Il consiglio comunale ha approvato oggi, con 31 voti favorevoli su 31 presenti, la dismissione di un terreno e di due magazzini, oltre che di una bottega e di una ex centrale elettrica in centro. «Non hanno grande valore economico, ma la delibera si inserisce in un discorso più ampio sulla gestione del patrimonio», spiega l'assessore al Biulancio Giuseppe Girlando. Obiettivo per il futuro: «Abbattere i debiti esistenti riducendo i fitti passivi»
Comune, approvate cinque dismissioni Girlando: «Poco valore, ma beni strategici»
«Questa è una piccola dismissione di beni immobili, non di particolare valore economico, ma è un banco di prova interessante per l’attività svolta dalle Commissioni consiliari». Spiega così Giuseppe Girlando, assessore al Bilancio del Comune di Catania, la delibera di dismissione di un terreno di 3mila metri quadri in contrada Primosole, di due magazzini in via Grassi, di una bottega in piazza Borsa – attualmente utilizzata dall’Amt – e di una ex cabina elettrica sita nei pressi di piazza Trento. «Il piano di rientro pluriennale approvato nel febbraio del 2013, e il Testo unico degli enti locali, ci obbligano a dismettere gli edifici non strumentali alle funzioni pubbliche per ripianare il debito», spiega ancora Girlando, incassando l’approvazione di tutti i gruppi consiliari.
Gli edifici individuati si inseriscono nel piano di dismissione già approvato dal consiglio comunale il 28 aprile 2009, su proposta dell’allora giunta di Raffaele Stancanelli, dopo i sopralluoghi effettuati dai componenti delle commissioni Bilancio, Tributi, Personale e Lavori pubblici. Proprio il presidente della quinta commissione, Niccolò Notarbartolo del Pd, dopo aver espresso il parere favorevole alla delibera del gruppo, fa notare come «la cabina elettrica di piazza Trento, è in realtà un grande edificio di 120 metri quadri, alto più di sei metri, e potrebbe essere valorizzato in maniera migliore». Agatino Lanzafame, del gruppo Con Bianco per Catania, puntualizza come «il patrimonio pubblico della città ha grandi risorse non sfruttate al meglio. Bisognerebbe massimizzare l’utilità degli immobili comunali».
Sulla stessa linea sono anche i consiglieri d’opposizione, che annunciano tutti voto favorevole, presentando un ordine del giorno. «La nostra priorità è arrivare all’approvazione del piano regolatore generale, ma anche la ricollocazione di beni come palazzo Bernini abbandonato all’incuria e con pericoli per l’igiene», afferma Giuseppe Castiglione, capogruppo di Grande Catania, illustrando il contenuto dell’atto. Un voto favorevole alla delibera ribadito dal collega Andrea Barresi, che afferma: «Siamo una opposizione costruttiva, non distruttiva».
«Sono molto soddisfatto, perché vedo che tutti i consiglieri hanno accolto l’aspetto strategico della delibera – risponde Girlando ai consiglieri intervenuti – Questa dismissione è inserita in una discussione più ampia che riguardala gestione del patrimonio comunale: Punteremo alla valorizzazione di alcuni immobili per dismettere alcune locazioni, ma è una attività che ha bisogno di tempo», spiega l’assessore al Bilancio rispondendo ai consiglieri. Che, dopo aver fatta proprio l’ordine del giorno presentato da Grande Catania – approvato dal Consiglio -, annuncia: «Il nostro obiettivo è abbattere i debiti esistenti».
La delibera viene approvata dal Consiglio con 31 voti favorevoli su 31 presenti. Inserita nella votazione anche l‘eliminazione dall’elenco dei beni da dismettere di un piccolo magazzino nei pressi della stazione centrale, utilizzato come deposito dal vicino stabilimento balneare. L’emendamento è stato proposto dallo stesso Girlando. «Per questo locale c’è attualmente un contratto di locazione in corso, e la sua dismissione potrebbe creare problemi di opportunità in fase di vendita», spiega l’assessore. «Sono d’accordo, ma in fondo si tratta solo di 280 euro al mese», ribadisce Notarbartolo, in un’aula unita da uno spirito di collaborazione. Un clima che potrebbe venir meno già dalla prossima seduta: a breve si voteranno gli emendamenti al nuovo regolamento edilizio, già oggetto di aspri confronti in sede di commissione.