Convertini Arbre Magique

È sudato. È sudato e lustro.
Sorride e ammicca dall’alto dei suoi addominali scolpiti, dei suoi bicipiti tonici e del candore smagliante dei suoi denti. E’ Beppe Convertini in formato Arbre Magique, accessorio indispensabile per ogni auto che si rispetti.
L’evento pubblicizzato era di quelli imperdibili: l’inaugurazione dei Single Party che, dal 21 Ottobre, con cadenza settimanale, allietano le serate degli scoppiati di Catania.
Martedì, lo Stag’s Head di piazza Teatro Massimo era gremito.
Un gorilla a lutto, all’ingresso sembrava poter decidere del destino dei single, precludendo ad alcuni la possibilità d’incontrare l’altra metà del melograno (le mele, ormai, sono fuori moda). In realtà, controllava soltanto le drink card all’uscita.
Varcata la soglia e abituatisi gli occhi alla nebbia, un banco pieno di cartellini rosa accoglieva gli avventori. Su ogni biglietto, il nome di una celebrità del mondo della musica: Paul Simon, Jim Morrison, Bon Jovi, Patty Pravo, Alex Baroni, i Beastie Boys, Gigi D’Alessio…
Per una serata, smessi i panni indossati per il resto della giornata, si sarebbe stati artisti acclamati in cerca dell’anima gemella. Così, una delle Spice Girls sorrideva ad un aitante Gino Paoli che, prestava particolare attenzione alla di lei identità, appuntata, per l’occasione, sul petto.
Al ritmo di “Occhi di Gatto”, hit al primo posto di tutte le classifiche mondiali, Mary J. Blige attraversava il locale e si guardava intorno, schivando mani indiscrete e sorrisi arroganti.
C’erano i Panza Bianca, quelli con le magliette nivee ed attillate, l’ombelico al vento, i jeans a vita bassa e un casco di gel sugli ormai radi capelli: avanzavano in gruppo, drink alla mano e sguardo attento puntato sui nomi delle donzelle che li incrociavano. Di quando in quando, fingevano d’inciampare, accostandosi languidi ai più schivi esseri di sesso femminile.
C’erano gli Originali, fisicamente simili ai Panza Bianca, eppure distinguibili da essi per la fantasia dell’approccio: a Mary J. Blige non era mai capitato di sentirsi cantare all’orecchio, soavemente, una versione made in Sicily della sua cover “One”, di voltarsi e trovarsi al fianco un lieto sdentato che le faceva un occhiolino sornione, nel disperato tentativo di apparire interessante.
C’erano gli Indigeni, gli animali da Single Party, quelli con un fisico simil-convertiniano e la camicia nera sbottonata sul pettorale depilato, quelli che hanno studiato per imparare la tipica posizione da bar: un gomito sul bancone umido, una mano penzoloni nel vuoto che stringe un bicchiere di birra ormai agli sgoccioli, l’altra armata di sigaretta appena accesa. Salutano tutti e conoscono tutte, perfettamente a proprio agio nel loro habitat naturale.
C’erano gli Scrutatori Non Parlanti, quelli che io-mi-distinguo-dalla-massa, ma neanche troppo. Stavano seduti ai tavolini, a gruppi di due o di tre, parlavano dei fatti loro e poi, qualora la situazione lo richiedesse, con l’occhio languido di chi ha appena avuto una visione celestiale: “Oh, ma l’avete vista a Madonna?!”
Mary J. Blige continuava, frattanto, la sua navigazione attraverso la fiumana di genti di cui era stipato il locale.
C’erano gli Io Non Sono Qui.
“Ma tu che ci fai qua?”
“Ehm, io. No, cioè, per caso. Insomma, sai… Non dovevo essere qui, io. Ma vedi, uhm, oh. Be’, ci vediamo!”
Questi ultimi le sono sembrati la categoria più interessante: gli sguardi spaesati ma curiosi, l’aria nervosa e, soprattutto, l’imbarazzo nelle voci incerte che tentavano di spiegare le ragioni per le quali, piuttosto che essere alla festa delle matricole organizzata al Monastero dei Benedettini, stavano al Single Party, con un tagliando rosa infilzato alla maglia che li identificava a turno come Alex Britti, gli Smashing Pumpkins, Edoardo Bennato o Pupo.
Mary J. Blige, uscita all’aria aperta, è tornata ad essere se stessa e, quasi inconsapevolmente, ha tirato un bel sospiro di sollievo.
 


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