Coppie omogenitoriali, che succede in Consiglio a Palermo? Famiglie arcobaleno: «Dimenticano che siamo persone»

La vicenda affonda le radici a diversi mesi fa e dopo tutto questo tempo non ha trovato una soluzione. In Consiglio a Palermo non si riesce proprio a trattare il tema della trascrizione dei figli delle coppie omogenitoriali, più e più volte portato all’ordine del giorno e altrettante volte estromesso da qualsiasi discussione dalla maggioranza, che pure è spaccata sul tema, tanto che neanche dieci giorni fa il capogruppo di Forza Italia, Gianluca Inzerillo, aveva persino lasciato l’Aula in segno di protesta dopo l’ennesimo passo falso della mozione presentata dall’opposizione.

Opposizione che pure non si presenta così unita, visto che negli ultimi giorni è comparsa pure una seconda mozione sul tema, che a differenza della prima, presentata dai consiglieri di Progetto Palermo e promossa dal comitato Esistono i diritti, che tentava di unire andando a pescare nelle varie sensibilità della maggioranza e trovando terreno fertile non solo in Inzerillo, ma anche nella Democrazia cristiana; questa volta risulta molto più divisiva. Così come divisiva, ma tra i suoi, è la posizione del sindaco Roberto Lagalla, che del comitato Esistono i diritti ha pure firmato un documento – insieme ad altri sindaci siciliani – per chiedere al governo nazionale la facoltà di riconoscere i figli delle coppie omogenitoriali, creando non pochi mal di pancia nella maggioranza, tanto che Sabrina Figuccia arriva persino a definire la posizione del primo cittadino «equivoca, che certamente non gli appartiene».

E Sabrina Figuccia è una delle più forti osteggiatrici della mozione, insieme al suo partito e a Fratelli d’Italia, che da tempo promette battaglia sul tema. «È un atto assolutamente strumentale e inutile» dice la capogruppo della Lega. Parole che sono giunte anche alle orecchie delle famiglie arcobaleno palermitane. «Vorrei incontrare la signora Figuccia – dice a MeridioNewsGiuseppe Cutino, della rete delle famiglie arcobaleno e padre di una bambina insieme a suo marito – Non per fare discorsi da mani sui fianchi, ma per farle vedere che siamo persone. Non siamo casi strumentali, siamo persone con un nome, un cognome, una vita e che chiedono solo dei diritti che per tutti gli altri sono scontati e fondamentali». Figuccia e gli altri, intanto, si aggrappano alla possibile illeggittimità di un provvedimento del genere, che oltretutto ha pure scoraggiato i giudici di Milano, che hanno annullato diverse trascrizioni, rimandando la palla nel campo del legislatore.


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