Sono quattro gli sfidanti di Angelo D’Anna, sindaco uscente di Giarre, alle amministrative del prossimo 10 e 11 ottobre. Leo Cantarella, medico specialista, volto noto della politica locale – anche perché il padre Nello è stato primo cittadino – in passato è stato vicesindaco durante l’era di Teresa Sodano. I suoi assessori designati sono Claudio Raciti e Tania Spitaleri, alle ultime amministrative candidata sindaca del Partito democratico. Il candidato più giovane è il 27enne Elia Torrisi. Alle europee del 2019 si candidò con la lista +Europa, i suoi assessori designati sono Valentina Bazzarin e Claudio Melchiorre. L’uscente D’Anna – assessori designati il vicesindaco Dario Li Mura e Alfio Previtera – si ritrova da avversaria la sua ormai ex vicesinda Patrizia Lionti: i suoi assessori designati sono Salvo Mauro e Maria Novelli. In corsa anche Leo Patanè, sostenuto da cinque liste e consigliere comunale uscente. I suoi assessori designati sono Fabio Di Maria e Alfio Tomarchio. Ecco le domande di MeridioNews agli aspiranti sindaci. L’unico da cui non abbiamo ricevuto un riscontro è stato Leo Cantarella.
ELIA TORRISI
Come nasce la candidatura a sindaco?
«La mia candidatura a sindaco nasce da una constatazione di fatto: a
Giarre c’era e c’è bisogno di una proposta politica, non soltanto
amministrativa, autenticamente alternativa rispetto alla classe dirigente
degli ultimi venticinque anni, che tra entrate e uscite è rimasta sempre la
stessa e che ha determinato, nel bene o nel male, l’evoluzione odierna
delle cose. Si ricandidano tutti gli amministratori a cui è opportuno
chiedere conto di quanto è stato – o non è stato – fatto. Giarre ha bisogno
di uno scossone. Intere generazioni di giovani e meno giovani, molte delle
quali sono state costrette a cercare fortuna altrove, amano il nostro comune, ma non hanno trovato né rappresentanza, né rappresentazione sia
prima che dopo il voto. Voglio rappresentare chi è rimasto escluso, chi è
rimasto indietro, chi non grida, ma con moderazione e impegno, nel lavoro
come nel tempo libero, nella vita privata come in quella pubblica – e
segnatamente nell’associazionismo e nell’iniziativa economica privata – si
spende per una società più giusta, libera e aperta. Ho scelto di candidarmi
anche perché Giarre ha bisogno di nuove competenze e professionalità per
affrontare con cognizione di causa la gravosa eredità del passato e su
questa base ho composto una squadra di assessori designati che sono
portatori di esperienza diretta nel campo dell’attrazione dei fondi europei
e dell’amministrazione, ma anche di sensibilità politica coerente».
Primo punto del programma elettorale da realizzare in caso di elezione
«Qualora eletto, come accade in qualunque buona amministrazione, sia
privata che pubblica, il primo atto che mi impegno a compiere sarà
incontrare e conoscere singolarmente quanti lavorano presso e per il
Comune, nonché provvedere a un’immediata ricognizione delle risorse
finanziarie e del patrimonio a disposizione dell’ente. Ciò servirà anche a
rendere misurabile l’azione amministrativa, conoscendone chiaramente il
punto di partenza. La ricognizione che faremo sarà quindi messa a
disposizione dei cittadini, perché sia chiara per tutti e trasparente.
Amministrare è un metodo. Senza metodo non si può amministrare nulla e
purtroppo si vede».
Com’è il giudizio sui cinque anni dell’amministrazione uscente?
«Dal sindaco di un Comune come il nostro ci si aspetta costante
presenza presso i luoghi delle decisioni, prossimità quasi porta a porta e
un percorso amministrativo articolato per obiettivi. Nessuno poteva
seriamente credere – come non accadrà nei prossimi anni – che il sindaco
avesse in tasca la soluzione immediata di tutti i problemi senza dovere affrontare difficoltà che solo con metodo politico possono essere
affrontate. Ma a Giarre questo metodo è mancato, come non c’è stato quel
dialogo che la cittadinanza si augurava. Sono mancate le relazioni
istituzionali che avrebbero dovuto accendere un faro sul nostro territorio
così vario e attrattivo. L’esperienza politica intesa come militanza in
politica è un elemento essenziale per sapersi orientare oltre i confini
comunali. A Giarre abbiamo avvertito troppo di frequente la distanza tra
cittadinanza e amministratori, l’assenza di riferimenti certi e soprattutto
un confronto con i cittadini che non fosse o solo conflittuale o privo di
una visione più ampia. Alcuni problemi per essere risolti richiedono fin
dal principio determinazione e fermezza. Un sindaco non può avere paura di
agire con decisione. La fiducia e la forza di spirito cambiano le cose,
arroccarsi sulle proprie posizioni no».
