Covid-19, l’Anci a tutela dei dipendenti comunali «Sindaci lascino a casa chi ha patologie pregresse»

«Bisogna alleggerire gli uffici, garantendo soltanto i servizi essenziali. Il virus si sta diffondendo e la salute va messa al primo posto». Le disposizioni sono chiare e riguardano gli enti locali di tutta l’Isola. A farsi portavoce è Paolo Amenta, vicepresidente di Anci Sicilia. L’associazione di riferimento dei Comuni ribadisce come la linea da seguire anche per le amministrazioni locali sia quella del tele-lavoro laddove possibile. In alternativa vanno concesse le ferie

La pubblica amministrazione sta reagendo con tempi diversi alle prescrizioni disposte dal governo nazionale nel tentativo di contenere l’epidemia da Covid-19 ed evitare che il sistema sanitario nazionale collassi. Mentre gli uffici della Regione Siciliana hanno chiuso e avviato formule di smart working, i Comuni si stanno mostrando più lenti. In qualche caso, l’invito ai dipendenti, anche affetti da altre patologie pregresse e per questo categorie maggiormente a rischio, è stato quello di andare al lavoro rispettando la distanza di sicurezza. «Chi ha già altre patologie deve assolutamente rimanere a casa – sottolinea Amenta a MeridioNews -. Altre misure non valgono, neanche se si lavorasse isolati. I sindaci hanno il dovere di adottare tutte le precauzione necessarie per tutelare il personale».

Il vicepresidente di Anci Sicilia sottolinea come per molti uffici il tele-lavoro sia una soluzione a portata di mano. «Chi opera su portali informatici già nel quotidiano può proseguire a farlo da remoto, dimostrando la produttività all’ente che deve a sua volta assumersi le relative responsabilità, ufficializzando l’attivazione dello smart working», spiega. Nei casi in cui ciò non fosse possibile, allora la permanenza a casa deve passare dalle ferie. «Bisogna capire come verranno interpretate questi riposi dallo Stato, ma per questo dovremo attendere i futuri provvedimenti del governo. Per adesso – ribadisce – l’unica cosa che conta è limitare la diffusione dei contagi». Sospesi gli orari di ricevimento al pubblico. «Bisogna garantire i servizi essenziali, ma soltanto attraverso le prenotazioni», conclude. 

Simone Olivelli

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