A Misterbianco, dopo due anni di commissariamento dovuti allo scioglimento del Comune per mafia, i cittadini saranno chiamati alle urne per eleggere il sindaco e i consiglieri comunali domenica 24 ottobre. I quattro contendenti alla poltrona di primo cittadino – Ernesto Calogero, Marco Corsaro, Nino Di Guardo e Massimo La Piana – si sono seduti allo stesso tavolo, in piazza Mazzini, per il dibattito all’americana (cioè con domande uguali per tutti e tempi per le risposte contingentati) organizzato da diverse associazioni del territorio e moderato dalla direttrice di MeridioNews Claudia Campese. Legalità, rifiuti, gioco d’azzardo, zona commerciale e periferie sono stati i temi principali con cui si sono confrontati gli aspiranti sindaci, con interventi cronometrati e rigorosamente in ordine alfabetico.
Ci riprova l’ex sindaco Nino Di Guardo, già cinque volte primo cittadino di Misterbianco ed ex deputato
regionale, sostenuto dalle liste Pd, Sicilia futura-Italia viva, Siciliani liberi,
Misterbianco rinasce con te, Movimento volontari Di Guardo e Cultura-lavoro-solidarietà. A sfidarlo Ernesto Calogero, già consigliere provinciale e, per una breve parentesi di
qualche mese, del Comune di Catania. In suo sostegno sei liste civiche:
Ama Misterbianco, MisterbiancOltre, Misterbianco 95045, Il quadrifoglio, Misterbianco unita e Noi con Misterbianco-Forza e legalità. In corsa anche Massimo La Piana, già candidato a sindaco nel 2012 con l’appoggio del Pd, che oggi è sostenuto dalle liste del Movimento 5 stelle e di Attiva Misterbianco. Ai nastri di partenza anche Marco Corsaro, già consigliere, assessore e vicesindaco a Misterbianco con Di
Guardo sindaco, nonché candidato sindaco alle Comunali del 2017. A sostenerlo sono le liste Forza Italia, Fratelli d’Italia,
Guardiamo avanti, Legalità e buongoverno, In campo con Corsaro e Insieme per Misterbianco.
A seguito dell’inchiesta Revolution bet 2, che ha portato
all’arresto ai domiciliari dell’allora vicesindaco Carmelo Santapaola, viene sciolto per mafia il Comune dove sarebbe avvenuta «una occupazione sistematica dell’istituzione volta ad avere un controllo pieno di appalti e assunzioni». Non
solo una questione di legalità e moralità, quindi, ma di macchina amministrativa. Quali
strumenti intendete mettere in campo al riguardo?
ERNESTO CALOGERO. «Quello che è accaduto è davanti agli occhi di tutti e non può essere sottovaluto perché è grave. Non posso entrare nel merito, ma da candidato sindaco devo cominciare a immaginare di alzare le barriere di protezione: nessun tipo di attività illegale deve entrare nella vita amministrativa della città. Una delle prime cose che faremo è l’istituzione di un assessorato alla Legalità e poi puntiamo anche ad aumentare le forze dell’ordine sul territorio con una maggiore collaborazione con la prefettura».
MARCO CORSARO. «Avevamo chiesto al sindaco Di Guardo di dimettersi per evitare lo scioglimento, lui non ha accettato e il Comune è stato sciolto. Il nostro gruppo politico, però, ha continuato a lavorare per la comunità senza mai attaccare le istituzioni e siamo sempre stati al fianco della gente. Adesso a Misterbianco ci siamo resi conto che il clima è cambiato: c’è un clima di odio e c’è bisogno di una pacificazione politica. E noi intendiamo dare la svolta, accettando anche proposte di chi non è in maggioranza. Come prima cosa pensiamo a una grande riorganizzazione amministrativa con concorsi e, quindi, non inserita in quel sistema. Il Comune sarà una grande casa di vetro».
NINO DI GUARDO. «È rimasta questa volgata che Misterbianco è stato sciolto per mafia ma è una solenne bugia, una impostura. Il prefetto ha tradito la sua funzione di uomo di stato e io ne ho anche chiesto le dimissioni. A Misterbianco un mafioso non ha mai messo piede dentro il Comune. In nove dovevamo essere incandidabili ma, davanti al tribunale, il collegio dei giudici ci ha detto: “Andate a servire la vostra città perché siete persone per bene”. Solo Carmelo Santapaola (l’ex vicesindaco, ndr) è risultato incandidabile. Qui c’è stata sempre legalità e trasparenza e questo continueremo a fare».
