non è casuale. Proprio sul leader della Dc lo scontro tra Andreotti e Craxi era stato durissimo. Nei giorni della prigionia di Moro, il leader socialista – che forse del rapimento dello statista democristiano sapeva tante cose che non ha mai rivelato – era per aprire una trattativa con i brigatisti, nel tentativo di salvare la vita a Moro.
Guarda caso, ad essere contro ogni forma, anche minima, di trattativa erano i democristiani che, giusto in quei giorni, avevano rispolverato una cosa che, da De Gasperi in poi, avevano messo da parte: il senso dello Stato.
Lo scontro tra Craxi e Andreotti si protrarrà ininterrottamente fino alla tarda primavera del 1983, quando la Dc deciderà di cedere alla richiesta del leader del Psi, accettando un Governo di centrosinistra a guida socialista. Cosa che avverrà nei primi giorni di agosto di quell’anno, quando Craxi varerà il proprio Governo.
Di quel Governo, Andreotti sarà il ministro degli Esteri. Anche questa sarà una scelta non casuale. In disaccordo quasi sempre su tutto, in una cosa il leader Dc e il segretario del Psi andavano d’accordo: nell’appoggio alla causa palestinese.
Parla, ancora una volta, la storia: Andreotti era un interlocutore privilegiato del leader palestinese, Arafat. Mentre Craxi – questo si scoprirà poi – era, addirittura, uno dei leader (e dei finanziatori) del movimento per la liberazione della Palestina.
Questa, lo ribadiamo, è la storia. Dire che nel 1982 Andreotti e Craxi andavano d’amore e d’accordo e, insieme, decidevano l’eliminazione del generale Dalla Chiesa, lo ripetiamo, ci sembra una tesi fuori dalla storia.
Tra l’altro – e qui concludiamo i nostri brevi ricordi – proprio in quei giorni si parlava di contatti sempre più intensi tra Craxi e Dalla Chiesa. E’ probabile che il leader socialista, nel settembre del 1982, non avesse ancora la certezza che, un anno dopo, sarebbe stato chiamato a guidare il Governo del nostro Paese.
Ma negli ambienti socialisti, già allora, circolava un’indiscrezione secondo la quale, se Craxi fosse diventato Presidente del Consiglio, Dalla Chiesa sarebbe stato ministro degli Interni.
Ricordiamo anche – e sono sempre ricordi di quei giorni – che tanti democristiani siciliani erano un po’ terrorizzati dall’idea di ritrovarsi Dalla Chiesa ministro degli Interni. Ma questa è un’altra storia.
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