Quattro articoli per fissare la base normativa su cui poggiare ordinanze che possano derogare alle restrizioni decise dal governo Conte. Il piano di palazzo d'Orleans si ispira alla Provincia di Bolzano e passa dall'articolo 17 dello Statuto
Covid-19, come Musumeci vuole allentare i lacci di Roma «Nuova commissione di esperti per far valere autonomia»
«Rivendichiamo la responsabilità di anticipare e accompagnare la ripartenza». Poche righe di comunicato che hanno preceduto il confronto con i tecnici per valutare i contorni di un disegno di legge che, prendendo spunto da quanto fatto dalla Provincia di Bolzano, vorrebbe slegare i lacci della Regione dal discusso Dpcm del premier Giuseppe Conte. La giornata di ieri per il governo Musumeci è stata contrassegnata dal lavoro al ddl su cui dovrebbe poggiare l’allentamento delle misure di contenimento dell’epidemia di Covid-19 nell’isola, perlomeno per quanto riguarda i limiti orari alle attività di ristoranti, bar, teatri, cinema e quanti hanno incassato la stretta decisa dal governo Pd-M5s per scongiurare lo spauracchio di una nuova chiusura generale.
«Una norma che dà la possibilità al governo regionale di adeguare la ripresa delle attività economiche all’andamento effettivo del contagio nell’Isola», è la presentazione di palazzo d’Orleans al testo legislativo. Stavolta non si parla di ordinanza del governatore, ma di un ddl che, in quanto tale, dovrà seguire l’iter di ogni progetto legislativo. Con passaggi dalle commissioni, emendamenti e discussione all’Ars. «Il governo ha raccolto il nostro input – commenta Sergio Tancredi di Attiva Sicilia – ciò che auspichiamo è che si vada verso un testo che tenga conto delle agevolazioni fiscali e dei sussidi che il governo nazionale introdurrà con il decreto Ristori». Il timore del deputato trapanese, che prima di lasciare il M5s si è più volte dovuto difendere dall’accusa di essere fin troppo vicino a Musumeci, è che nel tentativo di fare del bene si possa approdare a soluzioni equivoche. «Va data agli imprenditori la possibilità di continuare a lavorare fino a orario di chiusura, rinunciando ai sussidi statali; ma al contempo bisogna tenere conto di chi, temendo una riduzione degli incassi causati dal particolare momento, potrebbe preferire lasciare abbassate le saracinesche e ricevere le somme stanziate da Roma».
La questione orari di chiusura è da giorni al centro delle proteste – in alcuni casi trascese in veri e propri atti di violenza e scontro con le forze dell’ordine – di chi ritiene che la nuova stretta possa infliggere il colpo definitivo all’economia dell’isola. Nella bozza di ddl che dovrebbe approdare a sala d’Ercole, tuttavia, non si parla di dettagli. Il testo, formato da quattro articoli, si sofferma sulla cornice normativa su cui poggeranno le scelte del governo Musumeci. Sullo sfondo resta l’articolo 17 dello Statuto che recita: «Entro i limiti dei principi e interessi generali cui si informa la legislazione dello Stato, l’Assemblea regionale può, al fine di soddisfare alle condizioni particolari e agli interessi propri della Regione, emanare leggi, anche relative all’organizzazione dei servizi». Seguono una serie di settori, molti dei quali interessati dalle attuali restrizioni.
Da un punto di vista pratico, a disciplinare le parziali riaperture saranno comunque dei provvedimenti di Musumeci. «A decorrere dall’entrata in vigore della legge e fino alla cessazione dello Stato di emergenza, nei limiti dei principi e degli interessi cui si informa la legislazione statale emergenziale – si legge all’articolo 2 della bozza – alla luce del principio di sussidiarietà e al fine di meglio rispondere alle specifiche esigenze del territorio, le attività sono disciplinate con apposita ordinanza del presidente della Regione sentito il parere del comitato tecnico scientifico e a condizione che sia possibile garantire il rispetto delle misure igienico-sanitarie». Lo stesso ddl prevede anche l’istituzione di una «commissione di esperti quale organo tecnico consultivo» le cui competenze dovranno essere disciplinate da un decreto dell’assessore alla Salute Ruggero Razza. Al comma 2 dell’articolo 3, invece, si prevede che «qualora a livello nazionale siano previste mitigazioni o restrizioni delle misure di contrasto del virus, queste possano essere recepite con ordinanza del presidente della Regione».
Riparte da qui il secondo tempo della partita tra palazzo d’Orleans e palazzo Chigi. Già in primavera, Musumeci – che con l’ultima ordinanza ha introdotto il divieto, non previsto dal Dpcm, di spostarsi a partire dalle 23 – in più di un’occasione aveva preso le distanze da quanto deciso a Roma. Le critiche, in momenti diversi, avevano riguardato sia misure ritenute non sufficientemente rigide che altre considerate non proporzionali al calo dei contagi che si stava registrando in Sicilia rispetto alle zone più colpite del Paese. Resta da chiedersi con che tempi il governo regionale, una volta ottenuto l’ok dall’Ars e al netto di impugnative da Roma, deciderebbe di allentare le restrizioni attualmente in vigore. A riguardo ieri Musumeci è stato prudente. «Sappiamo benissimo che andiamo verso la chiusura totale, inutile far finta di non capirlo – ha detto intervistato da Sky Tg24 – In questo momento parlare di riapertura mi sembra azzardato, anche se il 23 ottobre (data del Dpcm, ndr) la chiusura dei ristoranti alle 18 mi è sembrata davvero un non-sense soprattutto in una regione come la Sicilia dove – ha concluso il presidente della Regione – si va a cenare alle 21»