MASSIMO LA PIANA. «Lo scioglimento non ha carattere sanzionatorio ma preventivo. Sul futuro, innanzitutto, alcune cose le prevede la legge: chiedere i certificati antimafia a chiunque abbia relazioni con il Comune; pubblicare il piano triennale anticorruzione dei commissari. Il nostro gruppo è quello che, ancora prima dello scioglimento, ha proposto l’osservatorio per la legalità di cui puntiamo ad ampliare e sviluppare i poteri con una maggiore autonomia. Tra le nostre idee c’è anche quella di fare un porta a porta antiracket per informare i commercianti e gli imprenditori sulle opportunità perché non è possibile che qui non ci siano denunce».
A febbraio 2020, i cittadini di Misterbianco avevano un
reddito medio ufficiale tra i più bassi d’Italia tra i centri di dimensioni simili: nemmeno 500 euro al mese a persona, meno di 6mila euro l’anno. Di contro,
una spesa di più di 1.500 euro a persona in gioco d’azzardo. Dietro ci sarebbe l’ombra del lavoro nero, che fa il paio con un’area commerciale da ripensare tra
spettrali strutture abbandonate e monopolizzate da imprenditori di
origine cinese. Che piani avete su questo?
ERNESTO CALOGERO. «La zona commerciale è spenta e abbandonata ma deve tornare a essere ricca e popolata di grandi aziende. Per questo è necessario tenere aperto un tavolo di confronto con le realtà esistenti e provare ad attrarre nuovi finanziatori per rendere ricca la città soprattutto in termini occupazionali ed evitare che i giovani se ne vadano. Serve, però, rivedere le condizioni: gli stranieri devono essere visti come una risorsa ma bisogna regolamentare. E poi ripartire da cose semplici come per esempio dal trovare soluzioni concrete per le strade che si allagano».
MARCO CORSARO. «Partiamo dalle cose fatte: la nostra proposta di regolamentare il gioco d’azzardo giace ancora nei cassetti, perché eravamo all’opposizione. Sulla zona commerciale bisogna avviare il piano di bonifica per riportare innanzitutto il decoro, a partire dall’illuminazione e dallo scerbamento. Non abbiamo la bacchetta magica ma puntiamo alla rigenerazione urbana con un masterplan che coinvolga i diversi protagonisti con un concorso di idee».
NINO DI GUARDO. «Devo partire da dove mi hanno buttato fuori. Io non ho bisogno di creare castelli in aria, basta ricordare dove eravamo su raccolta differenziata, scuole e parchi gioco. Il fatto che la zona commerciale sta morendo è una solenne bugia, ha solo subìto una trasformazione: prima c’erano gli ingrossi ma oggi non c’è un capannone libero. Ci sono nuove attività, concessionarie di auto e arriverà anche la Ferrari. Il comune non può certo fare il commerciante ma i commissari sono stati inadeguati. Il mio sogno è fare quello che non ho potuto fare: ridare dignità a un comune umiliato ingiustamente».
MASSIMO LA PIANA. «La zona commerciale non è stata una zona programmata ma il frutto di insediamenti spontanei. Bisogna rilanciare il partenariato e lavorare in sinergia con gli imprenditori, seduti tutti attorno a un tavolo che, per esempio, potrebbero partire anche dal curare un’area pedonale da gestire in comune. Una misura utile per attrarre investimenti potrebbe essere l’abbattimento degli oneri per il cambio di destinazione d’uso».
Rifiuti e discariche sono temi centrali a Misterbianco. A partire dalla vicina Oikos, finita anche al
centro dell’
inchiesta Terra mia con l’arresto nel 2014 del patron Mimmo Proto. E ancora
oggi al centro di numerose vicende giudiziarie e burocratiche, compresi i controlli della
Regione sulla nuova autorizzazione ambientale ricevuta nel 2019 per il sito di Valanghe
d’Inverno a Motta Sant’Anastasia. E i dubbi sulla reale estensione autorizzata. Il tutto
mentre fa ancora discutere la chiusura dell’altro sito, in contrada Tiritì, esaurito dal 2013:
se con una bonifica per il sospetto di inquinamento o, come pare ormai essere l’indirizzo
regionale, con una semplice tombatura dei rifiuti abbancati. Tra comitati cittadini e battaglie
pro e contro da parte degli ex sindaci dei due Comuni coinvolti, qual è la vostra posizione?
ERNESTO CALOGERO. «Da 20 anni si dice che la discarica va chiusa. Perché non è stato fatto? Nessun amministratore locale ha il potere di fare chiudere una discarica ma saremo pronti ad attenzionare quelle che sono le nostre competenze. Prioritaria è la tutela della salute. La città è sporca: dobbiamo vedere se il contratto con la ditta è fatto bene o se non viene rispettato».
MARCO CORSARO. «È una questione che va affrontata su due livelli: regionale e locale. Dal punto di vista regionale manca una riforma dei rifiuti e le discariche sono al collasso con rifiuti in giro per tutta la Sicilia. La Regione, però, ha avviato un percorso per i termovalorizzatori. Noi istituiremo una commissione ad hoc per la questione discarica. Lo avevamo già richiesto quando eravamo all’opposizione ma ce lo hanno rifiutato. Per quanto riguarda la città, aumenteremo la differenziata del 20 per cento».
