Una lamentela che non conosce confini di maggioranza e opposizione quella sollevata da diversi consiglieri, stanchi di ricevere atti importanti da approvare a ridosso delle scadenze. Un fatto che finisce col mettere a rischio manovre da milioni di euro e posti di lavoro
Comune, che pasticcio con le scadenze economiche «Il Consiglio è interpellato sempre all’ultimo minuto»
Cosa succede all’interno di palazzo delle Aquile? Se lo chiedono in molti negli ultimi giorni. Niente di nuovo secondo alcuni, ma di fatto c’è una frattura, la solita, neanche troppo celata tra la giunta e il consiglio comunale. Una frattura fatta di strategie politiche logoranti, specie quando sul tavolo ci sono documenti economici e finanziari da approvare e che puntualmente vengono passati al Consiglio con strettissimo anticipo rispetto alla scadenza, tanto che molti consiglieri, non solo tra le fila dell’opposizione, lamentano il rischio che un organo dalle responsabilità così marcate (come appunto il Consiglio) si trasformi in un mero organismo di ratifica, pronto a firmare i provvedimenti così come gli vengono proposti a causa del poco tempo a disposizione.
È successo anche con l’affare Reset. A settembre l’Anac, l’autorità nazionale anti corruzione, aveva preso in carico il caso dell’azienda sorta dalle ceneri di Gesip e aveva sentenziato il bisogno a stretto giro di una revisione dello statuto, pena l’esclusione dal novero delle partecipate e il conseguente fermo dei circa 1500 lavoratori e dei relativi servizi offerti al Comune. A sbottare in questo caso è stato Toni Sala, capogruppo di Palermo 2022, compagine della maggioranza orlandiana. «L’Anac per iscrivere la Reset nell’elenco delle aziende in house prevedeva una modifica statutaria e aveva dato 60 giorni. Tutto questo non è ancora avvenuto – afferma Sala – non sappiamo le reali motivazioni per cui non sia successo e apprendiamo di questa criticità dalla stampa. Così come vengo a conoscenza di una nota che Perniciaro, presidente Reset, ha mandato al sindaco chiedendo l’istituzione di un tavolo tecnico per dirimere la questione insieme anche ai presidenti delle altre partecipate, che sono in qualche modo anch’esse socie dell’azienda».
Per approvare il nuovo statuto, secondo il parere del segretario generale del Comune, ci vuole il voto del Consiglio e pare, secondo voci di corridoio, che la delibera sia già pronta per approdare in sala delle Lapidi, ma a oggi questo non è accaduto e ci sono tempi tecnici che anche ridotti al minimo non consentono certo un’approvazione immediata. Intanto il tempo stringe. «Siamo stanchi di arrivare sempre all’ultimo minuto per approvare atti che dovrebbero essere ponderati – continua Sala – Uno su tutti è la variazione di bilancio che doveva essere approvata entro il 30 novembre. L’atto pare sia stato già approvato dalla giunta, ma in Consiglio neanche l’ombra e anche qui c’è il rischio di mettere in difficoltà serie realtà che dipendono da questo, come i due teatri pubblici, Massimo e Biondo, a cui dobbiamo stanziare fondi».
«Il consiglio ha le spalle larghe, ma non vogliamo essere messi alle strette» conclude il consigliere. Un parere che a sala delle Lapidi viene condiviso a molte latitudini. Sarebbero infatti questi ritardi alla base di una riunione piuttosto concitata ieri in commissione Bilancio in cui si è parlato proprio dell’urgenza di approvare le modifiche ai vari stanziamenti previsti. «Hanno proposto quasi quattrocento variazioni di bilancio – dice il forzista Andrea Mineo, che della commissione è vice presidente – e oggi l’assessore pretendeva di sollecitare l’approvazione richiamando i consiglieri a un atto di responsabilità. Ho replicato che bisogna trovare una mediazione su questo punto, sono tantissime variazioni e molto importanti, anche solo per spiegarle tutte ai vari gruppi consiliari ci vorrebbero almeno due giorni, non possiamo muoverci in tempi così brevi». Anche per Mineo, dunque, la prassi dell’ultimo minuto non può portare a niente di buono: «Il bilancio consolidato doveva essere approvato entro settembre e ancora non è arrivato in Consiglio, così come tanti altri provvedimenti più o meno urgenti, non ultimi quello che riguarda la Reset e quello sulla Rap, che di fatto ha sottolineato la crisi dell’azienda».
Alle parole di Mineo e Sala fanno eco quelle di Ugo Forello, del gruppo misto. «Al 25 di novembre, nonostante ci sia paventato un assestamento di bilancio di svariati milioni di euro – spiega – il testo definitivo non è stato proposto al Consiglio, non c’è il parere dei revisori dei conti e anche se questo dovesse arrivare domani, dopodomani, ci ritroveremo con una patata bollente: dovere approvare qualcosa di così importante in due o tre giorni. Ci pongono di fronte a situazioni assurde. Abbiamo a che fare con un’amministrazione lenta, che non è mai sul pezzo e cerca di addossare tutte le colpe sul consiglio comunale. Ma il Consiglio è quello che si assume le responsabilità dei provvedimenti che approva e le carte si devono studiare».
Forello, membro anche lui della commissione Bilancio, pone l’accento anche su diverse criticità che ha potuto riscontrare sulle quattrocento proposte di variazione: «Ho trovato assurdo, per esempio, aumentare di un milione di euro il contributo alla Rap per le derattizzazioni a novembre, probabilmente si vuole dare liquidità a un’azienda che si trova in crisi. Ci sono inoltre assestamenti pesanti dal lato dei tributi. Si tratta di modifiche molto importanti, i consiglieri devono avere il tempo di studiare bene le carte. Se ci assicurano tempi congrui sono disposto anche a fare le nottate, ma rimane il fatto che non è un comportamento sano. Più volte siamo stati costretti a lavorare in queste condizioni, soprattutto quando si è trattato di documenti economico finanziari».