Nel pomeriggio di mercoledì 1 febbraio 2006 gli abitanti più giovani del quartiere Antico Corso hanno preso sul serio i magniloquenti discorsi su "università e territorio": un pallone, un prato verde e due squadre di ragazzini. Step1 vi propone la cronologia di una guerra annunciata
Cos’è un ‘campus’?
Giovedì 26 gennaio
Il Magnifico Rettore, con Presidi di Facoltà e funzionari vari, coglie l’ennesima occasione per convocare la stampa cittadina: l’inaugurazione del Giardino su via Biblioteca. Il rifacimento è stato frettoloso: i muraglioni non sono stati ripuliti dai graffiti, l’unica infrastruttura (Casa Nicolina) è ancora inutilizzata, sulla parte prospiciente palazzo Ingrassia resta l’orribile pietrisco da cantiere edile adoperato al posto della ghiaia, la disposizione delle luci sul grande scheletro in ferro che ripropone la pianta del Refettorio dei monaci altera il progetto originario di Giancarlo De Carlo (una variante giustificata con l’esigenza di salvaguardare il costoso impianto di illuminazione precedentemente devastato).
Ma tiriamo tutti un gran sospiro di sollievo nel constatare che lo scempio del giardino è stato sanato dopo anni di incuria e di abbandono a ogni forma di vandalismo. All’interno della parte cintata si è provveduto a piantumare un prato e larghi cespugli grigio-verdi di lavanda che promettono di fiorire.
La manutenzione? Ci penserà il Comune.
Mercoledì 1 febbraio (mattino)
Sul quotidiano locale (pag.39) Mario Barresi fa il suo dovere di cronista riproponendo la conferenza stampa del Rettore nella pagina speciale che “La Sicilia” dedica all’università. Intitola così:
BENEDETTINI, MONUMENTO “VIVO”. NEL MONASTERO SBOCCIA UN CAMPUS.
Mercoledì 1 febbraio (pomeriggio)
Cos’è un “campus”?
I ragazzini dell’Antico Corso, che non hanno studiato il latino e fanno un po’ di confusione con l’inglese, decidono che un campus è un campus…
E’ passata un’intera settimana di maltempo, a beneficio del prato. Alla prima schiarita, che c’è di meglio che sostituire il sagrato della chiesa di San Nicolò con l’erba nuova del giardinetto? La partita è entusiasmante. Quei due alberelli sembrano messi apposta: una perfetta porta da football.
La sede dell’ufficio tecnico è proprio di fronte al nuovo campo di calcio. Il geometra Arena, uno dei più solerti funzionari dell’ufficio, si affaccia in tempo per ammirare il primo goal. E subito interviene paterno (in pessimo dialetto siciliano): “Carusi, l’erba è stata piantata la settimana scorsa, cca è cosa vostra, l’aviti a trattari bonu!!!”. Poi, preso a parte uno dei leader, gli pone la seguente domanda: “Tu una cosa tua come la tratti?”. Risposta: “Na cosa mia a trattu comu vogliu ìu” (inoppugnabile logica). Così la partita prosegue, mentre il geometra Arena, sempre più costernato, rimane a controllare la situazione dalla balconata davanti all’ingresso dell’aula magna e moromora con uno sguardo sconsolato: “Cca picca dura!”.
In verità pare che l’erba scelta dal progettista, scartando il “volgare” gramignone, sia proprio quella usata per i campi di calcio. Dunque può darsi che non ci sia nulla di tragico. Vedremo se i giardinieri hanno fatto un buon lavoro. Oppure si potrebbe decidere che quel giardino non è fatto per giocarci a pallone. E allora come finirà? Chi dovrà fare applicare il divieto? Insomma il giardinetto di via Biblioteca, appena inaugurato, è diventato un luogo- simbolo del tanto osannato “rapporto tra università e territorio”.
E noi da che parte stiamo? Da quella dei ragazzini del quartiere, che hanno tutto il diritto di avere un posto per giocare a pallone. Mi pare ovvio!