Commissioni legislative Ars: spunta il ddl sulle variazioni di Bilancio. ‘Spiccioli’ per Comuni, Province e forestali

UNA MANOVRA DI APPENA 71 MILIONI DI EURO. A SORPRESA UN DISCUTIBILE PASSAGGIO – CHE CON LA FINANZA NON C’ENTRA PROPRIO NULLA – SULLE POLTRONE DELL’ISTITUTO ZOOPROFILATTICO DELLA SICILIA…

Alla buon’ora, il Governo regionale ha depositato all’Ars il disegno di legge sulle variazioni di Bilancio. Da oggi le commissioni legislative di merito hanno dieci giorni di tempo per esaminare e approvare il provvedimento. Poi la parola dovrebbe passare alla Commissione Bilancio e Finanze.

Nel complesso, si tratta di un disegno di legge confuso che rispecchia fedelmente il Governo che l’ha presentato. Tra l’altro, l’assessore al ramo, il dimissionario Luca Bianchi, non è mai andato in Commissione Bilancio a presentarlo, perché non sa ancora se il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, avrà la forza di tenerLo in Sicilia a dispetto di quasi tutta la politica siciliana che lo vuole sbattere fuori.

L’aspetto sgradevole è che, non solo l’assessore diserta l’Ars, ma anche i dirigenti e i funzionari dell’assessorato all’Economia si rendono uccel di bosco, qualche volta senza nemmeno avvertire. E questo dà la misura della crisi di credibilità del Parlamento siciliano.

Ma cosa prevede ‘sto benedetto disegno di legge sulle variazioi di Bilancio? In pratica, si tratta di una mezza manovra da ‘morti di fame’: appena 71 milioni di euro racattati qua e là.

Di questi 71 milioni, 25 milioni dovrebbero andare ai Comuni. Qui già c’è un po’ di confusione. Due settimane fa Governo e ANCI Sicilia (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) hanno siglato un’intesa in base alla quale ai Comuni siciliani, ormai alla ‘frutta’, dovrebbero andare 119 milioni di euro. Se proprio la dobbiamo dire tutta, non abbiamo capito se questi 25 milioni di euro, sommati ad altre risorse che la Regione ha già erogato agli stessi Comuni (ma quando?), raggiungono i 119 milioni di euro, o se, all’appello, mancano altri soldi per arrivare a 119 milioni di euro.

Poi c’è la sceneggiata finanziaria ai danni delle Province. E’ la storia della tassa addizionale sull’energia elettrica. Soldi che lo Stato ha trasferito alle Regioni. Le quali, a propria volta, le devono trasferira alle Province.

In Sicilia, con la scusa dell’ ‘imminente’ abolizione delle Province e della mancata applicazione della legge sul federalismo fiscale, la Regione ha arraffato questi soldi, che ammontano a 16 milioni di euro circa.

Quello attuato dal Governo di Rosario Crocetta ai danni delle nove Province siciliane è un imbroglio politico e contabile. E’ un imbroglio politico – anzi un doppio imbroglio politico – perché le Province siciliane non sono mai state soppresse (sono stati soppressi gli organi elettivi delle Province, non le Province) e perché, a fine anno, l’Ars non riuscirà ad approvare la legge di soppressione delle stesse Province e non riuscirà a istituire i liberi consorzi di Comuni. Ed è un imbroglio contabile, perché la Regione non aveva alcun titolo per appropriarsi di questi 16 milioni di euro.

Ora, dopo il ‘bordello’ montato dalle nove Province – che esistono ancora, anche se lasciate senza soldi – il Governo si accinge a restituire una parte del ‘maltolto’. Già, una parte. Perché con la classica azione ‘zaffigna’, l’assessorato all’Economia, stando a quello che leggiamo nel disegno di legge, con una mano restituisce 16 milioni di euro e, con l’altra mano, se ne riprende 4. Insomma, se non abbiamo capito male, la Regione si accingerebbe a fare una ‘cresta’ di 4 milioni di euro ai danni delle Province.

Un’altra voce importante riguarda i forestali. Ai quali, per chiudere l’anno, verrebbero erogati 28 milioni di euro per l’attività antincendio, supponiamo già svolta.

Ma il passaggio più strano di questa legge sulle variazioni di Bilancio riguarda l’Istituto Zooprofilattico della Sicilia. In questo caso – e questa, lo ripetiamo, è la vera stranezza – non si tratta di norme finanziarie che riguardano l’Istituto, ma di questioni di poltrone e di potere.

Cosa c’entri, infatti, in una legge sulle variazioni di bilancio la presunta applicazione della legge nazionale di riforma degli Istituti Zooprofilattici del nostro Paese non si riesce a capire. Di solito, nei Parlamenti seri, argomenti così delicati – ricordiamoci che dal lavoro degli Istituti Zooprofilattici dipende la salute pubblica – vengono affrontati con leggi singole.

In questo caso, invece, il Governo regionale vorrebbe far passare nella legge di variazioni di Bilancio questioni che riguardano il consiglio di amministrazione e il collegio dei revisori dell’Istituto Zooprofilattico della Sicilia. Nulla a che vedere con questioni finanziarie e molto a che vedere, come già ricordato, con le poltrone.

Tutto questo dopo che il Governo ha provato a nominare un direttore generale di questo Istituto privo dei requisiti richiesti. Insomma…

 

 


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