Contro la mafia e per l’Autonomia

Ieri, per la Sicilia, per i siciliani, per il Governo Crocetta e per i ‘colletti bianchi’ è stata una giornata campale. Tanti gli eventi andati in scena nel giro di ventiquattr’ore. Le fibrillazioni dei Partiti di maggioranza, che non si aspettavano un’accelerazione’ improvvisa da parte del presidente della Regione. Gli alti burocrati regionali che non immaginavano un giro di ‘valzer’ così repentino. Gli avversari dello stesso presidente che hanno scelto il giorno peggiore per scatenare un attacco fatto di ombre del passato. Dimenticando che ombre ben più grandi continuano ad avvolgere il passato di altri personaggi in bilico tra Milano e la ‘vecchia Sicilia’.

Però, alla fine, in politica contano i fatti. E cosa dicono questi fatti? Dicono che tra la primavera e l’inverno ormai alle porte di quest’anno, in Sicilia – nella Sicilia della pubblica amministrazione, dove operano i ‘colletti bianchi’, dove la mafia imperversa dietro volti ed atti – è stata combattuta una battaglia durissima.

Ci sono settori della vita pubblica siciliana che, piaccia o no, rimangono ancora ‘inespugnabili’. Piaccia o no, ma le risorse destinate all’agricoltura, al turismo, a certe infrastrutture (la gestione delle autostrade siciliane, per citare un esempio, è delirante) rimangono nelle salde mani dei vecchi poteri.

Non è stato così per i Consorzi Asi, dove il passato Governo regionale, di fatto, ha subito una riforma che ha mal digerito fin dal primo momento, che ha cercato, senza riuscirci, di ‘gattopardizzare’ e che, alla fine, ha avversato proprio quando l’ex assessore, Marco Venturi, metteva in discussione equilibri e interessi di chiarissimo stampo mafioso.

E’ a questo punto che è scattata la contromossa da parte dell’ex governatore, Raffaele Lombardo. Con il ‘siluramento’ dell’assessore Venturi e dei suoi più stretti collaboratori. Emblematico il caso del Consorzio Asi di Agrigento, dove gli uomini di Venturi avevano picchiato senza tentennamenti, affondando colpi durissimi ai danni di potentati che la Prefettura di Agrigento, con informative ‘tipiche’ e ‘atipiche’ aveva definito vicini alla mafia.

Il settimanale ‘Panorama’ ha riesumato vecchie storie che riguardano il presidente della Regione, Rosario Crocetta. Lo abbiamo fatto anche noi qualche mese prima – e soprattutto prima del voto dello scorso 28 ottobre – interrogandoci sul personaggio. Ma nella vita pubblica, lo ripetiamo, prima delle ombre contano i fatti. E ieri il presidente Crocetta, con prese di posizione molto forti, ha dimostrato da che parte sta il nuovo Governo regionale: dalla parte della legalità. E, soprattutto, dalla parte dell’Autonomia siciliana contro gli ‘ascari’ che, da oltre sessantenni, svendono la Sicilia e i siciliani ai poteri romani.

Ci piace ricordare che tra i dirigenti generali della Regione ‘silurati’ ieri dal presidente Crocetta ci sono personaggi che sono stati i simboli del ‘lombardismo’ più sfrenato, da Ludovico Albert a Francesco Nicosia. Di Albert sappiamo tanto, perché il nostro giornale dedica, da quando è in rete, ampio spazio a un settore. Che va rilanciato nell’interesse dell’economi siciliana.

Ma anche il ruolo di Nicosia, benché di più breve durata, è stato centrale, soprattutto nella fase finale del ‘lombardismo’, quando il vecchio Governo regionale ha cercato di mettere qualche ‘pezza’ per nascondere le incredibili collusioni che gli uomini dell’ex assessore Venturi hanno fatto emergere all’Asi di Agrigento.

E’ stato proprio Venturi, se non ricordiamo male, a stigmatizzare il ruolo svolto in anni lontani di Francesco Nicosia ad Agrigento, proprio negli uffici del Consorzio Asi. Cosa, questa, che avrebbe dovuto sconsigliare la sua nomina a dirigente generale del dipartimento Attività produttive: guarda caso, la branca dell’amministrazione regionale che si occupa e si preoccupa dei Consorzi Asi.

Anche su questo punto, ieri, il presidente Crocetta ha fatto chiarezza. Mettendo fuori dal novero dei dirigenti generali il dottore Nicosia. Un altro punto a suo favore. Un altro colpo a chi pensava che il suo Governo, alla fine, avrebbe trovato, anche su questo versante delicatissimo, una soluzione modello ‘vecchia Sicilia’: cambiare tutto per non cambiare nulla.

Questa volta – e ci dispiace per i vecchi trasformisti, con riferimento, anche, a chi oggi gioca con le ombre del passato, magari perché non ‘digerisce’ il presente, magari perché immaginava il solito futuro – questa volta, dicevamo, il cambiamento, almeno fino a questo momento, è sostanziale. Contrassegnato da atti e fatti.

Il nostro giornale, in campagna elettorale, ha espresso dubbi su Crocetta. Prendiamo atto che il presidente li sta smentendo. Sulla mafia sta colpendo duro. E proprio là dove deve colpire un presidente della Regione: lungo i sentieri scoscesi della pubblica amministrazione, là dove si annidano interessi e collusioni.

Anche sul rilancio dell’Autonomia siciliana – argomento al quale il nostro giornale dedica sempre grande spazio – finalmente ci siamo. Non solo per il richiamo doveroso all’articolo 37 dello Statuto siciliano, ma per tutta l’atmosfera che oggi ‘respiriamo’ in Sicilia.

Anche il “no” al rinnovo del contratto al Ragioniere generale della Regione, Biagio Bossone, come abbiamo già scritto ieri, è un fatto politico importante. La dimostrazione che anche sulla spinosissima questione finanziaria – con riferimento ai difficili rapporti finanziari tra Stato e Regione – questo Governo, a differenza del passato Governo, vuole mantenere un profilo alto.

Questi sono i fatti che noi registriamo. E a questi fatti ci atteniamo.

 

 


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