Il clima di stasi che si respira in sala delle Lapidi tiene bloccate le nuove assunzioni, gli spostamenti del personale e rischia di fare molto male alle partecipate, tra quelli che necessitano l'approvazione di un piano industriale. Intanto le fazioni restano della rispettiva opinione e non arretrano e il risultato non fa gioco a nessuno
Consiglio, una capigruppo per uscire dal pantano Ma la minoranza minaccia di disertare la riunione
È passato un week end, due giorni in più ai consiglieri comunali palermitani per togliersi di dosso la tensione dei quasi otto minuti di durata dell’ultima seduta, venerdì, quando in pochi istanti sala delle Lapidi si è trasformata in una vera e propria polveriera. E dopo l’ultima, burrascosa, interruzione dei lavori l’appuntamento è a oggi con una riunione dei capigruppo per cercare attraverso il dialogo di sbloccare i lavori della macchina amministrativa, che al momento si trovano di fronte a una parte cruciale del loro percorso. Impresa messa a rischio dalla ferma intenzione della minoranza di non prendere parte ai lavori.
La discussione, è cosa nota, si è arenata sulle questioni relative alle condizioni di ponte Corleone e agli eventi previsti per Palermo capitale della cultura. Polemiche innescate dalla maggioranza e che subito hanno attecchito in opposizione, anche se la benzina su un fronte del fuoco già vasto l’hanno lanciata le risposte-non-risposte dell’assessore alle Infrastrutture Emilio Arcuri e la mancata presenza di fronte al Consiglio di Andrea Cusumano, assessore con delega alla Cultura che si era dato per malato, ma che è stato poi fotografato al fianco al sindaco in uno dei tanti eventi previsti. L’impressione è quella che la minoranza non si farà da parte finché i temi non saranno quanto meno sviscerati in aula, dove ancora diversi gruppi, molti dei quali di maggioranza, devono ancora terminare le proprie comunicazioni. E a proposito di maggioranza, sarà tutto da vedere l’atteggiamento dei consiglieri, chiamati a dimostrare di essere compatti e non gruppo allo sbando e in via di disgregazione, come sono invece visti dagli oppositori.
E tutto ci altro non fa che rinviare il voto del bilancio Consolidato, cosa che tiene praticamente sotto scacco l’intera città. E dire che la sua approvazione definitiva sembrava poco più di una formalità. Senza il Consolidato restano bloccate, per esempio, le nuove assunzioni, su tutte quelle dei 13 tecnici indispensabili per il lavoro degli uffici e il ridisegno o l’implementazione delle piante organiche a partire dalle partecipate. Quelle con quote societarie di proprietà del Comune sono le aziende che maggiormente attendono l’approvazione da parte del Consiglio del Consolidato. Consolidato approvato dalla Giunta lo scorso otto febbraio, sotto lo sguardo del sindaco, entusiasta della notizia.
Notizia accolta con così tanto entusiasmo che l’assessore al Bilacio, Antonio Gentile, che si trattava solo della «base da cui ripartire per completare l’azione di risanamento e rilancio del Gruppo Comune di Palermo. Sulla scia dell’impegno al servizio della città, è motivo di moderato ottimismo il dato recente delle riscossioni dei crediti tributari che hanno invertito il trend di costante flessione e stanno risalendo verso una crescita continua da ottobre del 2017». Se si aggiungono le disperate richieste di nuovo personale giunte, fra gli altri, anche dai vigili urbani e gli importanti documenti che restano ancora sui tavoli di Consiglio e commissioni, come il piano industriale di Amat, atteso in commissione Bilancio, viene da se chiedersi quanto, giorno dopo giorno, questo stallo possa danneggiare la cittadinanza.