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La nuova norma contro il randagismo che peserà sui siciliani: «La Regione vuole fare cassa sui cani»

Si chiamerà «contributo di solidarietà» e servirà a regolare l’identificazione anagrafica dei canali in Sicilia. Una norma voluta dalla Regione «per tutelare gli animali e contrastare il randagismo». Peccato però che la legge sembri scontentare tutto il mondo che ruota attorno agli animali: dai proprietari ai veterinari, passando dall’Ente nazionale protezione animali e fino al partito Animalista italiano che la considera un modo per fare cassa sui cani. Tutti compatti contro l’attuazione di una legge risalente al 2022 ma che ha avuto una notevole accelerazione con la pubblicazione di un decreto attuativo, datato 22 ottobre 2025, da parte dell’assessorato alla Salute.

Cosa prevede il contributo di solidarietà

L’articolo delle legge regionale che ha destato più di una perplessità è il numero 10. Ossia il contributo a carico dei proprietari e dei detentori di cani. Soldi che dovranno essere corrisposti quando un animale viene registrato o quando ci saranno dei passaggi di proprietà all’anagrafe canina. Nello specifico serviranno 20 euro per la prima iscrizione al registro, 80 euro per la registrazione all’anagrafe «di cucciolate superiori a tre soggetti». Infine si dovranno sborsare altri 10 euro per il passaggio di proprietà di un animale che risulti già iscritto.

A dovere sborsare dei soldi saranno anche i veterinari. Lo stesso articolo della legge prevede infatti il versamento di 10 euro per ogni operazione di identificazione o registrazione presso l’anagrafe canina. Ma a cosa serviranno questi soldi? La Regione puntualizza che la somma riscossa – che potrebbe essere di circa 1,5 milioni di euro annui – potrà coprire con una parte esegui i costi della banca dati regionali del DNA. Mentre il 90 per cento dei fondi andranno alle aziende sanitarie e ai Comuni siciliani, responsabili della cura e del mantenimento dei randagi sul proprio territorio.

Il contributo di solidarietà? «Una norma per contrastare il randagismo che rischia di aggravare questo fenomeno»

«Siamo assolutamente contrari al contributo di solidarietà. Perché in questo modo non si colpisce il sommerso, ma si aggrava una situazione già complicata», spiega a MeridioNews Patrick Battipaglia, coordinatore regionale per la Sicilia del partito Animalista Italiano. Nel Paese, dal 2005, ogni cane deve essere identificato con un microchip sottocute e registrato nell’anagrafe canina regionale anche con i dati del proprietario. Un obbligo destinato a tutti i cani, anche a quelli randagi. Una carta d’identità a tutti gli effetti che permette di contrastare il randagismo e controllare i cani, compresi quelli abbandonati.

«Attualmente vengono organizzate diverse giornate con la possibilità di mettere gratuitamente il microchip agli animali ma, nonostante questo, in Sicilia ogni anno ci sono 80mila randagi, tra cani e gatti – spiega Battipaglia -. Le zone più colpite sono quelle delle grandi città ma anche le zone alle pendici dell’Etna come, per esempio, i territori di Adrano e Paternò».

Gli animali? Quasi un bene di lusso

Cani o gatti, ormai avere un animale in casa equivale a possedere quasi un bene di lusso se si considerano i costi che i proprietari devono affrontare tre cibo e spese mediche. «Come partito Animalista Italiano per esempio abbiamo chiesto l’eliminazione dell’IVA sulle spese veterinarie – spiega Battipaglia -. Ma oggi ci ritroviamo a fare i conti con un provvedimento iniquo e controproducente: mentre i cittadini in regola verranno penalizzati con ulteriori balzelli, chi opera nel sommerso e non registra i propri cani continuerà a farlo indisturbato».

Una delle criticità più evidenti, come accennato, riguarda inoltre i veterinari liberi professionisti. Su di loro, infatti, ricade l’obbligo di versare un contributo per ogni registrazione effettuata. «Un onere economico che rischia di tradursi in un aumento delle tariffe veterinarie – conclude – riducendo l’accesso alle cure e rendendo ancora più complessa la gestione responsabile degli animali da compagnia. La misura, inoltre, non prevede alcuna esenzione per chi adotta cani dai rifugi. E neanche per le famiglie in difficoltà economica, colpendo così anche chi compie scelte etiche e sostenibili». Le uniche previste dalla legge sono «nel caso di cani detenuti dai Comuni, dalle forze armate, dalle forze di polizia e Pubblica sicurezza e di cani guida per non vedenti».


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