Corte dei Conti: bilancio della Regione peggiorato I giudici suggeriscono un piano pluriennale di rientro

Un piano pluriennale di rientro per far tornare le casse della Regione in equilibrio. Esattamente come i Comuni in predissesto. È la soluzione che la Corte dei conti regionale suggerisce per affrontare una situazione economica gravissima, «di difficile sostenibilità». Nella relazione sul rendiconto 2014, i giudici contabili sottolineano che i conti della Regione Sicilia sono peggiorati rispetto al 2013, nonostante misure «ispirate a rigorose politiche d’intervento». Fra i dati più critici restano quelli della sanità, che prosciuga oltre la metà dell’intero bilancio: nel 2014 per questo settore sono stati spesi 9 miliardi e 508 milioni, cioè 615 milioni in più rispetto al 2013. Una cifra enorme che rappresenta il 54 per certo di tutte le spese della Regione che nel 2014 sono state di 17 miliardi e 599 milioni di euro. Settore che, secondo l’assessore regionale Alessandro Baccei, «di fatto è in utile» e su cui, quindi, «si può fare di meglio». 

Ma i giudici sottolineano che per evitare il commissariamento della sanità siciliana, il governo regionale ha optato per un nuovo prestito che inciderà fino al 2045 per 96 milioni di euro all’anno (a tanto ammonta la quota di ammortamento). Che si aggiungono ai 128 milioni di euro annui che già la Regione Sicilia paga per restituire allo Stato un prestito di circa 2,6 miliardi. Una zavorra trentennale su cui la Corte esprime perplessità. Ci sono però anche alcune note positive nella sanità, a proposito della riduzione degli sprechi mantenendo inalterata la qualità della prestazione, a proposito dei «controlli sulle cartelle cliniche, del monitoraggio sull’appropriatezza dei ricoveri, dell’attenzione dedicata agli eventi cardiologici che, da soli, costituiscono una parte ingente della spesa regionale».

Le sezioni riunite della Corte dei Conti strigliano il governo regionale, precisando che «non è dimostrabile che le politiche economiche abbiano governato efficacemente la crisi generale». A rispondere è il presidente Rosario Crocetta che, relativamente alla relazione annuale dei giudici, parla di «un rito antico, perché c’è la requisitoria del pm, ma non si permette all’imputato di difendersi». «La Corte – continua il governatore – ci ha detto che i derivati non li abbiamo creati noi, che lo Stato ha tagliato i fondi Pac e una serie di altri finanziamenti che a fine anno 2014 ci hanno impedito di trovare la copertura su diverse voci del bilancio». E sulle critiche della magistratura contabile rispetto alla rotazione dei dirigenti, si difende: «Alcuni di questi dirigenti erano accusati di prendere tangenti, altri alla formazione deviavano i bonifici sui propri conti correnti. C’era la necessità di rompere un sistema. Nell’immediato ha creato qualche problema, ma ne ha risolto altri, alla fine la spesa europea è stata fortemente incrementata». 

I giudici segnalano «con maggiore urgenza e preoccupazione rispetto al passato» l’esigenza che lo stato dei conti pubblici regionali «venga al più presto» sottoposto a percorsi adeguati di risanamento. Ed è a questo punto che i giudici propongono uno strumento simile a quello usato dagli enti locali: un piano di riequilibrio pluriennale. Parlano di «misure concordate con il livello centrale», cioè un accordo tra Stato e Regione, «un piano pluriennale di rientro per il ripristino strutturale dell’equilibrio del bilancio regionale». Parole che fanno da sponda all’assessore Baccei: «Un piano di rientro triennale è quello che stiamo cercando di fare. Quest’anno stiamo lavorando sui 300 milioni di euro, che chiudono il bilancio 2015. Abbiamo fatto parecchie poste straordinarie che non potremo utilizzare l’anno prossimo nella stessa misura. Diciamo che l’emergenza per il 2016 è, se non maggiore, uguale al 2015».  

Sui dati analizzati dalla Corte dei Conti interviene l’Associazione dei Comuni siciliani che sottolinea come i trasferimenti dalla Regione agli enti locali si sono dimezzati in quattro anni, passando da 913 milioni di euro nel 2009 a 560 milioni nel 2013. E ulteriori riduzioni – che l’Anci quantifica in un ulteriore 10 per cento – arriveranno nel 2015, a seguito della legge di stabilità. «Si tratta di un trend che si ripete costantemente negli anni e che, di fatto, ha contribuito ad aumentare notevolmente la pressione fiscale a danno dei cittadini». 

Il presidente Leoluca Orlando e il segretario generale Mario Emanuele Alvano rimproverano il governo Crocetta di «non aver realizzato nessun intervento strutturale sul sistema dei rifiuti, su quello dell’acqua e negli altri ambiti in cui la Regione ha potestà legislativa. Di fatto – continuano – nessun intervento regionale è riuscito a ridurre i costi che maggiormente incidono sui bilanci comunali, primo fra tutti, quello collegato al conferimento in discarica». Per finire con la riforma delle province, rimasta a metà. «A questo – chiarisce Orlando – va aggiunto il caos generato dall’assenza di riferimenti istituzionali riguardo a province, liberi consorzi e città metropolitane. Da troppo tempo non si hanno segnali in tal senso con l’inevitabile aggravarsi dello stato di calamità istituzionale».


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La relazione sul bilancio 2014, pur riconoscendo le politiche di rigore, sottolinea come la situazione abbia raggiunto livelli «di difficile sostenibilità». La spesa per la sanità supera 9,5 miliardi, aumentando rispetto al 2013. Crocetta: «L'imputato non può difendersi». Anci: «Nessun intervento regionale è riuscito a ridurre i costi che incidono sui Comuni»

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