Un incontro per discutere della razionalizzazione delle società comunali. Si è svolto a palazzo degli Elefanti, dove ad ascoltare gli appunti dei consiglieri sulle scelte operate erano presidenti e vicepresidenti. Manca il presidente del teatro Stabile, Nino Milazzo, atteso dopo la richiesta di dimissioni da parte dell'assemblea
Comune, informativa sulle società Partecipate Tra debolezze, bandi oscuri e ingerenza politica
Apre i lavori il presidente della commissione sulle Partecipate Michele Failla con un lungo report. «Da me e dai miei colleghi potete ricevere sollecitazioni da accogliere con spirito costruttivo», si rivolge ai dirigenti delle società. E aggiunge: «Queste aziende non possono più essere delle repubbliche indipendenti l’una dall’altra, ma devono fare gioco di squadra». «Amministrazione comunale, consiglieri e presidenti delle Partecipate hanno il compito di rendere i servizi offerti ai cittadini sempre più efficienti», prosegue Failla. Che analizza, dati alla mano, gli sprechi registrati in alcune società.
«L’azienda Multiservizi applica contratti di solidarietà che gli costano 600mila euro però poi le altre società partecipate affidano lavori con appalti esterni per l’ammontare di più di un milione, senza considerare la Multiservizi. Come è possibile?», domanda al presidente della partecipata Michele Giorgianni, seduto in platea. Per poi passare ad Asec Trade che – a dire di Failla – rischia di «diventare un vaso di cocci tra tanti vasi di ferro». La spiegazione della metafora risiede nella debolezza strutturale dell’azienda che eroga gas nella città di Catania. Una fragilità di base accentuata «dalla presenza di grandi competitor commerciali», precisa Failla.
La tirata di orecchie del presidente della commissione interessa anche le aziende Sostare, Amt e Sidra, quest’ultima con il buco di bilancio più grave di tutte. La prima viene definita «l’esempio di come ci si possa fare del male da soli». «Il servizio non dovrebbe avere problemi a fare cassa ma ha avuto a che fare con amministrazioni allegre che hanno decretato che il bilancio del 2013 chiudesse con un passivo», spiega Failla. Per lui la soluzione in grado di evitare il tracollo è la prospettata fusione con l’Azienda metropolitana trasporti etnea. Ma anche su questo versante i problemi non mancano. «Do atto al presidente Carlo Lungaro che il servizio è percepito dai cittadini come in crescita e – prosegue Failla -, mi rendo conto che non ha ereditato una situazione florida ma, di certo, non mi aspettavo lo scivolone sugli uffici stampa».
Più duro l’intervento di Niccolò Notarbartolo. Il consigliere del Pd afferma: «Lungaro all’Amt non ha ereditato nessuna grave situazione economica perché i bilanci del 2012 e del 2013 erano già in attivo». E aggiunge: «Con amarezza ricordo un suo intervento in commissione bilancio in cui disse che il bando per addetto stampa avrebbe avuto l’esito che noi tutti prospettavano e che – prosegue Notarbartolo -, erano state operate decisioni spericolate per stabilizzare senza concorso qualche dipendente». «Ammetto comunque che il presidente di Amt ha mostrato onestà intellettuale in altre situazioni e che magari le sue azioni sono state dettate da eccessive ingerenze della politica ma – continua Notarbartolo – l’Alibus e il Movida bus ci hanno ricoperto di ridicolo».
L’intervento di Notarbartolo punta a sottolineare un aspetto «fondamentale che vuole allontanare le colpe solo dai dirigenti delle partecipate». E precisa: «Ho letto la delibera sul piano di razionalizzazione di queste società ma non ho capito quale sia la visione politica che sta dietro né nei confronti di Amt, né in quello della Sidra che ha un bilancio disastrato, dell’Asec Trade, dell’Asec spa e della Sostare». Il suo attacco all’amministrazione comunale è rafforzato dalla lettura di un parere dell’avvocatura comunale sulla situazione dell’Asec Spa. «Pare che la società abbia compiuto azioni difformi alle regole contrattuali compiendo un certo danno erariale. E l’amministrazione cosa fa dopo un report del genere? Rinnova il contratto al suo direttore generale», si indigna Notarbartolo.
Sulla stessa scia si inserisce il consigliere Manlio Messina. Il capogruppo di Area popolare punta sulla mancanza di precise idee politiche sul futuro delle partecipate e avanza la sua idea: «Ho sempre immaginato un unico presidente che tirasse le fila di tutte le aziende perché sono una legata all’altra». Messina commenta l’assenza del presidente del teatro Stabile di Catania: «Mi spiace che Nino Milazzo non sia presente ma voglio ribadire che la richiesta di dimissioni avanzata dal consiglio nei suoi confronti è un atto per ridare valore a quest’organo decisionale della città di Catania».