Tra i 53 indagati per corruzione alla Alto Belice Ambiente spa, incaricata del servizio di raccolta dei rifiuti, c'è anche l'attuale primo cittadino Piero Capizzi per il quale tutto nasce da «un'intercettazione male interpretata»
Corruzione società rifiuti di Monreale Sindaco Capizzi: «Mia totale estraneità»
Tra i 53 indagati per corruzione alla Alto Belice Ambiente spa, incaricata del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti all’interno dell’Ato (Ambito Territoriale Ottimale) PA2 costituito da 17 comuni c’è anche l’attuale sindaco di Monreale, Piero Capizzi. «Sono del tutto estraneo a questa vicenda – dice Capizzi – come ho già spiegato ai pm. Tutto nasce da un’intercettazione male interpretata. Non ho nulla di cui preoccuparmi». Per il primo cittadino, alla base di tutto ci sarebbe solo «un equivoco», frutto di un episodio legato a uno scambio di battute telefoniche avvenuto in un «contesto di confidenzialità».
Capizzi, che ai tempi dell’episodio contestato dai magistrati era consigliere comunale, secondo gli inquirenti avrebbe assunto il ruolo di «istigatore o determinatore» di uno degli indagati principali, il caposervizio Pupella, ritenuto il regista dell’organizzazione, che avrebbe così acconsentito alla richiesta di un esercente monrealese di smaltire dei rifiuti solidi urbani, ricevendone in cambio panettoni e spumante. Capizzi, che ha nominato quale difensore di fiducia Giuseppe Botta del Foro di Palermo, per questo è finito nei guai.
Le accuse nei confronti del sindaco di Monreale, infatti, si riferiscono a una conversazione telefonica risalente al 20 dicembre del 2013, avvenuta poco prima di Natale. «Stavo camminando – racconta – quando sono stato fermato da una persona che conosco e che mi ha segnalato il mancato spazzamento di un tratto vicino la sua abitazione. A quel punto ho chiamato al telefono Pupella spiegando il problema. E lui, con una battuta, mi ha risposto ridendo: ‘dille di farmi trovare panettone e spumante‘”. Una battuta per Capizzi, una frase pronunciata in tono scherzoso che, registrata durante un’intercettazione telefonica, ha generato «un grande equivoco» comunque già chiarito «con il pm, prima ancora della diffusione della notizia».
Le indagini, che investono una cinquantina di persone, risalgono intatti al 2011, in seguito ad alcune denunce che lamentavano carenze e disfunzioni nel servizio di raccolta dei rifiuti. Dai primi accertamenti, svolti dalla stazione dei carabinieri di Altofonte, oltre al riscontro delle carenze nel servizio, emergevano diversi casi di assenteismo dei dipendenti e furti di gasolio dai serbatoi dei mezzi. Poi l’indagine si è allargata arrivando all’avviso di garanzia che nei giorni scorsi ha raggiunto anche al sindaco. «Non appena ho avuto notizia delle indagini ho chiesto di essere sentito subito dal pm: ho chiarito la mia posizione e la mia assoluta estraneità ai fatti contestati. A mio parere, in questa vicenda, mi sono solo fatto da tramite – ribadisce – segnalando il mancamento spazzamento di una zona e limitandomi a riportare all’allora caposervizio una segnalazione».