L'appalto, bloccato dalla metà di luglio, riparte per il meccanismo del silenzio assenso. Frattanto la stazione appaltante ha richiesto alla ditta esecutrice di sostituire le panchine metalliche sistemate sul corso. Guarda le foto
Corso dei Martiri, ripartono i lavori per i quattro lotti Le panche saranno sostituite con blocchi in cemento
«Qui – spiega un operaio – hanno rubato alcuni elementi di arredo, e danneggiato quelle lampade verticali». Le conseguenze di un cantiere fermo a Catania. Ma il cantiere di corso dei Martiri non lo è più. I lavori per realizzare i primi quattro lotti del piano di risanamento di San Berillo sono ripartiti. Martedì mattina, tre giorni fa. All’appello mancano interventi per circa centomila euro, che la ditta garantisce di poter chiudere a giorni, forse già la settimana prossima. I due spazi non completi che ricadono in pieno sul corso sono effettivamente alle rifiniture, e anche il piazzale vicino al mercato, dalle parti di piazza Grenoble, sembra sulla dirittura d’arrivo, con la posa della pavimentazione. I lavori erano fermi dalla metà di luglio. Per via di una fornitura di panche in metallo realizzata da una azienda del Salernitano.
Il protocollo di legalità firmato per evitare infiltrazioni nell’appalto prevede che ditte o fornitori coinvolti producano il certificato antimafia. La ditta fornitrice campana lo avrebbe richiesto alla prefettura di Salerno, dove si trova la sua sede legale. La quale avrebbe risposto – lo confermano anche fonti degli uffici comunali – che il certificato antimafia non è previsto dalla legge per forniture di quella categoria di merce. La legge no, il protocollo sì. Il che, per mesi, ha fatto viaggiare i lavori su un binario morto. Le verifiche però si sono chiuse 40 giorni fa, nel silenzio degli uffici prefettizi. Così, i lavori possono ripartire in virtù del meccanismo del silenzio assenso.
Nei giorni scorsi Istica, la stazione appaltante dell’intero piano costruttivo, ha chiesto alla ditta appaltatrice Capizzi di smontare e rimuovere le panche fornite dalla ditta «bloccata», di restituirle e di sostituirle con sedili nuovi. A quanto pare, tuttavia, questa scelta non sarebbe legata a questioni legali, ma contrattuali. In origine, in base al capitolato, i sedili avrebbero dovuto essere in cemento, a blocchi. Fattezze che però non avevano convinto né Capizzi né Istica, al punto da virare verso una panchina in ferro in stile moderno. Ora Istica ci ha ripensato. Ma la sostituzione delle panche potrebbe prolungare ulteriormente i tempi dell’appalto, avviato nel dicembre 2017 e già adesso in ritardo di diversi mesi, almeno cinque. Se per l’assessore ai Lavori pubblici Pippo Arcidiacono gli scampoli dell’appalto dovrebbero chiudersi «a breve», fonti della ditta non escludono che ci vogliano tre mesi. Sebbene, dunque, le panche verranno cambiate per ragioni contrattuali, questa circostanza dovrebbe comunque disinnescare la querelle prefettura-protocollo di legalità. Che il Comune si starebbe per altro apprestando a modificare, innalzando il valore minimo per cui sarà lecito richiedere la certificazione antimafia.
L’appaltone di corso dei Martiri vale, tra interventi pubblici e privati, oltre 200 milioni di euro. Il quartiere è destinato a tramutarsi in un lungo boulevard verde, con spazi commerciali e ricettivi, snodandosi da piazza della Repubblica fino a piazza Giovanni XXIII e la stazione ferroviaria. Il master plan lo avevano firmato l’allora sindaco Raffaele Stancanelli e l’architetto Mario Cucinella, in collaborazione con la società Land Kipar, subentrato all’archistar Massimiliano Fuksas. Il tutto, sei anni fa, era confluito in una Convenzione urbanistica fra Comune e privati che possiedono i terreni. Il secondo e ultimo intervento effettuato con denaro comunale «verrà bandito tra la fine dell’anno e le prime settimane del 2019», dice Arcidiacono. Fra piazza della Repubblica e la fossa di corso dei Martiri, dovrà essere costruito un parcheggio multipiano interrato e la prima parte del parco-boulevard. Istica-Cecos, holding adesso di proprietà della banca Unicredit, assieme a Risanamento San Berillo srl, detiene la proprietà delle aree.