Corruzione, turbativa d’asta ed estorsione. Nel mirino dei finanziari del comando provinciale di Catania e Riposto, su delega della procura etnea, sono finite 18 persone. Tra loro anche un imprenditore, un sindaco, un poliziotto e un dipendente del Parco dell’Etna. Tutti coinvolti in un’operazione che ha i nomi di maggiore peso in Francesco Russo Morosoli e Graziano Calanna, entrambi finiti agli arresti domiciliari. Secondo quanto comunicato dalle forze dell’ordine le indagini hanno fatto luce su una «sistematica e indebita interferenza nel regolare svolgimento delle procedure di gara gestite dal Comune di Linguaglossa tra il 2016 e il 2018». Sotto la lente d’ingrandimento i rapporti tra Russo Morosoli e il funzionario comunale Francesco Barone, dirigente dell’area tecnica del Comune pedemontano. Ma anche quelli con Orazio Di Stefano e Alessandro Galante, quest’ultimo appartenente alla polizia di Stato.
Nel corso delle indagini i militari si sono soffermati sulla gestione monopolistica che da oltre 20 anni caratterizza il settore delle escursioni nei versanti Nord e Sud dell’Etna, attraverso le aziende del gruppo Russo Morosoli. In particolare la Star e la Funivia dell’Etna, quest’ultima trasformata nella Russo Morosoli Invest. Secondo gli investigatori, l’ipotesi di turbativa d’asta in capo agli indagati è relativa ai bandi 2013, 2016 e 2017 per l’assegnazione della pista rotabile che collega Piano Provenzana ai crateri sommitali dell’Etna, che – sulla base di un protocollo d’intesa – viene effettuata ogni anno dai Comuni di Linguaglossa e Castiglione di Sicilia. In quest’ultima società emergerebbe il ruolo degli indagati Agatino Simone Lo Grasso e Salvatore Di Franco. Entrambi dirigenti a cui vengono contestate diverse ipotesi di turbativa d’asta e corruzione. All’elenco si aggiunge anche la concessione di un immobile del proprietà del Comune di Linguaglossa in contrada monte Conca. Tra gli incartamenti dell’inchiesta c’è pure un filone che riguarda la rete televisiva Ultima Tv, di proprietà del gruppo Russo Morosoli. Un quadro a tinte fosche che, secondo le indagini, vedrebbe alcuni dipendenti della testata vittime del reato di estorsione. Nel medesimo contesto è emersa anche l’ipotesi di sottrazione fraudolenta di beni allo Stato nell’ambito del pagamento delle imposte. Il tutto per una cifra che sfiora i 700mila euro. Somma che corrisponde a un sequestro per equivalente effettuato nei confronti della società dell’imprenditore.
Da Linguaglossa a Bronte. Nella città del pistacchio è finito ai domiciliari il sindaco del Partito democratico Graziano Calanna. Il primo cittadino avrebbe chiesto 20mila euro come aumento di spesa per il collaudo dell’acquedotto del Comune. Destinataria della richiesta sarebbe stata un’azienda interessata all’affidamento della gestione del bene per la produzione di energia elettrica. La dazione di denaro però non si è concretizzata, da qui l’ipotesi di reato di induzione alla corruzione, perché l’imprenditore vittima non avrebbe dato seguito alla richiesta del sindaco. Calanna era stato eletto nel 2015, battendo il candidato del centrodestra Salvatore Gullotta.
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