Lo chiamano sistema di «vigilanza collaborativa». Un percorso condiviso tra l'Anac di Raffaele Cantone e le amministrazioni locali. Tra le quali anche quella catanese. «Abbiamo lavorato sul Cara di Mineo e su tutta la vicenda di corruzione con l'Anas», spiega Michele Corradino, componente etneo della commissione
Corradino, magistrato etneo all’Anticorruzione «Controllo su Tecnis per salvare posti di lavoro»
«Abbiamo iniziato una cosa che si chiama vigilanza collaborativa. Un modo per accompagnare le amministrazioni locali nei percorsi di legalità degli appalti più grandi, con tanti posti di lavoro in gioco e interessi economici immensi per il nostro Paese». Michele Corradino è uno dei due catanesi (l’altra è Ida Nicotra) all’Autorità nazionale anticorruzione. Laureato a Catania, magistrato, ex Banca d’Italia, è uno dei quattro componenti del consiglio presieduto da Raffaele Cantone. «Abbiamo cominciato a lavorare un anno e mezzo fa – spiega Corradino – Fino a questo momento mi sento di dire che stiamo facendo un buon lavoro». Ad attestarlo, secondo lui, ci sarebbero alcuni esempi di successo: il commissariamento dell’Expo 2015, per esempio. «E speriamo che col Giubileo si replichi il risultato positivo», aggiunge. Ma sui tavoli dell’Anac non ci sono soltanto appalti di caratura nazionale.
Sotto la lente d’ingrandimento ci sono anche carte che riguardano il capoluogo etneo. Dal business dei migranti all’interno del Cara di Mineo, la cui gestione è oggetto dell’inchiesta Mafia Capitale della procura di Roma, fino alla vicenda legata all’azienda di costruzioni di Mimmo Costanzo e Concetto Bosco Lo Giudice. I due imprenditori catanesi coinvolti nell’inchiesta denominata Dama nera, che ha tolto il velo su un presunto sistema di appalti truccati all’Anas, la società statale che gestisce la rete di strade e autostrade italiane. Secondo gli investigatori, Costanzo e Bosco avrebbero avuto il ruolo di «corruttori», a causa del quale per loro sono stati disposti gli arresti domiciliari. «Noi abbiamo da poco chiuso la fase di istruttoria su questa vicenda – dice il componente dell’Anac – Il prossimo passaggio sarà la nostra valutazione finale sull’Anas e altri soggetti». Tra i quali, appunto, Tecnis. «La stiamo controllando», prosegue.
All’azienda catanese che detiene diversi appalti in Italia e la maggior parte di quelli etnei potrebbe essere applicato uno dei nuovi strumenti che l’Anac sta sperimentando e che ancora non è stato mai attivato nel capoluogo etneo. Vale a dire il commissariamento delle gare d’appalto prima ancora che dell’azienda. «Il nostro obiettivo è di far continuare le gare – continua Michele Corradino – In passato, nel momento in cui c’era un’indagine della magistratura di mezzo l’appalto veniva bloccato, l’opera non veniva realizzata e le maestranze venivano licenziate». L’effetto che si creava, secondo il magistrato, era «perverso»: «Le persone pensavano che la giustizia coincidesse con il licenziamento. È così che si è creata una diffusa disaffezione nei confronti dello Stato». Il metodo dell’Anticorruzione, invece, prevederebbe «il commissariamento della gara: le opere vengono completate e le maestranze pagate. Così non restano incompiute e non si crea disagio sociale». Gli utili degli appalti, però, vengono accantonati, «in attesa della chiusura della vicenda giudiziaria». «Se si accerta l’innocenza, i soldi vengono restituiti agli imprenditori. Altrimenti, nel caso di corruzione provata o, peggio, di appartenenza a cosche mafiose, tutto viene incamerato dallo Stato», afferma.
Il commissario per gli appalti, però, non è lo stesso che viene assegnato alle aziende. «Il secondo viene nominato dall’autorità giudiziaria. Il primo, invece, viene nominato dal prefetto su consiglio del presidente dell’Anac». All’Anticorruzione, poi, è spettato anche il compito di controllare altri grossi affari catanesi. «Per il parcheggio Sanzio ci è stato richiesto un parere e lo abbiamo dato. Così come per quanto riguarda il risanamento di corso dei Martiri. Un quest’ultimo caso occorrerà fare una gara seguendo scrupolosamente la normativa europea sugli appalti». Infine, c’è la questione depuratori. Per la quale la commissaria di Stato Vania Contrafatto ha chiesto l’intervento dell’autorità: «Abbiamo già fatto un’audizione e stiamo elaborando il nostro parere. Ci sono questioni, inoltre, che teniamo continuamente sotto controllo». Un esempio? «La gestione del sistema dei rifiuti in Sicilia».