NINO DI GUARDO. «La discarica è stato ed è il problema della nostra comunità: una sciagura che ha ammorbato la nostra aria. Abbiamo sollevato problemi e impugnato provvedimenti perché una comunità non può vivere accanto a una discarica. Oramai è esaurita ma continua ad abbancare. Abbiamo fatto sentire alto e forte il nostro grido di dolore e fatto anche uno sciopero della fame. Prima dei commissari, la città era pulita».
MASSIMO LA PIANA. «Il Comune ha fatto ricorso al Tar contro la Regione per la nuova Aia alla Oikos ma è tutto fermo. Il piano dei rifiuti del presidente Nello Musumeci, tra l’altro, la inserisce solo come discarica di riserva e, invece, si continua a chiedere di aumentare il quantitativo di rifiuti da abbancare. È vero che la soluzione non dipende solo dal Comune, ma gli amministratori locali devono comunque essere in prima fila a chiedere soluzioni».
Misterbianco sembra avere molte facce. La nota zona commerciale, il centro, la condivisione
territoriale di Piano Tavola e le villette di Santa Maria degli Ammalati, Belsito e Poggio Lupo, Monte Palma e Lineri, dove ci si sente quasi più
catanesi che misterbianchesi, ma in ogni caso isolati e ignorati da entrambi i Comuni.
Come ricomporre Misterbianco?
ERNESTO CALOGERO. «Misterbianco è una sola, un territorio vasto in cui la distanza con chi non abita in centro va accorciata e ricucita perché è vero che molti non si sentono misterbianchesi. La soluzione è decentrare alcuni servizi importanti nelle frazioni, agevolare il trasporto pubblico che va reso più fruibile e funzionale».
MARCO CORSARO. «Da sempre siamo vicini alle persone sia al centro che nelle periferie, non solo in campagna elettorale. I cittadini che non abitano in centro si sentono di serie B per una questione legata soprattutto alla viabilità: ci sono stradelle spezzate e manca una continuità che unisce la comunità. Problemi irrisolti da troppi anni per mancanza di volontà politica. La nostra sarà la primavera delle infrastrutture: faremo strade che renderanno Misterbianco un paese unito. Inoltre, nelle frazioni c’è una totale assenza di sicurezza e per questo abbiamo pensato a telecamere per monitorare».
NINO DI GUARDO. «L’altra parte del paese è nata spontaneamente, abusivamente. All’inizio non c’erano scuole e i ragazzi facevano lezioni nei garage, e non c’erano nemmeno parchi e piazze. Noi abbiamo fatto approvare i piani di recupero e lo abbiamo trasformato in un posto civile. Le strade le abbiamo sistemate e le frazioni sono collegate con il trasporto pubblico gratuito, almeno finché c‘eravamo noi. Cosa dobbiamo fare di più? I ponti? Da fare ci sono gli asili nido e un palatenda».
MASSIMO LA PIANA. «È il tema dei temi e spiega la difficoltà di amministrare Misterbianco perché è come amministrare quattro o cinque Comuni. Il vero problema è la mancanza di partecipazione democratica dei cittadini delle periferie che diventano dormitori. Noi prendiamo in prestito dal direttore dell’università Sorbona di Parigi l’idea della città dei 15 minuti: a prescindere dal punto in cui abita, l’accesso ai servizi (compresi negozi e divertimento) deve essere al massimo a 15 minuti a piedi o in bici. Questo si può ottenere se un singolo edificio viene utilizzato per più scopi. Un modo per evitare colate di cemento e favorire l’aggregazione sociale».
Cosa ruberebbe a un altro candidato?
ERNESTO CALOGERO. «A nessuno ruberei il passato amministrativo. Propongo però di mettere i programmi sul tavolo e chi sale prova a mettere in pratica il buono a prescindere da chi li abbia proposti».
MARCO CORSARO. «A qualcuno ruberei la macchina che è migliore della mia che è vecchia. In realtà, siamo tutti ricchi di pregi e difetti. A qualcuno ruberei la pacatezza, a qualcuno la grinta nel crederci e a qualcun altro lo studio di alcune dinamiche».
NINO DI GUARDO. «Con tutto il rispetto, io non ho nulla da rubare perché la mia storia è diversa. Io sono stato buttato fuori e devo completare il mio programma. Voglio riscattare e ridare onore alla mia città offesa ingiustamente».
MASSIMO LA PIANA. «Domanda cattiva a cui risponderò da buono: penso di essere onesto e trasparente e dei programmi degli altri non ruberei nulla. Però ruberei qualcosa a ognuno di loro: a Ernesto Calogero la pacatezza, a Marco Corsaro la capacità di parlare ai giovani e a Nino Di Guardo la caparbietà».
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