ANGELO D’ANNA
Perché ha deciso di ricandidarsi?
«Desidero dare continuità al lavoro avviato in questi anni, affrontati con impegno costante e trasparenza amministrativa, gestiti in gran parte sotto il dissesto dell’Ente di fatto ereditato. Dalla ricognizione debitoria effettuata nei primi tre mesi per riformulare il piano di riequilibrio si riscontravano debiti per oltre 41 milioni di euro. Ciò ovviamente ha rallentato l’azione amministrativa mai comunque fermatasi, situazione aggravata dalla pandemia cui tutti siamo stati soggetti e dall’emergenza cenere che ha interessato in modo massivo il nostro territorio per almeno 12 volte nell’ultimo semestre. Consapevole dei problemi ancora da risolvere ma al contempo di una conoscenza approfondita della macchina amministrativa credo di potere dare una immediata accelerazione sui diversi ambiti e concretizzare azioni e progetti già in itinere».
Primo punto del programma che vuole attuare se rieletto sindaco di Giarre.
«Proseguire e completare, grazie anche all’uscita dal dissesto, la riorganizzazione della macchina comunale, senza la quale ogni proposito può apparire velleitario».
Quanto teme “le pretese leghiste” su Giarre?
«Noi siamo alternativi alla Lega, culturalmente e politicamente. Anche se a Giarre la Lega ha assunto tratti di vecchia logica politica, come tutti sappiamo in Sicilia in questo partito sono approdati esponenti ex renziani, il che è tutto dire».
PATRIZIA LIONTI
Come nasce la candidatura a sindaca?
«La mia candidatura a sindaco nasce dalla mia storia personale e politica; ho cominciato, ad appena 23 anni, a occuparmi di politica candidandomi in ambito civico, per poi proseguire con esperienze ancora più coinvolgenti, fino a rivestire la carica di assessore e vicesindaco. In questi 13 anni di esperienza ho maturato l’esigenza di mettere a disposizione della città la mia grinta e le mie idee senza dovere più assistere alle lottizzazioni della politica poltronista o all’immobilismo di chi per non sbagliare preferisce l’inazione. Sono nata in ambito civico e nello stesso ambito sto costruendo la mia candidatura, coinvolgendo forze pulite che sono espressione della migliore tradizione cittadina, operosa e impegnata. Peraltro, la mia azione non è finalizzata all’orizzonte temporale delle elezioni, ma rappresenta un tassello di un disegno di lunga gittata, volto a ricreare a Giarre un dialogo politico autentico e adatto alle esigenze dello sviluppo e della modernità. I miei primi interventi, da compiere in sinergia con gli uffici competenti e le forze dell’ordine, riguarderanno innanzitutto la pulizia, il decoro, la sicurezza stradale, il rispetto delle regole di convivenza civile. Bisogna partire da questo o Giarre non potrà mai risollevarsi e bisogna dare prima di tutto l’esempio, senza strizzare l’occhio ai favoriti di turno e senza chiudersi nel palazzo per non vedere pur di non crearsi inimicizie».
Primo punto del programma elettorale da realizzare in caso di elezione
«Giarre sta vivendo una vera e propria emergenza vivibilità; siamo decaduti nel degrado, nella sciatteria, attorniati da incuria, sporcizia, abbandono. La gestione del territorio è inesistente e l’anarchia regna sovrana. Le cause sono state molteplici: fra tutte la mancanza di buon esempio, l’immobilismo e lo sciocco favoritismo che, per acquisire proseliti, danneggia la collettività».
Com’è il giudizio sui cinque anni dell’amministrazione uscente?
«Ho partecipato al percorso della uscente amministrazione e, nonostante l’avvio sotto buoni auspici, caratterizzato da un sostegno popolare di grande rilievo, ho dovuto constatare che l’azione amministrativa non è riuscita a raggiungere i livelli di incisività che mi sarei attesa. Credo che i problemi della città siano di difficile soluzione ma, di certo, non affrontarli con decisione o – peggio – evitare le scelte pur di essere popolari non può certo costituire la soluzione. Un sindaco, una volta al timone della città, deve essere sia promotore del cambiamento che garante del rispetto delle regole; non possiamo continuare con le condotte morbide o con il vuoto progettuale. Ho tentato per diverso tempo di infondere all’azione amministrativa, per quel che mi era concesso negli ambiti di mia competenza, un modo di fare politica e amministrazione più incisivo, ma troppe proposte sono rimaste inattuate e ho deciso di dimettermi e progettare un percorso nuovo per la città. Posso sicuramente confermare che l’agire della passata amministrazione è stato operato da persone per bene e rispettabilissime ma, purtroppo, per amministrare ritengo che ciò non sia sufficiente».
