Cracolici, dal divano in disparte ad assessore Scordate le critiche a Crocetta, ha scalato il Pd

«Le decisioni giuste vengono dall’esperienza, l’esperienza viene dalle decisioni sbagliate». Che sia o meno appassionato di aforismi, Antonello Cracolici sembra proprio uno capace di imparare dagli errori del passato. Per lui la legislatura era cominciata veramente male. Era passato in secondo piano nel suo partito con la nomina a capogruppo di Baldo Gucciardi, nell’ultimo periodo della segreteria regionale di Giuseppe Lupo, dopo che lo stesso Cracolici aveva contribuito in maniera decisiva alla scomposizione del precedente quadro politico regionale di riferimento con Raffaele Lombardo ed il centrodestra. 

L’uomo che aveva sfrattato i forzisti dai centri di governo, interrompendo un ciclo di potere che durava dal 1996, era in difficoltà. L’esclusione come componente della commissione Bilancio gli venne comunicata in Aula, come ad uno qualsiasi. Forse peggio. Non gli era stata assegnata all’interno del gruppo del Pd, neanche la stanza. Si riunivano con Marziano, Panarello, Panepinto e gli altri in un angolo dove erano disposti alcuni divani. In tre anni Cracolici, uno dal carattere difficile abituato a dire le cose, magari anche a muso duro, ma guardando in faccia il suo interlocutore, è riuscito a ribaltare la partita, ed è oggi il nuovo assessore regionale all’Agricoltura

Senza prove muscolari, ma con il ragionamento, che in politica lo ha premiato molte volte, tessendo trame che ad altri spesso, sfuggono. È stato severo fino all’inverosimile verso Crocetta: «Forse è meglio staccare la spina», sua la frase che sembrò presagire l’epilogo, e suo anche il ravvedimento nei confronti del governatore siciliano, in compagnia del quale si appresta a vivere l’ultimo scorcio dell’esperienza di governo. La migliore scorta possibile dentro l’esecutivo, accanto a Gucciardi, assessore alla Salute e con Lupo che rimane a fare il vice presidente dell’Ars. 

Ma da dove è partita la rivincita e la conseguente risalita di posizioni? Intanto dal cambio di segreteria regionale. L’accordo voluto da Davide Faraone che ha portato alla vittoria di Fausto Raciti, ha rimesso in pista il politico palermitano, ma non solo quello. Cracolici ha sempre svolto un ruolo molto attivo in Aula anche nei ruoli della commissione Bilancio, dove successivamente fu designato e adesso lascerà la presidenza della commissione Affari istituzionali all’Ars. Contraddittorio o capace di cambiare idea? Politico e non politicante a cui non sono mancati i momenti difficili. A gennaio di due anni fa, toccò a lui, in Aula, dare notizia dell’inchiesta che riguardava le spese pazze dei gruppi dell’Ars, da cui uscì a testa alta, sperando fino alla fine nell’archiviazione, che giunse liberatoria, ma nella quale, confidò ai giornalisti, non aveva mai smesso di credere. 

I nemici in politica non gli mancano e la marcatura nei suoi confronti tornerà stretta anche dentro il suo partito. Eppure, proprio dalle parti dei Democratici qualcuno, a voce molto bassa, coltiva un’idea a sorpresa che lo riguarderebbe in prima persona. Metterlo in campo tra poco più di un anno nella corsa a sindaco di Palermo, dove il Pd, in ogni caso, dovrebbe schierare un proprio candidato. Lui non solo dichiara di non pensarci, ma non appare interessato all’argomento. È stato consigliere comunale a Palermo dal 1993 al 2000, capogruppo del Pds ed assessore al Bilancio di Leoluca Orlando per qualche mese nel 2000. Essendo però uomo capace di tornare con intelligenza sui propri passi, non è escluso che più di uno lo inviti a riconsiderare la cosa. Sempre che Faraone per quella postazione non abbia già altre idee per la testa.


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