Confcommercio Catania difende Pietro Agen «Su Ercolano un circo mediatico preparato»

Dopo le polemiche dei giorni scorsi, relative ad alcune dichiarazioni di Pietro Agen, presidente regionale della Confcommercio, l’associazione di categoria di Catania rimanda indietro le critiche, arrivate da Addiopizzo e soprattutto da Confindustria Catania. Lo fa con una lettera, e un lapidario «non accettiamo lezioni di legalità da nessuno», a firma del presidente Riccardo Galimberti, che sottoscrive quanto affermato da Agen. Quest’ultimo aveva espresso dei dubbi sulla denuncia per estorsione da parte di Gregory Bongiorno, presidente di Confindustria Trapani, e soprattutto sulla scelta della procura di Catania di indire una conferenza stampa a seguito del sequestro di tre milioni di euro ai danni di Angelo Ercolano, titolare della Sud Trasporti e nipote incensurato del famoso boss Pippo, accusato di evasione fiscale.

Un «reato comune, perché non ci sono implicazioni mafiose», quello commesso da Ercolano, ribadisce Galimberti nella sua lettera, controfirmata dai presidenti di cinque associazioni antiracket catanesi vicine a Confcommercio. Tra questi lo stesso Pietro Agen, presidente del gruppo Alfredo Agosta, con sede a Paternò. Associazioni che, scrive Galimberti, «negli anni non hanno mai sfruttato mediaticamente l’impegno dei tanti uomini sul territorio». E che oggi, tramite la lettera, dicono all’imprenditore di Trapani di apprezzare la scelta da lui fatta di denunciare, ma contestano il metodo «che eleva agli altari chi non lo merita». Sul caso Ercolano, Galimberti tiene invece a precisare che non si criticano le istituzioni, ma «il circo mediatico che intorno alle stesso fatto si è costruito se non addirittura preparato».

Ricorda poi che Angelo Ercolano fece due anni fa anche richiesta di adesione a una delle associazioni antiracket che oggi firmano la lettera. «La quale, all’epoca, ha correttamente richiesto alla Prefettura di Catania indicazioni sul come comportarsi», spiega il presidente di Confcommercio Catania. Che aggiunge: «Anche i bambini capivano che il fatto poteva essere una scelta di vita o un modo per crearsi una verginità. Il tempo è passato ma la risposta ad oggi non è ancora pervenuta». Al presidente di Confindustria Catania, Domenico Bonaccorsi Di Reburdone, Galimberti e gli altri firmatari –  Claudio Risicato, della Rocco Chinnici, Maurizio Squillaci della Ugo Alfino, Daniele Sindoni della Carlo Alberto Dalla Chiesa, Totò Sanfilippo della Francesco Borzì e il già citato Agen – dedicano invece la conclusione: «Ricordiamo che la legalità è fatta di comportamenti a trecentosessanta gradi, non di dichiarazioni. Quelle, come diceva Sciascia, le lasciamo agli “eroi della sesta”!»

Leandro Perrotta

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