Come valuta la spaccatura nel centrodestra a Giarre?
«In questa campagna elettorale le spaccature hanno coinvolto tutte le aree politiche; non solo il centrodestra ma anche il centrosinistra sono stati caratterizzati da un elevatissimo tasso di frammentazione. Vedo in altri schieramenti, assemblati allegramente, pezzi di sindacalismo storicamente a sinistra insieme alla lega, così come neodemocristiani insieme a convinti progressisti. La verità è che i partiti sanno benissimo di non aver bisogno di schierarsi con l’uno o l’altro candidato investendo energie ed esponendosi a confronti sia locali che extra cittadini; sanno che spargendosi ovunque riusciranno a vincere e a ottenere posizioni in qualsiasi caso e, poi, a pretendere alla prima occasione utile (in primis alle elezioni regionali) tante piccole restituzioni, gruppetti di voti poco significativi in sé ma estremamente importanti se moltiplicati per il numero di comuni. In buona sostanza, la campagna elettorale risulta del tutto scollegata dalle reali esigenze della città che, sicuramente, non diventerà mai terreno di crescita per forze e figure locali di rilievo. Si constata con tristezza che, al posto del confronto personale e della dialettica politica cittadina che un tempo ci caratterizzava, i voti vengono ricercati per telefono dalle segreterie catanesi, mediante intermediari del tutto ignari dei bisogni della nostra città. Bisogna ripartire da Giarre, ma con determinazione e col coraggio del fare, a testa alta».
LEO PATANÈ
Come nasce la candidatura a sindaco?
«La mia candidatura a sindaco nasce dopo anni di esperienza politica come consigliere di opposizione. Alcuni colleghi consiglieri, professionisti, imprenditori, considerato le mie competenze e i successi elettorali avuti nelle precedenti elezioni amministrative che mi hanno visto più volte come il consigliere più votato, mi hanno spinto a organizzare un gruppo civico. Così già a dicembre 2020 abbiamo lanciato in consiglio un gruppo civico insieme al consigliere De Maria e Leotta. Giorno dopo giorno siamo cresciuti e abbiamo aggregato forze civiche e abbiamo mostrato apertura verso i partiti. Sono dell’idea che per governare un Comune non si può prescindere dai rapporti con le istituzioni regionali. Il nostro progetto politico ha visto l’adesione del gruppo di Forza Italia con l’assessore Marco Falcone e il deputato regionale Alfio Papale e successivamente abbiamo avuto l’adesione della Democrazia cristiana. Inoltre abbiamo avuto anche il sostegno del presidente della Regione e di altri gruppi politici».
Primo punto del programma elettorale da realizzare in caso di elezione
«Il nostro programma è suddiviso in 22 punti che abbiamo redatto grazie a un sondaggio lanciato sui social e grazie al fondamentale apporto degli stessi candidati. Ovviamente il primo punto da cui partire è il risanamento dell’Ente che purtroppo da luglio 2018 è in dissesto. Superato il dissesto è indispensabile procedere a una riorganizzazione degli uffici finalizzata a rendere la macchina amministrativa-burocratica più efficace ed efficiente».
Come valuta la spaccatura nel centrodestra a Giarre?
«Il centrodestra a Giarre ha mostrato le sue grandi debolezze probabilmente causate da qualche dirigente locale miope che ha anteposto gli interessi dei singolo partito a quelli della coalizione. Ciò che stupisce è soprattutto quanto accaduto con il Partito di fratelli d’Italia. Tale partito pretendeva di esprimere la sindacatura nell’ambito della coalizione di centrodestra e ha iniziato a puntare sulla Lionti. Poi hanno abbandonato la Lionti e hanno puntato per un breve periodo sulla mia candidatura per poi abbandonare anche la mia persona e trasferire quel poco che avevano su Cantarella, unendosi stranamente al Pd ed alla Cgil. Desta veramente stupore che un partito che pretendeva la sindacatura sostenendo di avere pronte due liste forti, alla fine non ha presentato alcuna lista ma si è limitato a portare alcuni candidati per riempire una lista civica di Cantarella denominata Conservatori e riformisti, una denominazione che già lascia capire l’incompatibilità del gruppo di cui è composta. Appare evidente che nella coalizione di Cantarella hanno creato una macedonia politica che racchiude soggetti diametralmente opposti (da estrema destra a estrema sinistra) che sono tenuti uniti dall’unico obiettivo di raggiungere il 40 per cento al primo turno, vincere per governare. Mi auguro che i giarresi comprendano come il vero cambiamento passa solo attraverso il voto alla coalizione da me guidata».
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