Comunali Siracusa, Randazzo e l’idea di città plurale «Siamo la possibilità di chi aveva rinunciato a votare»

L’avvocato amministrativista 65enne – fratello dell’ex presidente delle camere penali italiane, Ettore Randazzo – si presenta con una lista civica Lealtà e condivisione per Siracusa che rappresenta il mondo dell’associazionismo ambientalista fortemente improntato a un sociale che va dall’Arci a Comunione e liberazione. Da sempre lontano dai partiti, poco più di un anno e mezzo fa Giovanni Randazzo ha contribuito alla nascita del comitato Ortigia sostenibile, attivo nello sviluppo turistico sostenibile e nella tutela del centro storico siracusano. 

Perché ha scelto di candidarsi a sindaco?
«Mi sono candidato perché ho sentito che nella mia vita era arrivato il momento giusto. Ho avvertito una sorta di lacuna per non essermi, finora, mai speso e impegnato in prima persona in politica. So, però, di avere la passione e la competenza necessarie per farlo bene. Ho anche disponibilità di tempo e voglia di dedicarlo alla mia città».

Quali sono i punti centrali del suo programma? A che cosa la città non può più rinunciare?
«Uno dei miei slogan è La città plurale. È necessario che si raggiunga un’armonia fra le diverse parti che compongono Siracusa. Il che significa prestare una particolare attenzione alle zone periferiche. E non solo, come è stato fatto negli ultimi anni, al centro storico di Ortigia che d’estate è talmente ingolfato da diventare invivibile per i residenti che, infatti, sono letteralmente scappati. È fondamentale valorizzare tutte le zone: dal porto alla borgata, da Elorina al parco archeologico, da Neapolis alla Mazzarrona. Senza dimenticare di reintegrare nell’anima della città anche le frazioni e la zona balneare. Altro punto centrale del programma è quello di contrastare il grave disagio lavorativo. Troppi sono i disoccupati specie nei quartieri più degradati dove molti vivono ai margini della legalità perché non vedono alternative possibili. Anche per questo è necessario recuperare le trazioni antiche che potrebbero trasformarsi in possibilità lavorative. Credo sia, infine, doveroso ritrovare l’orgoglio di essere custodi delle meraviglie che ci circondano. In questo senso si pone la questione della riqualificazione della zona industriale per la bonifica e il controllo del rispetto dei valori antiinquinamento».

Qual è la figura politica o tecnica (nazionale o internazionale) a cui si ispira?
«Sono un po’ naif da questo punto di vista. Dunque, non mi ispiro a nessuno, se non al meglio di ciò che potrei essere». 

Con chi si alleerebbe in caso di ballottaggio?
«Siamo una lista composita e le decisioni le prendiamo in gruppo. Non ne abbiamo ancora parlato, ma ci confronteremo secondo gli esiti e i programmi». 

Un pregio e un difetto della precedente amministrazione.
«L’aspetto positivo dell’amministrazione del sindaco uscente Giancarlo Garozzo è quello di avere tenuto una posizione coerente e chiara di fronte alle forti pressioni del Sistema Siracusa. Il grave difetto è di non aver saputo gestire il fenomeno del turismo nel centro storico: a un certo punto, è come se si fossero sentiti appagati e non hanno più guardato oltre e così, Ortigia è diventato un posto in cui i regolamenti non vigevano più. Anche la programmazione, inoltre, ha lasciato molto a desiderare». 

Quanto pensa di spendere per la sua campagna elettorale?
«Mi ero fatto un budget di 20-25mila euro. Sto avendo molti contributi inattesi da parte di alcuni sostenitori e dei candidati al consiglio comunale. Complessivamente arriveremo comunque a quella cifra, ma non sarò da solo ad affrontare le spese». 

Dal civismo alla politica, basta questo per il buon governo della città? 
«La mia forza è quella di essermi fatto affiancare da candidati consiglieri e assessori designati che sono persone eccellenti e di grande equilibrio. Alcuni di loro hanno anche già avuto ruoli gestionali importanti. La mia qualità migliore, che mi porto dietro dalla mia esperienza professionale, è quella di leggere e studiare le carte: quindi, mi dedicherei immediatamente all’analisi del bilancio, del personale e del funzionamento della macchina amministrativa. Oltre che a tenere contatti diretti con i cittadini».

Lei è rimasto orfano dell’appoggio di qualcuno che all’inizio si era messo al suo fianco. Come mai? 
«Ho avuto contatti con varie forze politiche, principalmente con il Pd, con Leu e con Sel. C’è stato un atteggiamento sempre rispettoso e, in certi momenti, mi sono sentito anche lusingato per l’interesse nei miei confronti data soprattutto l’autonomia della mia lista. È vero che si è profilato un appoggio che poi non si è concretizzato, ma ritengo che la nostra autonomia non è mai stata un segno di chiusura. Con il Partito democratico, per esempio, c’è stato un momento in cui sembrava si potesse convergere ma poi non si è concluso perché loro hanno pensato di ricorrere a un nome che appartiene alla loro storia (il candidato Fabio Moschella, ndr) e noi non abbiamo potuto far altro che rispettare la scelta. Anche se nasciamo come lista autonoma avremmo accettato l’appoggio ma non abbiamo mai pensato di ritirarci quando questo è venuto a mancare». 

Il centrosinistra è molto spaccato e il bacino di voti ha molte intersezioni. Non avete trovato accordi per non consegnare la mani agli avversari politici?
«Io non credo che questo consegni la città alle mani della destra anche se è più unita. C’è da considerare che la nostra forza sarà anche quella di andare a recuperare il voto di chi aveva ormai rinunciato a votare». 


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