È stato confermato lo sciopero della sanità privata in Sicilia che coinvolge le strutture convenzionate dell’Isola. Nonostante diverse sigle sindacali e associazioni abbiano annunciato la loro mancata partecipazione, la manifestazione davanti Palazzo D’Orleans vedrà comunque la presenza di circa 2.000 professionisti. Le ragioni dei promotori dello sciopero della sanità privata «Chiediamo l’uscita dal piano di […]
Confermato lo sciopero della sanità privata in Sicilia: previste oltre 2000 presenze a Palermo
È stato confermato lo sciopero della sanità privata in Sicilia che coinvolge le strutture convenzionate dell’Isola. Nonostante diverse sigle sindacali e associazioni abbiano annunciato la loro mancata partecipazione, la manifestazione davanti Palazzo D’Orleans vedrà comunque la presenza di circa 2.000 professionisti.
Le ragioni dei promotori dello sciopero della sanità privata
«Chiediamo l’uscita dal piano di rientro economico e l’adeguamento delle tariffe che sono ferme dal 1996 – chiarisce a MeridioNews, Salvatore Gibiino, coordinatore del sindacato Cimest -. Vorremo anche partecipare alla prevenzione sanitaria, in cui la Sicilia è fanalino di coda, soprattutto relativamente alle malattie vascolari e cardiologiche».
Determinante sarebbe per i professionisti l’adeguamento del budget, affinché sia possibile offrire ai cittadini un servizio sanitario efficiente. Le strutture private convenzionate, infatti, spesso finiscono il budget fornito dalla Regione già a metà dell’anno, per cui tutti quelli prenotati dopo dovranno fare gli esami in regime di extra-budget o a pagamento.
«Il ricalcolo del budget verrebbe da sé in caso si applicassero le nostre richieste. Secondo i dati Istat la vita media in Sicilia è di 5 anni più corta rispetto a quella del Veneto – sottolinea ancora Gibiino – Ciò succede perché il sistema è sottofinanziato e di conseguenza ci curiamo male o non ci curiamo proprio. Un milione di persone rinunciano alle cure oppure aspettano anche otto mesi per fare un esame. Il sistema sanitario in Sicilia è tutto sbagliato, per cui questo è uno sciopero della sanità privata, ma di carattere generale».

La mancata adesione di sigle sindacali e brache
«Garantiamo la continuità assistenziale, non può essere sempre il paziente a pagare le conseguenze della malagestione» rivendicano i sindacati e le associazioni delle strutture private convenzionate che hanno deciso di non partecipare allo sciopero. Nonostante ciò tantissime sono le criticità rilevate dei professionisti della sanità privata: ritardi nell’assegnazione dei budget e urgenza di una programmazione efficace su liste d’attesa e prevenzione, con il superamento dei budget storici a favore di criteri basati sul fabbisogno reale. Ma si notano anche le distorsioni concorrenziali rilevate dall’Autorità Garante e il rischio di interruzione di pubblico servizio, dovuto ai limiti imposti all’erogazione delle prestazioni.
«Le associazioni richiedono l’immediata attivazione dei Tavoli Tecnici di Branca e la verifica della rappresentatività sindacale secondo criteri oggettivi – scrivono in una nota stampa -. L’obiettivo è di poter scegliere entro dicembre la forma di aggregazione più opportuna per le strutture sotto la soglia delle 200.000 prestazioni e di definire entro febbraio 2026 i nuovi criteri di assegnazione dei budget, rispettosi dei rilievi del Garante».
Il sindacato della Diagnostica per Immagini
Ancora più incisivo risulta il sindacato dei Radiologi siciliani che lamenta altre tipologie di problematiche: «La Diagnostica per Immagini ha l’onere di acquistare delle apparecchiature di nuova generazione dai costi esorbitanti (Tac, Risonanza Magnetica, Rx). Anche la gestione delle stesse è dispendiosa, a causa degli alti costi di manutenzione – chiarisce Filippo Iannelli, presidente del sindacato Assocendis – Andiar -. A questi si aggiungono i costi dell’energia elettrica e del personale (unica voce di spesa che abbiamo in comune con le altre branche)».
«La Radiologia è fortemente sottodimensionata come aggregato nella nostra Isola – afferma il sindacato -. Infatti, siamo proprio noi che eseguiamo la maggior parte delle 69 prestazioni critiche previste dal nomenclatore, molte delle quali sono salvavita per pazienti oncologici (Tac total body, torace, addome)». La Sicilia ha una popolazione numericamente equivalente a quella del Veneto, eppure ai radiologi veneti spettano 125 milioni di aggregato, mentre ai siciliani vengono destinati soltanto 60 milioni.
«Riteniamo che alcuni comportamenti della pubblica amministrazione siciliana siano inconcepibili, infatti, siamo ormai a dicembre e non abbiamo ancora firmato i contratti del budget per il 2025 – riferiscono ancora i rappresentanti di Assocendis – Andiar –. Soprattutto, è inaccettabile che i pazienti debbano pagare le prestazioni di tasca propria perché i fondi sono mal distribuiti, impedendo ai cittadini di potersi curare».
Un dato emblematico: agli ospedali vengono destinati circa l’80% dei fondi per gli esami diagnostici, ma vengono eseguite solo il 20% delle prestazioni totali. Il privato convenzionato, con appena il 20-25% dei fondi, svolge invece l’80% degli esami. «A nostro avviso – concludono – sarebbe necessario rivedere la ripartizione delle risorse, per garantire ai cittadini un accesso più adeguato alle cure».