La Finanziaria nazionale ha stanziato 20 milioni di euro per il servizio sull'Isola. Ma la strada è in salita. Finora al tavolo del ministero solo i rappresentanti dello scalo ragusano. I dubbi del presidente Enac: «Servirebbe una legge e molti più soldi». In Sardegna funziona da 15 anni, vi spieghiamo come
Continuità territoriale, aerei scontati per i siciliani? La battaglia di Comiso nell’indifferenza della Regione
Al ministero dei Trasporti da circa tre mesi c’è un tavolo dedicato al trasporto aereo siciliano. Al centro del confronto il tema della continuità territoriale: uno strumento che dovrebbe garantire ai residenti delle regioni più disagiate un servizio di trasporto dignitoso, e a prezzi calmierati, verso il resto del Paese. La Sardegna ne usufruisce dal 2001. In Sicilia è attivo solo per le isole minori di Lampedusa e Pantelleria. Ma adesso potrebbe essere allargato anche agli aeroporti di Comiso e Trapani. Se ne discute concretamente da quando, nella finanziaria nazionale, è stato approvato un emendamento – presentato dal deputato ragusano Nino Minardo – che destina 20 milioni di euro per la continuità territoriale nell’Isola. Ma la strada verso i possibili sconti per i siciliani sembra essere lunga e in salita.
LE ROTTE SOCIALI INDIVIDUATE
«Stiamo lavorando, fianco a fianco con i tecnici del ministero, per redigere un business plan serio, abbiamo già individuato quattro possibili rotte sociali». Filippo Spataro, sindaco di Comiso, è in prima linea – insieme ai vertici della Soaco, la società che gestisce l’aeroporto ragusano – per raggiungere l’agognato obiettivo. «Le mete individuate sono Roma, Bologna, Venezia e Torino – spiega il primo cittadino – scelte sulla base di un’indagine di mercato e delle richieste dell’utenza, per colmare alcune lacune del nostro scalo». Secondo il sindaco la stesura del piano è in dirittura d’arrivo. L’ipotesi sarebbe di garantire, sulle tratte individuate, uno scontro del 50 per cento per i residenti e di 20 per i non residenti. «Tra fine maggio e inizio giugno potremo portare la proposta alla conferenza di servizi con Stato e Regione». Nel frattempo è in corso un lavoro di confronto e sollecitazione delle compagnie aeree potenzialmente interessate.
IL SILENZIO DELLA REGIONE
La torta di 20 milioni, però, secondo le indicazioni del ministero, va divisa equamente (10 milioni a testa) tra Sicilia orientale (quindi Comiso) e Sicilia occidentale (per cui si ipotizza Trapani). «Catania e Palermo sono state scartate perché – sostiene Spataro – l’emendamento approvato mira ad ampliare il bacino di utenza degli scali più piccoli». In realtà, però, fino ad ora, dalla società che gestisce l’aeroporto di Trapani Birgi non sarebbe arrivato nessun segnale di interesse. Né tantomeno dalla Regione Sicilia. «Ci stiamo muovendo autonomamente – conferma il sindaco – la Regione è latitante su questo tema, si sta inspiegabilmente perdendo tempo».
I DUBBI DI ENAC
L’assenza dal tavolo istituzionale della Regione, l’ente che concretamente dovrebbe poi bandire le gare per le rotte sociali, non è l’unico ostacolo. L’altro, di non poco conto, è il quadro giuridico dentro il quale si dovrebbe collocare la continuità territoriale. Nel 1999, infatti, fu una legge a garantire il servizio alla Sardegna, a Lampedusa e Pantelleria. Non un emendamento in Finanziaria. «Quando si istituisce una rotta sociale – spiega Vito Riggio, presidente dell’Enac – non si fa mica per un anno. È necessaria una norma dello Stato che va sottoposta al vaglio della commissione europea. E poi servirebbero non 20, ma almeno 150 milioni di euro per garantire un servizio simile alla Sicilia». Nell’ultimo triennio, soltanto per i voli da e per Lampedusa e Pantelleria, sono stati stanziati 34 milioni di euro. «Quella convenzione scade quest’anno – continua Riggio – e si dovrebbe pensare a rinnovarla, questa è la vera urgenza, ecco perché ho proposto di destinare una parte di quei 20 milioni ai collegamenti con le due isole minori». Tesi che ha scatenato attacchi da Comiso. «La verità – analizza il presidente dell’Enac – è che il servizio pubblico si può fare carico di un onere simile solo per i territori dove non esistono davvero altre forme di collegamento, è questo lo spirito della legge del 99. In Sardegna in determinati mesi dell’anno le compagnie non avevano interesse ad andare. In Sicilia questo principio non esiste, c’è una vasta offerta di vettori».
COME FUNZIONA IN SARDEGNA
La Sardegna, appunto. L’esempio a cui guardano i siciliani che portano avanti la battaglia sulla continuità territoriale. Ma come funzionano le cose nell’altra grande Isola del Mediterraneo? I residenti possono usufruire di prezzi fissi per raggiungere Roma Fiumicino e Milano Linate, partendo da Cagliari, Olbia e Alghero. I prezzi? 136 euro per la capitale, andata e ritorno, tutto l’anno (80 euro la tariffa più 56 euro di tasse); 153 euro per il capoluogo Lombardo (98 più 55). Idem per i non residenti, a eccezione dei mesi estivi – da giugno a settembre – durante i quali comunque il prezzo (escluso tasse) non può superare mai i 120 euro.
Ad essersi aggiudicate le gare sono state Alitalia e Meridiana. Che coprono le sei tratte in esclusiva. Anche se non si tratta nei fatti di un vero monopolio, visto che Ryanair e altre compagnie garantiscono i collegamenti con Roma Ciampino, Milano Malpensa e Orio al Serio. «Dal 2001 al 2006 – spiega l’assessore ai Trasporti della Regione Sardegna, Massimo Deiana – lo Stato si è fatto carico dei costi. Poi è stato raggiunto un accordo per cui determinate tasse che prima incassava Roma rimangono a Cagliari, come i nove decimi dell’Iva, e in cambio la Regione Sardegna sostiene interamente le spese per la sanità e per la continuità territoriale. Per quest’ultima – conclude – investiamo 44 milioni di euro all’anno». Più del doppio della somma stanziata dallo Stato per la Sicilia.