«È un modo per spiegare come la mafia incide nella quotidianità di ciascuno di noi». Così il regista Francesco Lambri aspira a portare la storia di denuncia e ribellione dell'imprenditore palermitano Daniele Ventura nelle scuole del Paese. «Nel suo caso la legalità ha vinto ma lui è stato lasciato solo»
Cosa nostra non è cosa mia, arriva lo spettacolo teatrale «Non c’è bisogno di eroi antimafia, bastano i piccoli gesti»
Dopo il libro lo spettacolo teatrale. Cosa nostra non è cosa mia, il racconto in prima persona di Daniele Ventura – che nel 2011 ha denunciato i propri estorsori – adesso diventa un’opera che mira a essere diffusa nelle scuole. Lo fa grazie a Francesco Lambri, regista e attore siciliano che da anni lavora nel mondo del sociale. «Sono venuto a conoscenza del suo libro quasi per caso, tramite la Zisa Edizioni e la segnalazione di Davide Romano, che lo ha da poco pubblicato – racconta l’autore – Una piccola grande storia, in cui la legalità ha vinto ma Daniele è stato lasciato solo. Ha fatto la sua denuncia, quello che andava fatto, ma alla fine chi sta pagando è lui. E ho pensato che fosse una storia interessante. Innanzitutto perché è assurdo aspettare il momento drastico in cui muore qualcuno per poterti muovere, non c’è bisogno di immolare nessuno. Sarebbe bastata una piccola buona azione all’epoca, per esempio andare a prendere il caffè nella sua attività commerciale ogni mattina, in modo da sostenerlo dopo la sua denuncia. Sarebbe stata una bella risposta».
Peccato che invece Daniele, a distanza di sette anni da quella denuncia, si ritrovi a dover restituire migliaia di euro a Invitalia (e dunque allo Stato). Proprio perché, dopo aver avviato il New Paradise in via Principe di Scordia (nei pressi di Borgo Vecchio) e la richiesta del pizzo da parte dei mafiosi della zona, i clienti lo hanno abbandonato. Costringendolo a un calvario economico che è ancora lontano dalla risoluzione. Da qualche tempo Daniele lavora con Gianluca Maria Calì, un altro imprenditore antimafia che ha aperto l’omonima autoconcessionaria in viale Regione Siciliana, nei pressi dello svincolo di Bonagia. Pur differenti di carattere – più estroverso Calì, più riservato Ventura – i due sono in ottima sintonia. Una sinergia antimafia, verrebbe da dire. E che ha effetti quotidiani.
«Continuiamo a ricevere offese dalla gente del quartiere, o comunque da parte dei ragazzi che gironzolano nella zona – racconta Daniele – E per due volte abbiamo avuto un passaggio di bare davanti al cancello». Un messaggio inquietante che Daniele spiega in questo modo: «Si fermano con un camion qui davanti e prendono le bare incellofanate, vengono i furgoni piccoli e se le passano proprio qui davanti. Considera che siamo su viale Regione, cioè una strada molto trafficata, secondo noi dunque il gesto è voluto, è un avvertimento. Anche perché non è una cosa normale, non si è mai vista, e guarda caso avviene davanti al cancello di un’attività antimafia. Ma noi andiamo avanti. Certamente i segnali non sono belli, la nostra volontà rimane quella di proteggere le nostre famiglie».
Eppure, dopo la pubblicazione del suo racconto in prima persona, qualcosa sembra essersi smosso per il giovane nato a Brancaccio. «È bello esportare la legalità nel resto d’Italia tramite un’opera teatrale – dice – Da questo punto di vista dunque qualcosa si muove in senso positivo, col libro diciamo che si è aperto un mondo nelle coscienze delle persone». A interpretare Daniele, nell’opera che porta lo stesso titolo del libro, sarà lo stesso Lambri. Insieme a Renato Bica, che è anche il presidente della Pro Loco di Custonaci. «Sarà un monologo in prima persona – spiega il regista – Ci saranno poi dei flashback, con Renato Bica che reciterà vari personaggi: dal mafioso al cugino che aveva un centro di scommesse lì vicino al giudice del tribunale al carabiniere della Dda. Il mio è un lavoro condiviso con lo stesso Daniele, via via che scrivevo gli proponevo i testi, lui stesso ha fatto delle correzioni. Sarà partecipe anche nell’attività di promozione, credo quindi che gli sia proprio piaciuto».
Il testo è stato completato. Lo spettacolo è in questi giorni in prova, e a fine novembre ci sarà la prova generale a Custonaci, dove sarà presente lo stesso Daniele. «C’è già una data fissata a Palermo per gennaio, presso l’istituto comprensivo statale Manzoni Impastato grazie all’impegno della docente Silvia Cuccia – afferma Lambri – Conto comunque di fare un’anteprima a dicembre sempre in città. E anche Unicef dovrebbe supportarci nella promozione. Lo spettacolo è realizzato, nelle attività di logistica e di promozione, da Sound Power Service». L’obiettivo, dunque, è di portare in scena Cosa nostra non è cosa mia nelle scuole di ogni ordine e grado. Sia in Sicilia che nel resto d’Italia. Un modo per spiegare «come la mafia incide nella quotidianità di ciascuno di noi», conclude Lambri.