«Da domani - dice Francesco Foti, segreterio Fiom Cgil Palermo - 700 lavoratori sono fermi e senza un reddito». «No alla cassa integrazione, sì al lavoro come negli altri cantieri» dicono i lavoratori in attesa di risposte da parte dell'azienda
Confindustria, presidio dei lavoratori Fincantieri «Non vogliamo l’elemosina ma lavoro sicuro»
Alle 10 è iniziato in Confindustria, l’incontro con l’azienda sulla richiesta di Fincantieri di avviare la cassa integrazione nello stabilimento palermitano, a partire dalla prossima settimana. Presenti i sindacati metalmeccanici Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil.
E’ in corso per questo, in via XX Settembre, un presidio di una settantina di lavoratori di Fincantieri e dell’indotto che al megafono gridano: «No alla cassa integrazione, sì al lavoro come negli altri cantieri», «Non vogliamo l’elemosina ma lavoro sicuro». I lavoratori dell’indotto storico del Cantiere hanno in gran parte esaurito gli ammortizzatori sociali. Il 21 novembre gli ultimi 15 lavoratori su 40 della cooperativa la Spavesana, che si occupa di sabbiature, concluderanno le lavorazioni e resteranno anche loro senza reddito come gli altri. Ma ci sono anche i pittori della cooperativa ‘I Picchettini’, che si occupano della spazzolatura delle navi e di impianti provvisori, anche loro in 85 senza ammortizzatori sociali. «A queste imprese in emergenza si aggiunge la fine delle attività per tutti i saldatori, i carpentieri le imprese di pulizia e gli addetti alla mensa – dichiara Francesco Foti, segreterio Fiom Cgil Palermo -. Da domani 700 lavoratori sono fermi e senza un reddito».