Il senato cittadino di palazzo degli Elefanti raggiunge il numero legale dei consiglieri presenti e torna a esprimere la sua preferenza sugli ordini del giorno. Per lo più grazie alla presenza di esponenti di maggioranza. Vuoti gli scranni dell’opposizione, che dopo l’approvazione dei verbali delle sedute precedenti abbandona l’aula
Consiglio comunale, silenzio per vittime del naufragio Chiesta la sospensione dei pignoramenti per due anni
Un minuto di silenzio per ricordare le vittime del naufragio nel Canale di Sicilia. È questo momento ad aprire i lavori del consiglio comunale etneo, dietro suggerimento del presidente del consesso cittadino Francesca Raciti. Che subito dà la parola al capogruppo di Area popolare Manlio Messina. Il consigliere di centro destra parla di «demagogia e politica che seminano vittime innocenti». Ed entra nel merito delle sue affermazioni così: «Siamo tutti umanamente vicini alla tragedia di persone che cercano un futuro migliore e il rammarico è che anche quando essi riescono ad arrivare nella nostra terra, poi fanno una vita da cani. Questa gente deve essere aiutata meglio, la politica deve fornire risposte concrete». Sceglie il taglio della rabbia antieuropeista il consigliere Sebastiano Anastasi. L’esponente di Grande Catania afferma: «L’Unione europea ha decretato che l’Italia è un paese di sbarchi e non fa nulla. Se questo atteggiamento dovesse avere seguito chiederò, come consigliere del comune di Catania, di rimuovere la bandiera dall’Ue da palazzo degli Elefanti».
Si lascia andare a un lungo intervento anche il vicesindaco Marco Consoli, che si dice d’accordo sull’assenteismo dell’Ue in merito alla questione degli sbarchi di migranti sulle coste della Sicilia. Per poi aggiungere che «i siciliani hanno una spiccata sensibilità, e se devono prestare soccorso a qualcuno che è in difficoltà non si chiedono quale programma dell’Unione europea vada applicato o meno. Aiutano e basta». Oltre a puntare sulla questione culturale, Consoli si sofferma sul ruolo della città di Catania «che accoglie quasi 400 migranti».
La solennità con il quale si svolge il dibattito si ferma di fronte alle questioni di natura politica territoriale. Così si torna a Catania, tra il degrado di piazza Caduti del mare e la provocazione di Messina sull’osservazione «di un minuto di silenzio anche per i nostri imprenditori caduti in disgrazia e per i nostri giovani senza lavoro che si suicidano». Seguono gli interventi sui liquami del lungomare che si sversano nello specchio d’acqua di Ognina e le cattive condizioni igieniche dei servizi del cimitero comunale. Con qualche battuta sull’assenza di illuminazione in alcuni punti della città e sul problema della trascuratezza del verde pubblico. A catalizzare l’attenzione di tutti è però l’ingresso in aula dell’assessora alle Attività produttive Angela Mazzola.
Chiamata in causa da Messina sulla questione delle mancate concessioni di suolo pubblico ad alcuni esercizi commerciali, risponde senza cedere alle provocazioni del centrodestra. «Il 20 per cento dei locali non ha l’autorizzazione a causa di di un parere sfavorevole dell’Asl. L’azienda sanitaria locale applica la circolare 907 del 1997 per la quale gli esercizi che non hanno posti a sedere dentro l’attività non possono averne nemmeno fuori», spiega. E precisa: «Abbiamo interrogato l’avvocatura comunale per capire se tale parere è vincolante per il Comune e se l’Asl, a sua volta, è vincolata a una legge del 1997». Alla replica di Messina – che chiede perché ai commercianti precedentemente autorizzati «vengono sottoposte delle multe solo perché l’amministrazione una mattina si è svegliata e ha deciso di applicare una legge così vecchia» – non risponde.
L’aula quindi approva i verbali delle sedute precedenti e l’opposizione si dilegua dai propri scranni. «Le loro delibere se le votino loro», afferma Anastasi con chiaro riferimento ai colleghi della maggioranza. Che fa fronte unico, mantiene il numero legale e approva la non adozione dei programmi di edilizia Fin.co.ge.ro e C.e.coop., e la richiesta dell’adozione di un provvedimento d’urgenza per la sospensione delle procedure esecutive immobiliari — cioè il pignoramento di abitazioni, per almeno 24 mesi — al governo della Repubblica.