Un modo di dire molto caro alla politica e abusato persino in sala d’Ercole è «non si può gettare il bambino con l’acqua sporca». Paragone tanto antico quanto abusato, che però potrebbe essere più che mai calzante nel caso dell’ormai famigerato concorso per l’assunzione a tempo indeterminato di 46 forestali per la Regione Siciliana. Dopo la fuga di notizie e la lista ufficiosa che vedeva come primo in classifica il figlio dell’ex dirigente, che aveva peraltro nominato personalmente la commissione giudicante nel concorso e l’eco mediatica avuta dalla vicenda, il presidente Renato Schifani ha deciso di sospendere tutto in autotutela. Una scelta che ha accordato una certa faglia più giustizialista, ma di certo non chi per quel concorso si era preparato, aveva studiato e alla fine – senza l’aiuto di parenti vari – era risultato idoneo. E sono circa 600 persone.
«Per noi è un accomodamento, non è giustizia. Dopo le parole del presidente Schifani siamo arrabbiati, perché siamo quelli che ci rimettono di più» dice a MeridioNews Luca Santangelo, che il test incriminato l’ha sostenuto e rappresenta un centinaio tra quanti – come lui – erano risultati idonei nella prima fase del concorso. Concorso che era ancora fermo alle battute iniziali, il test scritto era infatti solo la prima delle tante prove previste. «Si sono anche dette tante cose non vere su questo concorso – precisa Santangelo – Anzitutto il figlio del dirigente non aveva ancora vinto niente, dopo i test che decidevano l’idoneità, per cui bisognava totalizzare un punteggio di almeno 21 su 30, i primi 46 avrebbero dovuto effettuare altre due prove: una psicofisica e una attitudinale, poi ci sarebbe stato un corso di specializzazione e infine un altro test».
Santangelo fa chiarezza anche sul ruolo della commissione giudicante, fino a quel momento ininfluente. «Ho fatto tanti concorsi, questo è stato uno dei migliori, molto trasparente. Fino al test non c’è stato nessun contatto con la commissione, ma soltanto con Formez. La commissione era presente alla prova scritta, ma non c’erano proprio possibilità di contatto. L’unico modo per barare sarebbe stato avere accesso prima della prova alla banca dati. Non so cosa sia successo – prosegue – ma se qualcuno ha sbagliato che paghi, che paghino tutti, ma non noi che abbiamo studiato, ci siamo impegnati e alla fine abbiamo avuto anche un risultato. Abbiamo aspettato due anni: il bando è uscito a dicembre 2021, le domande chiuse a gennaio 2022 e poi c’è stata una fase di stallo fino a ottobre 2023».
Altra precisazione: «È stato scritto che il figlio dell’ex dirigente non avrebbe potuto raggiungere il punteggio di 30 (il massimo ndr) perché era stata annullata una domanda. Non è così, in caso di annullamento di una delle 60 domande il regolamento prevedeva che il punteggio venisse suddiviso per 59». La paura adesso è che tutto venga bloccato e che se ne possa riparlare chissà quando, oltre al timore di dover essere costretti a rifare il concorso da zero. «Rifare il concorso non avrebbe alcun senso – conclude Santangelo – bisogna punire chi ha creato queste situazioni, non noi che abbiamo studiato. Aspetteremo adesso per vedere come va a finire e quando la decisione sarà definitiva ci muoveremo per vie legali. Una conclusione a cui non vorremmo arrivare, perché non fa bene a nessuno, né a noi, né al Formez, né alla Regione, che continuerà ad avere carenze di organico».
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